Dalla Siria in Italia per salvare la vita della figlia, ora rischia di lasciarla
di Rossella Assanti (che ringraziamo molto)
Mayar ha sei anni, è nata sotto il cielo infuocato della Siria, una folata di pace tra i venti di guerra. Affetta da una grave e rara patologia epatica, la glicogenesi con soli 28 casi al mondo e soli quattro trapianti, rischiava la vita due volte: una sotto le bombe, la seconda perché quella malattia le concedeva solo poche settimane di vita. Un pancino grande a causa della malattia, troppo per l’esile corpo di una bambina e anche per un adulto. Gli occhi castani, pieni di quella vita per cui mai hanno smesso di lottare. Colmi di speranza. Mayar dormiva seduta, era l’unico modo per evitare le crisi respiratorie. Aveva urgente bisogno di un intervento impossibile da effettuare in Siria. Partono le richieste di aiuto.
La sua storia arriva in Italia grazie all’appello lanciato dall’associazione milanese “Il cuore in Siria”. Da lì in poi una catena umana di solidarietà si è mossa fino a legarsi alla storia della piccola Mayar che, dopo essere sfuggiti alle bombe della loro città, aver attraversato Korkaya – nella provincia di Idlib – dove con la famiglia avevano trovato un rifugio temporaneo, sfidate le frontiere di Babalwa, circa sessanta chilometri di terra tra guardie, mine e minacce scie di una guerra senza limiti, permessi di espatrio, consumato mille chilometri, arrivano sino ad Istanbul. Da lì la Turkish Airlines aveva donato i voli per far sì che la famiglia approdasse in Italia, dove li attendeva l’ospedale Regina Margherita, che grazie al Dottor Roberto Calvo e l’ equipe del Dott. Salizzoni, aveva raccolto l’appello e si era detto pronto a inserire la piccola nella lista nazionale dei trapianti pediatrici. La Regione Piemonte per il caso aveva sbloccato un fondo di emergenza, destinato alle cure sanitarie dei profughi.
Douina e Ghassan, i genitori della piccola, intrapresi i corsi d’italiano, si sono subito inseriti nel tessuto sociale del territorio torinese. I fratellini di Mayar frequentano la scuola. Pochi mesi fa il trapianto presso il Regina Margherita: il corpo fortunatamente non ha rigettato il nuovo fegato, ma i risvolti dell’operazione hanno portato dietro sé una serie di imprevisti e difficoltà che seguono un trapianto.
Ora la famiglia vive in una casa messa a disposizione provvisoriamente dall’associazione “Dimore San Giovanni”. Ghassan, 31 anni, era un elettrauto ad Aleppo. Lasciando la sua casa, distrutta dalle bombe, e accolto in Italia per salvare la vita di sua figlia, ha lasciato anche la sua occupazione in Siria. Ora necessita di un lavoro, disponibile a qualsiasi offerta, pur di sostenere la famiglia, per aiutare la figlia a proseguire i percorsi di cura, le visite ospedaliere, per poter dare a moglie e figli una casa dove riuscire a vivere senza il timore di doverla lasciare da un momento all’altro.