Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo
di Veronica Tedeschi
Il 29 settembre, presso la sede della CGIL di Monza, Raffaele Crocco, giornalista Rai e inviato speciale in zone di guerra, ha presentato l’ultima edizione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo.
L’ultima edizione del 2015, parzialmente differente rispetto alle precedenti, contiene alcune mappe esplicative di diversi argomenti quali la presenza di caschi blu nel mondo, la diffusione del land grabbing e molte altre. Sono mappe che rappresentano il territorio secondo la logica di Peters, rappresentando, quindi, i territori nella loro grandezza naturale, a differenza di quello che accadeva con la cartina di Mercatore, palesemente eurocentrica, nella quale l’Africa veniva rappresentata molto piccola.
“In questi ultimi anni”, inizia Crocco, “sento un forte movimento contro la guerra, ovunque vi è volontà di interromperla, come se la guerra fosse un’abitudine da cambiare. L’errore più grande che stiamo facendo è non essere ancora riusciti a tradurre la pace in normalità”.
Questo atlante è stato creato dall’esperienza di alcuni giornalisti che hanno vissuto sul campo guerra e povertà e che hanno potuto osservare come la guerra sia un effetto e non una causa. I motivi che scatenano una guerra sono molti ma tra i più gravi troviamo miliardi di persone che rischiano di morire di fame, circa 200. 000. 000 persone che non hanno acceso alla sanità e 80 persone in tutto il mondo che detengono un patrimonio pari al Pil dei 40 paesi più poveri nel mondo.
A questo discorso bisogna anche aggiungere che nel mondo abbiamo due grandi associazioni di paesi: da un lato la brix, l’associazione di cinque paesi tra le maggiori economie emergenti: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica. Dal lato opposto il G7, del quale l’Italia fa ancora oggi parte, composto dai 7 ministri dell’Economia delle sette nazioni sviluppate con la ricchezza netta più grande al mondo: Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Canada. Questa divisione in “club” è già da sola rappresentativa della mala distribuzione della ricchezza nel mondo.
“Non dobbiamo mai dimenticare l’importanza della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che io preferisco chiamare Dichiarazione universale dei diritti della persona, non solo dell’uomo. È importante non darla per scontato come fanno abitualmente i nostri politici. Nessun partito italiano ha negli obiettivi la riforma delle Nazioni Unite e noi elettori non abbiamo detto nulla su questa mancanza”.
A fine intervento, Crocco mostra alcune delle mappe contenute nell’atlante, due in particolare. La prima sul land grabbing, una pratica di acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo, mediante affitto o di grandi estensioni agrarie da parte di compagnie transnazionali. Nel suo intervento il giornalista intende sottolineare la negatività di questa pratica, perché le popolazioni del luogo sono obbligate a spostarsi dal loro habitat e perché così facendo si sta favorendo la rinascita del latifondo, duramente combattuto in passato.
La seconda cartina mostrata è quella sui muri nel mondo: 18, di cui 15 costruiti negli ultimi 15 anni. Tutto questo è spaventoso, le popolazioni cercano di isolarsi da altre persone, cercando di sfuggire ai flussi migratori come fossero vulcani pieni di lava pronti ad eruttare. Come se le persone possano essere paragonate a del fuoco che invade la tua casa. La migrazione, ricorda Crocco, esiste da sempre: anni fa siamo stati noi a migrare, poi sono stati gli albanesi, successivamente ancora i romeni, ora sono africani e siriani. Cosa cambia?