Morire per obiezione
Nel frattempo la magistratura ha già avviato le indagini.
Sono 12 i medici indagati.
Il reato ancora da accertare è omicidio colposo plurimo. Per la Procura, è un atto dovuto in seguito alla denuncia dei familiari della donna.
I FATTI
Valentina Milluzzo, al quinto mese di gravidanza dopo una fecondazione assistita, viene ricoverata in ospedale a Catania il 29 settembre per una sospetta dilatazione dell’utero; la situazione rimane sotto controllo fino alla mattina del 15 ottobre, quando la paziente ha febbre a 38 e mezzo; pet questo viene curata con la tachipirina ma insorgono complicanze, vomito e forti dolori.
«Secondo i racconti dei familiari, la donna resta in queste condizioni fino alle tre del pomeriggio, quando viene sottoposta a una ecografia.
La situazione resta invariata per altre quattro ore quando un nuovo esame mette in evidenza uno stato di sofferenza di uno dei due feti. E qui si arriva al punto cruciale. Valentina urla per i dolori ed il ginecologo non interviene in quanto si dichiara obiettore di coscienza.
Avrebbe affermato: “Fino a che è vivo io non intervengo”.
Durante la notte tra il 15 e il 16 ottobre, vengono asportate anche le placente mentre Valentina è in condizioni gravissime per una forte sepsi (un’infezione) ed è trasferita in rianimazione dove muore.
Siamo di fronte a un aborto spontaneo, era dunque possibile salvare questa madre che in nome di una maternità tanto desiderata si era affidata alla fecondazione assistita?
Una donna che sognava di diventare madre ora non c’è più.
L ‘omissione di soccorso, la tempestività nelle decisioni, se pur drastiche da prendere, non avrebbero dovuto avere come risposta “sono obiettore”, ma “sono un medico e farò ciò che mi sarà possibile per salvare una vita”. In questo caso, tre.