Lasciamole in vita
di Patrizia Angelozzi (www.zonalocale.it/rubriche)
Vittime, non una volta ma due, tre…Cento, mille.
Da un’stante all’altro non c’è più una donna, una ragazza, una madre, e nessun bambino vorrà comprendere il come..
Non più abbracci, guance e sorrisi. Piatti caldi sulla tavola con il cibo preferito e un cartone animato da condividere. Mai più mano nella mano per imparare ad attraversare la strada, mai più un fiore rubato da portarle a casa, mai più il profumo dei capelli poggiati sulla testa, le mani sui quaderni e le risate del solletico. Un mai più a sostituire il per sempre regalato a chi amavano.
Chi resta in vita, chi no. Senza più pace e con le ferite aperte.
Un modo di amare patologico che deve essere sconfitto da una educazione sentimentale che possa viaggiare dentro famiglie, scuole, comunità, in una società dove tutti siano consapevoli di combattere un fenomeno diventato delirio.
Uomini che uccidono nel loro ultimo spasmo di follia a tratti tenuta a bada come fanno le belve in gabbia; dov’erano quelli che lo hanno visto, perché lo hanno visto impazzire, fare gesti inconsulti, mortificare, esaltare il dolore. Dov’erano tutti ?
Ora Anna , Francesca, Claudia, Sofia e tutte le altre sono dimenticate, dentro fascicoli di burocrazia asettica. Numeri assemblati con risposte vaghe: “non abbiamo prove”, “non c’è il corpo”, “non avevamo capito”, “non aveva mai detto di sentirsi sola, offesa, abusata, picchiata, umiliata..”
Mentre aspettiamo proposte di Legge e adeguamenti delle stesse; mentre spegniamo la Tv e voltiamo le pagine dei giornali, leggiamo articoli di cronaca sul web senza riuscire a capire da quale epidemia questo mondo è contagiato, possiamo provare a sottolineare la tenerezza, la calma, enfatizzare il dialogo, comunicare in modo che l’altro, adulto o bambino, rifletta sulle azioni umane.
Troppo spesso alle donne, usate nelle campagne elettorali e di marketing non è stata chiesta ‘voce’ , la declinazione al femminile è spesso parvenza, altre sono state ricattate per fame e per sete anche quando rimaste con i loro ‘carnefici’ tra le mura domestiche.
Eppure ogni giorno corrono, in discesa, in salita. Sostengono, audaci guerriere spesso pronte a morire per salvare una vita. Adesso, lasciamole in vita.