La situazione dei ROM in Italia
L’Associazione per i Diritti umani oggi pubblica due comunicati, a cura di Associazione 21 luglio, riguardanti la situazione dei ROM in Italia.
Presto pubblicheremo, invece, un nostro video che riguarda la situazione dei Rom in Serbia, nella zona della Vojvodina per capire insieme le differenze.
Per la sindaca Raggi i “campi rom” vanno superati ma i dirigenti di Roma Capitale indicono una gara per realizzarne uno. Associazione 21 luglio: «Atto grave dal punto di vista sostanziale e formale»
Lo scorso venerdì 8 luglio, solo 12 ore dopo l’insediamento della Giunta Raggi, il Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale, manifestando un’intenzione opposta, ha indetto sul suo sito una “Gara per reperimento area attrezzata per accoglienza Rom e attivazione servizio sociale e di vigilanza”. Il concorrente – si legge nel bando – dovrà mettere a disposizione «un’area attrezzata per l’accoglienza e soggiorno temporaneo di 120 nuclei familiari di cui 109 attualmente ospiti presso il Villaggio River», per un appalto che avrà come importo complessivo posto a base di gara di 1.549.484 euro e che avrà decorrenza dal 1° ottobre 2016 per terminare il 31 dicembre 2017.
Il bando è in attuazione alla Determinazione dirigenziale n.2038 del 14 giugno 2016 e l’obiettivo dichiarato «è quello dell’inclusione sociale della popolazione rom con la fuoriuscita dall’area attrezzata», ma dei 1.270.000 euro quasi il 20% è destinato alla vigilanza, il 76% alla gestione e meno del 4% all’inclusione attraverso l’erogazione di borse lavoro e di percorsi formativi.
Secondo Associazione 21 luglio costruire nuovi “campi rom”, ponendosi come obiettivo la fuoriuscita dagli stessi, rappresenta lo schizofrenico tentativo di quanti ancora perseverano con l’approccio che, in nome dell’inclusione, prevede per i rom soluzioni alternative e parallele, diverse da quelle offerte agli altri cittadini. Il bando pubblicato costituisce un atto di gravità assoluta, e questo per due principali motivi.
Il primo è strettamente sostanziale visto che la realizzazione di una nuova area per soli rom rappresenterebbe una netta ed evidente violazione dei principi contenuti all’interno della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom, redatta in attuazione alla Comunicazione della Commissione Europea n.173 del 2011. La stessa stabilisce l’urgenza del «superamento dei campi rom, in quanto condizione fisica di isolamento che riduce le possibilità di inclusione sociale ed economica delle comunità». Secondo l’impegno assunto dall’Italia in Europa è necessario, come scritto nella Strategia, il «superamento definitivo di grandi insediamenti monoetnici nel rispetto di una strategia fondata sull’equa dislocazione». La stagione dei “campi per soli rom” è ormai al tramonto soprattutto dopo che a Roma il Tribunale Civile, accogliendo le richieste di Associazione 21 luglio e ASGI in riferimento alla baraccopoli istituzionale in località La Barbuta aveva stabilito dodici mesi fa che «deve intendersi discriminatoria qualsiasi soluzione abitativa di grandi dimensioni diretta esclusivamente a persone appartenenti a una stessa etnia», come è il caso dell’insediamento previsto nell’attuale bando.
Il secondo motivo è formale e risiede nella scelta politica di rilanciare la fallimentare politica dei “campi rom” che, come ormai è stato ampiamente dimostrato, conduce a sistematiche violazioni dei diritti umani e allo sperpero di denaro pubblico. Associazione 21 luglio è fermamente convinta che reiterare un approccio lesivo dei diritti umani attraverso la spesa di oltre 1 milione e mezzo di euro per individuare una soluzione abitativa per le comunità rom di “Villaggio River”, sia un atto politico che – come tale – non compete a un dirigente. Individuare un chiaro indirizzo, attraverso la pubblicazione di un bando poche ore dopo l’insediamento della sindaca Raggi – che tra l’altro in campagna elettorale si era espressa nella direzione diametralmente opposta – rappresenta uno sconfinamento delle competenze di entità inaccettabile.
