Liberi tutti: testi brevi di un giornalista affermato
Giuseppe Acconcia: molti lo conoscono come un bravo giornalista, soprattutto di “Esteri”, ma qui lo vogliamo presentare anche come poeta, o meglio come autore di testi brevi. Si tratta di una raccolta intitolata Liberi tutti, edita da Oédipus.
Riportiamo una conversazione che abbiamo avuto con l’autore su questo suo ultimo lavoro e lo ringraziamo molto. Versi e parole che riflettono sul concetto di “libertà”, che parlano di attualità, che si rivolgono al tempo passato per migliorare il futuro; testi che parlano al singolare e che coinvolgono tutti perchè nessun individuo può sopravvivere se separato dall’Altro da sé.
La raccolta si apre con una poesia che si intitola “Apolidia” …
Liberi tutti ha l’intento di parlare di esperienze e di personaggi dell’infanzia e dell’adolescenza. L’idea di scrivere un testo come questo è nata da un’esperienza con un gruppo di autori di “Portico 47” all’interno di Apollo 11, un’associazione di Roma dove è nata l’Orchestra di Piazza Vittorio. Lì abbiamo organizzato un corso di scrittura creativa con i migranti e con i giovani di seconda generazione e da tutto questo nasce il testo.
La prima poesia ha l’obiettivo di raccontare una vita a parte, ai margini rispetto alla società civile riconosciuta: c’è chi si rifugia nella coppia o chi ha bisogno di un bambino, mentre io cerco di liberarmi da tutte le alternative possibili della vita per ritrovare una nuova condizione, anticonformista.
Con un richiamo a un film di David Lynch in cui la protagonista femminile ha la meglio su tutti gli altri, alla fine l’autore rimane solo, ma rimane in compagnia di se stesso.
Ho letto questa raccolta come un inno all’autonomia…
Sì, è un’esortazione a liberarsi delle costrizioni che vengono dalla società. La poesia, infatti, che dà il titolo al lavoro è proprio un’esortazione a liberarsi delle scelte che uno ha fatto perchè ci possono essere delle scelte anche migliori che escludiamo perchè ci siamo radicati nelle nostre convinzioni.
“Considero la scrittura come al mondo accessoria”: un verso di un’altra poesia. Considerato che la tua professione si basa sulle parole, che scrivi libri etc, sembra una contraddizione, o mi sbaglio?
Il tentativo è quello di superare il giornalismo, di “non inciampare nei giornali” (per citare un altro testo breve) perchè diventano una gabbia se si raccontano solo i fatti o le cronache. Si perde la sensibilità delle parole.
Un altro verso che mi ha colpito recita “Ma basta celebrare i morti, ignorando i vivi”, mi vuoi parlare di questa poesia?
Quando lo scrittore inizia a scrivere, spesso, fa riferimento a testi scritti da latri: penso, invece, che ci si debba liberare anche dei miti, degli eroi; questo non vuol dire non leggere o non scrivere, ma significa decostruire lo stile degli altri per trovarne uno proprio.
Infatti il tuo stile è caratterizzato da immagini onoriche, personaggi fantastici, ma anche da tanta ironia…
Questo spirito mi permette di superare il disagio, il tormento della difficoltà del vivere. In un testo breve scrivo: “ Ti hanno visto da solo…”e si tratta sempre di una solitudine, comunque, positiva, che ti permette di vedere molte più cose e anch’essa è una forma di libertà.
Invece ne “Il micantropo” parli di persone poco profonde, sensibili e poco coraggiose
Sì, fa riferimento alle persone che ci stanno attorno, quelle che non hanno il coraggio di parlare, di agire, mentre il tuo coraggio viene interpretato anormale perchè loro non ne hanno esperienza.
Rientriamo nell’attualità. Park kulturi, Gli assassini di Limerik, La metropolitana di Mosca: tutti testi in cui parli dell’Europa dopo la caduta del muro di Berlino e di un viaggio che ti ha colpito molto. Ci vuoi raccontare?
Qualche giorno fa hanno smantellato alcuni resti del tempo sovietico in polonia per cui queste poesie sono, effettivamente, di una certa attualità. In un parco di Mosca, infatti, ci sono tutte le statue e i calchi dei vari personaggi che delineano la tristezza della città. Torna, in Liberi tutti, il racconto delle città, di esperienze vissute, esperienze individuali e collettive. La caduta del muro di Berlino, all’epoca, fu considerata una svolta positiva che, non solo non lo è stata, ma fu un evento che venne anche completamente dirottato verso altro.
Le città e le donne sono spesso legate da un filo rosso…
Le donne hanno una funzione di bellezza e di salvezza, qualcosa di fantastico. Nel mondo al maschile si parla di guerra e di violenza, mentre le donne potrebbero affermare un mondo di pace, perchè ne sono in grado, andando contro ogni idea stereotipata sul femminile.
Ho trovato molto interessante il testo “Le sponde del fiume” in cui si parla di due mondi, uno in pace e uno in guerra e in cui si parla anche di democrazia. Si può importare la democrazia?
In questo testo c’è proprio un elemento fondante che è quello secondo cui la democrazia non si può importare. La democrazia è il rispetto dei diritti, delle conquiste che sono patrimonio di un Paese.
In Medioriente il concetto di “democrazia” cambia molto ed è per questo motivo che non si può importare: nei movimenti del 2011, ad esempio, le persone non scendevano in piazza per la democrazia come la intendiamo noi, ma per ottenere maggiori diritti sociali.
Infine, in una poesia dal titolo originale – Bugie oscure peste bubbonica festa mia – scrivi: “ E allora perdere la necessità quotidiana di svegliarsi/col pensiero di trovare cibo/ha o non ha affrancato l’uomo?”: svuoi spiegarcene il senso?
Il piccolo uomo crede di non aver più bisogno di niente e, quindi, crede di essere libero, ma è un’illusione. La vera liberazione nasce da una liberazione completa dal “mainstream” e, forse, l’unico momento in cui questo avviene è durante una festa rituale, quando si abbandonano i limiti imposti dalla società.