“VenerdIslam”: Hijarbie
di Monica Macchi
Voglio una Barbie con la quale si possano relazionare le ragazze musulmane:
si può essere alla moda senza perdere la propria identità.
Hanifa Adam
Stesse opportunità, stessi diritti e stesse libertà per tutti:
non vogliamo tornare indietro
Alice Schwarzer
Pochi mesi fa al Mudec di Milano è stata inaugurata la mostra curata da Massimiliano Capella “Barbie, the icon” definita come “icona globale che abbatte ogni frontiera linguistica, culturale, antropologica e religiosa…un’identità di specchio dell’immaginario globale”. Ebbene, si è arricchita di un nuovo tassello: l’“Hijarbie” cioè Barbie con l’hijab, creazione di una studentessa nigeriana Hanifa Adam che ha tratto ispirazione dal look proprio e delle sue amiche: un successo immediato su Instagram con più di 60.000 followers e boom di vendite. Sulla scia delle ultime novità introdotte sul mercato come la Barbie curvy, Hanifa ha proposto la sua idea alla Mattel e da qualche mese “Hijarbie” è una delle versioni più vendute. Si riapre così da una prospettiva insolita la diatriba sul velo dopo che recentemente la Corte Costituzionale tedesca ha emesso una sentenza che consente alle insegnanti musulmane di indossare il velo “a meno che non rappresenti un rischio concreto di turbativa delle attività scolastiche”, sentenza che ha scatenato le proteste delle femministe che lo definiscono non un simbolo religioso ma politico in quanto “bandiera degli islamisti”.