RISEWISE: ricollocazione lavorativa per donne disabili
RISEWISE
RISE Woman with disabilities In Social Engagement
Progetto quadriennale europeo dell’Università di Genova per l’inclusione lavorativa e sociale femminile
Horizon 2020 – Grant Agreement No. 690847
Può una donna disabile essere indipendente e avere le stesse possibilità di un uomo? A questo il progetto scientifico RISEWISE vuol rispondere, cercando soluzioni positive a interrogativi ancora aperti. Si tratta di un progetto dell’Università di Genova della durata quadriennale e che prende il via dal 1 settembre. Coordinatrice e Responsabile scientifica la Dott.ssa Cinzia Leone. Collaborano 5 Università straniere e 8 tra ONG e Aziende nazionali e internazionali, tra cui Aism.
Risewise è un progetto unico mai sperimentato prima e finanziato con fondi europei in ambito Horizon 2020, (circa 2 milioni di euro). Si tratta di una sfida alla società contemporanea allo scopo di cambiare le pratiche di inclusione sociale e rendere disponibile anche a donne con disabilità una “vita normale”, fatta di lavoro, istruzione e famiglia. Perché tra i tanti fattori che rendono difficile l’integrazione, la disabilità è quello trasversale più radicato e persistente.
Dal momento che gli studi medici, sociali e antropologici sull’handicap in maniera organica sono relativamente recenti e molto spesso non fanno distinzione precisa di genere, uno degli scopi fondamentali del progetto è anche quello di sviluppare nuove competenze in grado di migliorare l’integrazione sociale e in generale la vita delle donne con disabilità, secondo una prospettiva di genere che promuova un pieno godimento dei diritti e dell’uguaglianza di ogni persona nel rispetto della differenza.
Purtroppo, infatti, ancora agli inizi degli anni Novanta, il corpo femminile è stato preso in considerazione solo se in condizioni di salute ottimali. Nel 1991, per esempio, la sociologa femminista canadese Sharon Dale Stone scriveva nella monografia “Femminismo e Corpo”: Nessuna malattia, nessuna imperfezione potrebbe essere accettata se la donna non può nasconderle o annullarle (…) Nella nostra cultura, le donne imparano che il loro valore risiede nell’attrattiva del loro corpo. Un corpo non attraente, malato, disabile, vecchio deve essere emarginato.
La disabilità inoltre è stata ed è spesso considerata come un problema di salute individuale da risolvere con cure mediche, ma qualora l’intervento medico non abbia successo, devono essere previsti un’alternativa e un approccio diverso per permettere inclusione e occupazione. Secondo infatti il “modello sociale” introdotto da Paul Hunt, fondatore dello studio critico sulla disabilità, i vecchi stereotipi dei portatori di handicap visti come dipendenti, passivi, inferiori e malati, vanno superati, insieme agli standard errati in base ai quali la società decide chi è abile e chi no. I disabili quindi devono diventare protagonisti attivi delle scelte che li riguardano e della vita sociale. Non è infatti il modello medico quello che deve essere adottato, ma è il valore sociale di ogni persona a dover essere preso in considerazione. In Italia i disabili sono tra i 3 e i 4 milioni (a seconda dei dati Istat o Censis – 2015), rappresentando una percentuale fra il 5% e il 6,7% della popolazione italiana, il numero sulle donne disabili in Italia risale al 2008, quando erano stimate essere circa 1.700.000.
Partendo da questi presupposti, il progetto scientifico RISEWISE affronta ogni aspetto della disabilità attraverso un approccio olistico interdisciplinare: sociologia, psicologia, informatica, diritto, ingegneria e politica, con riferimento al quadro normativo esistente e al sostegno delle attuali tecnologie assistive, sono gli ambiti coinvolti. L’obiettivo è anche quello di influenzare la politica pubblica verso le donne e le donne con disabilità. Questa proposta di progetto è stata sviluppata con riferimento allo studio sostenuto dal programma comunitario Horizon 2020 (2007-2013), con un chiaro riferimento ai diversi documenti in cui l’Europa ha individuato e specificato ciò che è ancora “da fare per permettere alle donne con disabilità di godere dei loro diritti e libertà fondamentali.”
Il progetto che inizia è all’avanguardia per quanto riguarda donne, ricerca e disabilità: un’occasione importante per l’Università e anche per me, per fare ricerca e aiutare in un campo dove c’è tanto bisogno e molto disinteresse – spiega la responsabile scientifica Cinzia Leone – le donne e i ricercatori coinvolti nell’attività di ricerca, anche uomini, faranno visite presso le Università o e le Piccole e Medie Imprese che partecipano al progetto tra Italia, Austria, Svezia, Spagna e Portogallo, implementeranno best practice e apporteranno possibili migliorie per la loro vita sociale, lavorativa e familiare.
Il Kick-off Meeting (meeting di inaugurazione) del progetto si terrà il prossimo 22 e 23 settembre a Roma all’European Space in Via IV Novembre 149. Insieme ai rappresentanti dell’Università di Genova, dott.ssa Cinzia Leone e i Proff. Gianni Vercelli e Cristina Candito, parteciperanno i Coordinatori delle Università e delle società coinvolte di Brescia oltre che da Spagna, Portogallo, Svezia e Turchia.
