Murat Cinar commenta il tentativo di golpe in Turchia
L’Associazione per i Diritti umani ha chiesto un breve commento al giornalista MURAT CINAR sul tentativo di golpe in Turchia. Ringraziamo moltissimo Murat Cinar (commento registrato sabato mattina, 16 luglio 2016).
Ieri sera, nella città di Istanbul è successo qualcosa in pochi minuti: i cittadini hanno sentito un’eplosione, sulla TV di Stato è comparsa l’immagine dei carrarmati dell’esercito che attaccavano il Palazzo governativo e da quel momento si possono registrare due cose che caratterizzano il golpe in Turchia: la prima è che si è trattato di un golpe malriuscito e la seconda è che tutto il governo e le istituzioni si sono dissociati da questa iniziativa.
La popolazione è scesa in piazza e – con le buone e con le cattive – ha tentato di respingere i miltari; si parla, al momento, di 190 morti; anche la Polizia statale è stata coinvolta negli scontri e ha sparato contro i soldati.
Sono già stati identificati i militari colpevoli e sono già iniziati i processi con più di 1500 arrestati, tra soldati semplici e militari.
C’è chi parla di un colpo di Stato pilotato, anche una parte dell’esercito stesso si è dissociata e le prime dichiarazioni hanno specificato che i responsabili fossero legati a Fetullah Gulen, il nemico principale del governo. Anche se fosse un golpe pilotato, potrebbe portare il Paese ad una bipolarità; Erdogan ha, infatti, affermato che questa sarà una buona occasione per pulire l’esercito dai traditori della Turchia. Il prossimo 30 agosto sarà, inoltre, un momento storico perchè si discuteranno proprio i nuovi nomi dell’esercito: alcuni verranno mandati in pensione e altri cambieranno ruolo.
Quello che è accaduto avrà delle ripercussioni anche per l’Europa: la Turchia avrà, al suo interno, un governo che cercherà di aumentare il proprio controllo, sentendosi autorizzato a farlo, e questo potrebbe portare ad una nuova ondata di repressione, di chiusura e, quindi, il Paese tornerebbe ad essere poco sicuro, contrariamente a quanto è stato detto fino a poco tempo fa – quando l’Europa ha firmato l’accordo sui migranti – e considerando anche il numero di giornalisti arrestati nell’ultimo periodo.