Mercanti di schiavi – Tratta e sfruttamento nel XXI secolo
La tratta di esseri umani è la peggiore schiavitù del XXI secolo e riguarda il mondo intero. I nuovi schiavi hanno in comune le situazioni di estrema vulnerabilità da cui provengono: guerre, povertà, diseguaglianze, corruzione, violenze e persecuzioni. Ma anche l’incapacità ? o la non volontà ? dei governi locali e delle istituzioni internazionali di affrontare il fenomeno. Non si tratta infatti solo di perseguire i criminali, ma anche di agire sulle cause che obbligano milioni di persone a lasciare le loro case, spingendole spesso nelle reti dei trafficanti; e sulla domanda, soprattutto di lavoro servile o di sesso a pagamento, in continua crescita nei Paesi più sviluppati. Questi i temi trattati nel saggio di Anna Pozzi: Mercanti di schiavi – Tratta e sfruttamento nel XXI secolo, edito da Le Vele.
L’Associazione per i Diritti umani ha intervistato, per voi, la giornalista Anna Pozzi e la ringrazia tantissimo.
Quali sono i motivi politici, culturali e sociali alla base delle nuove forme di schiavitù?
Attualmente nel mondo ci sono dai 21 ai 35 milioni di persone private della loro libertà e dignità. Milioni di uomini, donne e bambini sfruttati, brutalizzati, spogliati dei loro diritti fondamentali, comprati e venduti come merci qualsiasi, usati e abusati, gettati via quando non servono più. Sono i nuovi schiavi del XXI secolo, vittime di truffe, ricatti, minacce, violenze, ma anche di manipolazioni e condizionamenti psicologici potentissimi. Come sono potenti i nuovi trafficanti e sfruttatori: uomini e donne senza scrupoli, che si arricchiscono sul commercio di carne umana, una delle attività meno perseguite e più redditizie al mondo. L’impunità è, appunto, una delle ragioni alla base della tratta degli schiavi contemporanei. Ma anche la mancanza di politiche locali e internazionali di prevenzione, le troppe zone d’ombra di illegalità, presenti anche nei Paesi più sviluppati, così come le condizioni di povertà, ingiustizia, guerre e crisi che spingono milioni di persone a lasciare la loro terra, rischiando di finire nelle mani di trafficanti e sfruttatori.
Nel saggio si parla della tratta di esseri umani: questa prevede anche il fenomeno della vendita degli organi? Ce ne può parlare, nel caso?
Ancora oggi, la finalità principale della tratta è lo sfruttamento sessuale (53%) che riguarda soprattutto donne (49%) e bambine (21%). Segue lo sfruttamento lavorativo, che coinvolge specialmente uomini (18%) e minori maschi (12%), ma sempre di più anche le donne. Le altre finalità della tratta sono: accattonaggio forzato, servitù domestica, matrimoni precoci e forzati, adozione illegali, gravidanze surrogate, arruolamento in gruppi militari o terroristici e anche il traffico illegale di organi. Un fenomeno, quest’ultimo, che si è accentuato in questi ultimi anni con l’esodo massiccio di profughi dal Medio Oriente (e non solo). Profughi che in diversi casi sono stati costretti a pagarsi la fuga anche attraverso la vendita di organi. Lo stesso è stato documentato nella penisola del Sinai, specialmente per quanto riguarda giovani eritrei scappati dal regime di L’Asmara.
Quali sono, in Italia, le nuove forme di schiavitù e come si potrebbero contrastare ?
In Italia sono presenti quasi tutte le forme di schiavitù moderna. Le più diffuse anche nel nostro Paese sono lo sfruttamento sessuale, che riguarda dalle 50 alle 70 donne e minorenni straniere (con piccole percentuali di uomini, ragazzini e trans) e circa 150 mila i lavoratori (di cui l’80 per cento migranti) vittime del caporalato o sfruttati in condizioni para-schiavistiche. Oltre che nel settore agricolo, specialmente nelle regioni meridionali, il lavoro in condizioni servili è diffuso in tutto il Paese e riguarda diversi ambiti: edilizia, servizi domestici e di cura, settore turistico-alberghiero, ristorazione, fabbriche o commercio ambulante. In Italia, nonostante esistano buone leggi soprattutto per la protezione delle vittime (in particolare le donne costrette a prostituirsi), non si fa abbastanza per perseguire i criminali e per prevenire lo sfruttamento. Con l’arrivo di migliaia di profughi sulle coste italiane, quasi sempre vittime di traffico e in molti casi a rischio di sfruttamento, la situazione è diventata ancora più grave e difficile da gestire.
Perché, a suo parere, manca la volontà – da parte delle istituzioni internazionali – di affrontare il problema?
Sia a livello locale che a livello internazionale, sta crescendo la consapevolezza circa il fenomeno della tratta e delle nuove schiavitù. Nel 2014, l’Onu ha introdotto per la prima volta la Giornata internazionale contro il traffico di esseri umani e nel 2015 è stata istituita anche una Giornata ecclesiale di preghiera e riflessione, fortemente voluta da Papa Francesco, che ha più volte definito la tratta un «crimine contro l’umanità» e una gravissima violazione dei diritti umani delle persone coinvolte. Il Pontefice è forse la personalità mondiale più attenta a questo fenomeno e ha promosso in Vaticano diversi summit ad altissimo livello con politici, magistrati e giovani di tutto il mondo. Ma dal punto di vista delle istituzioni nazionali o internazionali non si vede lo stesso attivismo. Oggi il dramma della tratta è sempre più intrecciato con il fenomeno epocale delle migrazioni. Ma quest’ultimo continua a essere affrontato solo come un’emergenza. Non lo si guarda adeguatamente al suo interno e nelle sue molte sfaccettature, compresa quella del traffico e della tratta di migliaia di persone. Un business illegale estremamente redditizio, su cui le organizzazioni internazionale stanno costruendo delle vere e proprie fortune, speculando sulla pelle delle persone più vulnerabili.
http://www.startmedia.gr/index.php/features/start-media-perif-news/item/502-kefalonia-18-airetoi-tou-pr-dimou-leivathoys-kliteythikan-gia-anakrisi.html