“Stay human, Africa!”: Jogò, un buon esempio per tutti
Jogò, dolci sorprese. Così si intitola l’articolo di Raffaele Masto (giornalista della rivista Africa) sulla nuova e rinnovatissima fabbrica di lavorazione della frutta, nata in Mozambico.
Una fabbrica che lavora frutta esotica, manghi e banane nello specifico, e che consente ai mozambicani di lavorare sul luogo di raccolta ciò che la loro ricca terre produce, prima di procedere all’eventuale esportazione.
Questa notizia è di particolare importanza, non solo per il Mozambico ma per tutte le industrie di trasformazione africane. Come sappiamo, infatti, la maggior parte degli stati africani è ricchissimo di materie prime; nel caso del Mozambico la ricchezza è riscontrabile in fonti minerali, tra cui carbone, sale e diamanti e nella produzione di frutta esotica.
Uno dei motivi che sta alla base della povertà di alcuni stati africani è, appunto, riscontrabile nell’immediata esportazione di ciò che viene raccolto, togliendo così posti di lavoro e frenando la redistribuzione del reddito. Purtroppo ad oggi la situazione è proprio questa, la maggior parte degli insediamenti cinesi o occidentali che troviamo in Africa non ha al suo interno un reparto di trasformazione iniziale; le persone del luogo vengono impiegate esclusivamente per la raccolta di frutta e l’estrapolazione di materie prime, con salari alquanto criticabili.
Non si prevede, quindi, in quasi la totalità dei casi, una prima lavorazione sul posto.
Jogò è l’eccezione, Jogò è una delle prime speranze; qui la frutta viene inizialmente pesata e pagata per poi iniziare il suo processo di lavorazione.
I primi addetti hanno il compito di verificare la salubrità del prodotto per poi procedere con lavaggio e taglio. Infine la frutta viene introdotta in un’apposita macchina termoventilata per essere sottoposta nelle 14 ore successive, al processo di essiccazione. Si conclude quindi con il confezionamento sottovuoto e l’esportazione.
“Jogò”, scrive Masto, “è il prodotto dell’intervento di quattro ong bresciane (Medicus Mundi, Servizio Volontariato Internazionale, Servizio di collaborazione e Assistenza Piamartino). Bruno Comini, 38 anni, che è il coordinatore dei progetti nella regione di Inhambane, è convinto che Jogò sia strategica per lo sviluppo della Regione”.
Creare economia lavorando le numerose materie prime è un importante esempio che Jogò sta dando a tutte le imprese africane. Combattere lo sfruttamento dei lavoratori e imporre una lavorazione iniziale delle materie prime potrebbe essere il punto di svolta per molte realtà africane.