Figli rubati. L’Italia, la Chiesa e i desaparecidos
Il video dell’incontro che l’Associazione per i Diritti umani ha organizzato con il giornalista Federico Tulli sul libro/inchiesta FIGLI RUBATI. L’ITALIA, LA CHIESA e i DESAPARECIDOS (L’asino d’oro edizioni)
L’indagine dell’autore parte da Milano. Qui vivono i parenti di una ragazza scomparsa nel 1977, e ritrovata in maniera rocambolesca nel 2014, i cui nonni dopo aver saputo della sua nascita avvenuta in uno dei lager di Buenos Aires si rivolsero senza successo anche a Jorge Mario Bergoglio allora capo dei gesuiti argentini. Il legame tra i sopravvissuti al Condor e il nostro Paese è fortissimo e ancora attuale. Lo evidenziò per primo il presidente della Repubblica Sandro Pertini nel messaggio di fine anno nel 1982 quando denunciò il furto di neonati in America Latina anche da parte di famiglie italiane partite appositamente dal nostro Paese. Una denuncia choc rimasta incredibilmente inascoltata fino a oggi. Tuttavia c’è chi non si è mai arreso all’inerzia delle istituzioni preposte a indagare. Secondo Estela Carlotto, presidente delle Abuelas di Plaza de Mayo, che dopo 36 anni di ricerche ha ritrovato in Argentina il nipote Guido, almeno 70 “figli rubati” vivono in Italia senza conoscere la propria storia e non si riesce a trovarli. Perché, come ricostruisce Tulli, le ali del Condor sono ancora aperte.