«Ci auguriamo – ha dichiarato Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio – che tale maldestro tentativo del dirigente che ha firmato il bando, sia immediatamente bloccato e che le risorse che si intende impegnare per segregare le famiglie rom, quasi 15 mila euro per ogni famiglia attualmente presente presso il “Villaggio River”, vengano riconvertite in processi inclusivi secondo modalità operative di cui Associazione 21 luglio ha fornito indicazioni concrete nel rapporto “Oltre le baraccopoli”, consegnato alla sindaca Raggi nel corso della campagne elettorale».
In un periodo nel quale l’Europa sta decidendo se aprire una procedura di infrazione per la discriminazione nell’accesso al diritto all’alloggio nei confronti dei rom in Italia, il bando pubblicato dal Dipartimento Politiche Sociali rappresenta l’ultima evidenza dell’incapacità o dell’assenza di una volontà a livello nazionale e locale di elaborare per i rom politiche che non siano discriminatorie e segreganti.
«Stiamo predisponendo richieste formali per un intervento urgente volto ad annullare il bando», conclude Associazione 21 luglio.
Il Comune di Barletta approva la delibera per un progetto di allestimento di un’area sosta per soli rom. Le organizzazioni all’Amministrazione: «si continuano a investire ingenti somme di denaro in veri e propri ghetti».
Come riportato dalla relazione tecnico-illustrativa del settore Ambiente del Comune di Barletta, il progetto coinvolgerà 6 abitanti e avrà un costo di 100 mila euro, pari ad una spesa pro-capite di 16 mila euro per il solo allestimento di un «centro servizi per l’accoglienza e di area sosta emergenziale per etnie nomadi».
Secondo i firmatari sono diversi gli elementi che destano perplessità a iniziare dal fatto che la delibera contrasterebbe in pieno con l’obiettivo di superare definitivamente le logiche emergenziali e la soluzione abitativa del “campo” per soli rom previsto dalla Strategia Nazionale per l’integrazione dei Rom Sinti e Caminanti adottata dall’Italia ormai già da quattro anni.
Come più volte ribadito dalla letteratura scientifica in materia, i “campi” per soli rom non solo non offrono alcuna risorsa per chi ci vive, ma spesso escludono chi li abita da qualsiasi possibilità di interagire positivamente con il resto del tessuto sociale proprio a causa della loro dimensione stigmatizzante e marginalizzante. Per lungo tempo le istituzioni pubbliche italiane hanno ritenuto, erroneamente, che i “campi” fossero la forma abitativa più consona per gruppi di popolazione che si credevano esclusivamente nomadi, una convinzione ormai superata, che tuttavia sembra condizionare ancora l’approccio del Comune di Barletta nei confronti delle famiglie rom che, sebbene in condizioni di estrema precarietà, vivono sul territorio da oltre vent’anni.
La scelta – tutta italiana – di continuare a investire ingenti somme di denaro pubblico in quelli che sono dei veri e propri ghetti, che inevitabilmente non potranno che produrre dinamiche di esclusione, è stata più volte stigmatizzata a livello internazionale. Solo per citare gli ultimi richiami: nell’ottobre del 2015 dalle Nazioni Unite, all’interno delle Osservazioni Conclusive del Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, e lo scorso giugno dall’European Commission against Racism and Intolerance (ECRI), all’interno del loro report annuale riguardante l’Italia.
Per tale ragione, concludono i firmatari viene chiesto alle autorità locali «di avviare un dialogo che possa affrontare il tema in oggetto nella maniera più serena e costruttiva».
Qui la lettera inviata al Comune di Barletta.
Sono sconcertata che si continui a sostenere la giustezza di aree attrezzate ad hoc invece di distribuire la popolazione Rom tra i centri urbani esistenti che ne favoriscano l’integrazione. Questa politica vecchia, che ha prodotto isolamento e sofferenze in dimore fatiscenti, ora, cambiando l’abito, produrrà lo stesso risultato. Con consapevolezza e indifferenza, si stroncano le speranze al popolo Rom, e a coloro che lo sostengono, per un futuro degno di essere vissuto nel rispetto dei fondamentali diritti umani.