#StopCybeRazzismo 05.10.16 Palazzo Marino (Milano)
A cura di Veronica Tedeschi
Il progetto, voluto da Unar (Ufficio Nazionale Atidiscriminazioni Razziali), la casa dei Diritti, Ala Onlus e il Comune di Milano, ha rappresentato un momento di confronto tra giovani e meno giovani su un argomento molto delicato che negli ultimi anni si sta diffondendo: il Cyber Razzismo.
Al convegno erano presenti molti ragazzi di diversi istituti milanesi, curiosi di vedere il prodotto dei loro compagni che, grazie a questo progetto hanno realizzato un piccolo ma importante spot sul tema. Tra i saluti iniziali, Pasqui Miriam della Casa dei Diritti di Milano e Sumaya Abdel Quader, consigliera comunale, concordano sul fatto che i giovani siano il futuro ma anche il presente che deve costruire, oggi. “È necessario che pensiate con le vostre teste” dice Vincenzo Cristiano di Ala “dovete essere responsabili delle vostre azioni e la avere curiosità di approfondire senza fermarvi alle apparenze”.
L’intervento più importante è lasciato a Massimo Modesti, pedagogista interculturale, che ha il difficile compito di rendere semplice l’argomento e catturare l’attenzione dei ragazzi. Primo punto fondamentale: cos’è il Cyber Razzismo? Due parole: Cyber che significa interazione virtuale (tramite Internet) e Razzismo che significa esclusione basata sulla presunta superiorità di una razza che porta a divisioni. Le forme di razzismo che si propagano su internet sono, forse, ancora più gravi perché hanno delle caratteristiche più incisive:
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Effetto di disinibizione: lasciarsi andare senza restrizioni sociali e morali
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Capacità di sollecitare istinti ed emozioni
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Viralità: concetto molto potente che non dipende solo dal contenuto ma anche dal modo in cui la notizia viene confezionata
Gli adolescenti, però, dicono di non essere toccati così da vicino dal razzismo 2.0, non perché questo non esista ma per la presenza di altre problematiche che ritengono più delicate. Il così detto fat shaming, il criticare pesantemente qualcuno per il suo aspetto fisico o il revenge porn, cioè la pubblicazione di foto di nudo in Internet per vendetta.
È stato necessario, quindi, far fare un passo in più ai ragazzi per capire dove vedessero il razzismo nei social. Cosa è emerso da questo sondaggio:
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Il razzismo assume un’aria innocente attraverso l’ironia
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Viene rappresentato attraverso stereotipi che vengono utilizzati continuamente
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Risulta fondamentale la figura di politici che contribuiscono ad alimentare l’odio (Ex. termine invasione)
In conclusione, la facilità d’uso dei social media non corrisponde ad una competenza nel saperli utilizzare; occorre guidare i ragazzi nell’utilizzo di questi strumenti.
La mattinata è proseguita tra fotografie e musica. Foto di Jean-Claude Chincheré, fotoreporter di soli 23 anni che si è recato in Libano per conoscere e fotografare rifugiati siriani e palestinesi. Musica di Stephane Ngono, percussionista e mediatore culturale.
A fine giornata sono stati premiati studenti e docenti della scuola Varalli per la creazione del video.
Ed eccovi il video vincitore realizzato dai ragazzi !