“America latina: diritti negati”: Premio Nobel per … la pace?
di Mayra Landaverde
Domenica 2 ottobre il popolo colombiano ha votato “no” al trattato di pace che cercava di porre fine a più di 50 anni di guerra contro le FARC.
Con 99.25 per cento dei seggi conteggiati, s’imponeva l’opzione “No” , col 50.24 per cento sul “Sì”, poco più di un’ora dopo la chiusura delle urne per questo voto storico, in cui è stata registrata una quota di partecipazione del 37.28 per cento.
Più di 30 milioni di colombiani sono stati chiamati a pronunciarsi sull’accordo firmato il 26 settembre tra le forze armate rivoluzionarie della Colombia e il governo di Juan Manuel Santos.
“Ha vinto l’odio. Ha vinto l’odio alle FARC. Rimaniamo sommersi in una profonda crisi politica con delle conseguenze economiche molto negative. Adesso sono le FARC che decideranno se continuano con lo smantellamento, la reintegrazione e il cessate al fuoco bilaterale”. Ha dichiarato Jorge Restrepo direttore del CERAC (Centro de recursos para el analisis de conflictos)
Si sono espressi tutti sul trattato di pace, sul referendum, sulla Colombia. Da Shakira a Papa Francesco.
Sono stati pubblicati decine di articoli su questo argomento.
Io ho chiesto un’ opinione a una colombiana e a un colombiano.
Mariella è nata a Cali e vive in Italia da tanti anni, ma segue con attenzione quello che succede nel suo Paese anche perché ha tutta la famiglia là. La sua opinione ha provocato delle reazioni non proprio favorevoli fra i sui contatti Fb. Ma io la conosco molto bene e so che in nessun modo rimarrebbe indifferente di fronte a un tale evento. Ed è una cosa che pochi hanno: coraggio di dire le cose come stanno, coraggio di dire la propria opinione. Ecco le sue parole:
“Secondo me il Premio Nobel che è stato dato a Santos è un premio che non merita, visto il grande fallimento del referendum. Io credo che un premio così importante debba essere assegnato a persone che hanno già raggiunto un obiettivo, a qualcuno che abbia dato l’esempio. A Santos lo danno per il trattato di pace, una pace che non c’è! . Secondo la mia opinione il popolo ha votato NO perché ci sono tante persone che non vogliono le FARC al governo. Sarebbe un governo pieno di gente corrotta. Un premio Nobel per la pace dato a un presidente di un Paese dove la sanità pubblica è in assoluta crisi, dove la gente muore aspettando cure mediche, dove non c’è trasparenza, dove le tasse salgono, dove c’è tanta insicurezza. Un premio per la pace dove le persone non si possono permettere di andare in pensione. Dei 47 millioni di Colombiani meno del 10 per cento vanno i pensione. Dove i contadini hanno vissuto le peggio atrocità in nome degli OGM. Stanno dando questo premio per la pace a Santos che fu Ministro per la difesa durante il mandato di Uribe e ha provocato migliaia di morti fra i contadini che si rifiutavano di seminare gli OGM. Dove interi campi venivano bruciati lasciando senza nulla queste persone, per favorire le multinazionali. Se il premio è stato dato a Santos allora perché non lo danno anche alle FARC?”
Un altro amico ha gentilmente voluto darmi la sua opinione sul presidente Santos. Juan Carlos ha vissuto per tanti anni in Europa, ma adesso è ritornato in Colombia.
“Io non credo nei politici e se vediamo la storia presidenziale colombiana è un dramma! Ma penso che Santos è il meno peggio e, anzi, ci ha anche salvati da Uribe e la sua para-politica (para-politica è il nome che viene dato allo scandalo scoppiato in Colombia nel 2006 dalla rivelazione di legami tra politici e paramilitari, dopo il processo di smobilitazione che favorirono molti dei gruppi che componevano le Autodefensas Unidas de Colombia. In Colombia si chiamano paramilitari i gruppi illegali armati di estrema destra che si definiscono come auto-difesa e di solito sono legati al traffico di droga). Santos nel suo governo ha chiamato persone di ogni orientamento politico”.
Per ultimo, le parole di Santos a un giornalista italiano:
“Il mio sogno è una Colombia libera e in pace. Una grande Colombia che una violenza assurda arcaica, voluta da altri, non solo dalle FARC, ha bloccato per 52 anni”.
Ringrazio la gentilezza e disponibilità di questi due colombiani che con la loro particolare allegria, tenacia e grande umanità rendono, una da lontano e l’altro da vicino, la Colombia un Paese meraviglioso, che senz’altro merita la pace. E su questo siamo tutti e tutte d’accordo.
Grazie Mariella Cifuentes e Juan Carlos Pineda.