ASPETTI OGGETTO DI ANALISI
• Analisi delle barriere che affrontano le donne disabili nella vita di tutti i giorni
• Ricerca di una nuova metodologia per l’integrazione nei diversi ambienti di vita (casa, lavoro, società, istruzione, assistenza sanitaria, intrattenimento )
• Individuazione delle migliori pratiche per un nuovo approccio alla disabilità e per diffondere i risultati anche attraverso i responsabili delle politiche sociali (a livello locale e comunitario)
• Pianificazione delle attività di sensibilizzazione e formazione delle persone attraverso lo scambio di personale e la condivisione di conoscenze ed esperienze.
• Promozione dei risultati e loro attuazione nel prossimo futuro in Europa, fissando collaborazioni e obiettivi a lungo termine.
APPROCCIO METODOLOGICO
Aspetto molto importante è che la ricerca sarà effettuata da parte di persone che sono in distacco intersettoriale presso istituzioni di altri Paesi. E queste saranno per la maggior parte donne disabili che lavorano nelle istituzioni partner. La diversità di culture, lingue e condizioni socio-economiche sarà un elemento molto utile per fare un confronto metodologico e condividere le esperienze al fine di giungere all’applicazione dei nuove pratiche inclusive. L’aspetto innovativo di RISEWISE consiste proprio nella partecipazione attiva delle donne disabili insieme agli scienziati e al personale coinvolti. Le persone che si sposteranno agiranno in qualità di osservatori e porteranno loro conoscenze ed esperienze. La metodologia prevede mezzi per documentare le osservazioni in modo sistematico, e la condivisione di queste osservazioni in un repository comune.
FASI PROGETTUALI
1. la formazione, che sarà effettuata a più livelli per facilitare le attività durante distacchi. L’esperienza collettiva in forma di un insieme di metodi per l’integrazione
2. i casi di studio: per migliorare la conoscenza e la definizione di buone pratiche, ma anche per una politica consolidata da attuare nella società, al fine di potenziare la vita delle donne con disabilità.
3. una rete di collaborazione, che permetterà ad ogni partecipante di contribuire alla valorizzazione degli altri in modo diretto ed efficace.
4. la promozione del progetto rappresenterà uno strumento immediato, ma anche di lunga durata, per promuovere la condivisione delle conoscenze e la sostenibilità dei risultati
5. le attività di sensibilizzazione e diffusione: tutti i partner saranno impegnati nel coinvolgimento del pubblico
RICADUTE POSITIVE
• Le donne disabili avranno l’opportunità di lavorare in un altro ambiente, in altri paesi e settori, saranno considerate come i colleghi maschi. Vedranno realizzarsi il loro potenziale. Potranno anche imparare dalla metodologia per osservare, riferire, analizzare e implementare nuovi metodi per la ricerca sociale e per l’integrazione e l’inclusione. Questa esperienza aprirà nuove opportunità per lo sviluppo della carriera, non solo per le nuove conoscenze acquisite, ma anche perché dimostrerà che sono in grado di essere protagoniste nella ricerca e nell’innovazione in un contesto internazionale e multi-settoriale.
• I ricercatori potranno confrontarsi con una nuova metodologia, che integra diversi metodi e ha nuove prospettive di attuazione. Avranno la possibilità di lavorare su due livelli, quello individuale, grazie al periodo di distaccamento, e quello collettivo, grazie nell’analisi e al consolidamento di conoscenze ed esperienze, acquisendo nuove abilità sull’applicazione dei metodi di ricerca sociale e di integrazione, su base multi-culturale.
• Gli specialisti di assistenza sanitaria, che di solito si concentrano sul singolo caso per il trattamento, godranno di una prospettiva più ampia. La loro collaborazione sarà fondamentale per l’identificazione di nuovi metodi e tecniche per lo sviluppo di progetti futuri. La loro integrazione in team multidisciplinari sarà un’opportunità per migliorare la loro carriera.
• I ricercatori e gli ingegneri ICT avranno la possibilità di interagire meglio con le donne disabili, comprendendone di più i bisogni e potendo così sviluppare in modo mirato le tecnologie di assistenza.
• Gli assistenti sociali e i politici avranno l’occasione per la definizione di obiettivi chiari, stabilendo le priorità dei bisogni della collettività, e una migliore conoscenza delle soluzioni esistenti realizzabili. Questo permetterà di offrire proposte concrete e piani d’azione per lo sviluppo nelle loro organizzazioni. Individualmente, il know-how acquisito attraverso la condivisione delle conoscenze li arricchirà con nuovi metodi e competenze.
RIFERIMENTI E CONTATTI
FACEBOOK: https://www.facebook.com/progettorisewise/
Responsabile Scientifica del progetto RISEWISE
Cinzia Leone
Cell3292104398
Mail: cinzia.leone@unige.it
Addetta Stampa
Medea Garrone
Cell.349.4545253
mede.garrone77@gmail.com