Il Parlamento europeo ha votato la Proposta di Relazione “recante raccomandazioni alla Commissione sull’istituzione di un meccanismo dell’UE in materia di democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali
La Relazione è stata adottata con 405 voti favorevoli, 171 contrari e 39 astensioni.
Dopo il voto Barbara Spinelli, in qualità di Relatore ombra per il Gruppo GUE/NGL, ha dichiarato:
«In qualità di Relatore ombra ho invitato il mio Gruppo a votare a favore di questa Relazione. Si tratta di un testo importante perché per la prima volta non ci occupiamo dei diritti fuori dall’Unione, ma ci domandiamo se noi stessi rispettiamo la rule of law che pretendiamo incarnare. Ritengo che un tale meccanismo sia assente nell’Unione, e che rappresenti un passo importante per rimettere al centro del dibattito la rule of law e i diritti fondamentali.
Dall’inizio della grande crisi iniziata nel 2007-2008 non si parla d’altro che di “fare i compiti a casa”. Ma i compiti sono solo economici: quasi mai tra i doveri primari figura la democrazia costituzionale. Standard democratici vengono applicati ai Paesi candidati (si tratta dei cosiddetti «criteri di Copenhagen») ma, una volta avuto accesso al club, si entra in una sorta di spirale di immunità. È ciò che viene chiamato dilemma di Copenaghen. Per questo motivo apprezzo la creazione di uno strumento volto a formalizzare un sistema di controllo permanente e non punitivo del rispetto delle norme fondamentali da parte degli Stati Membri. Spero che il meccanismo sposti un po’ gli accenti: che aiuti a riconoscere gli effetti dell’austerità su diritti come quello alla salute, al lavoro, a istituzioni trasparenti e incolpabili. Un meccanismo simile mancava. L’articolo 7 del Trattato è inutilizzabile perché in mano ai governi, dunque non imparziale.
Tuttavia un dibattito reale sulla tutela e la promozione della rule of law e dei diritti fondamentali avrebbe richiesto l’applicazione dei medesimi standard anche alle Istituzioni europee. Nel corso dei negoziati avevo chiesto che le Istituzioni fossero vagliate come gli Stati Membri. Esse vengono per fortuna menzionate, ma le disposizioni che le riguardano sono estremamente generiche e sfumate; la vigilanza è promessa, ma per nulla garantita. Avevo presentato emendamenti che introducevano simili garanzie. È rattristante e deludente il fatto che nessuno di essi abbia avuto una maggioranza favorevole.
Le istituzioni europee sono viste dai cittadini con sfiducia crescente perché opache, e molto intrusive. Se mostrassimo vigilanza autentica nei loro confronti, il meccanismo che sta nascendo sarebbe meno sospettabile di interferenza nelle politiche degli Stati.»