Chiude il centro di raccolta per soli rom di Via Amarilli a Roma. Associazione 21 luglio ed ERRC: «il Comune di Roma persevera con gli sgomberi forzati e la segregazione su base etnica».
Il 5 ottobre l’Ufficio Operativo Accoglienza ed Inclusione, Ufficio Rom, Sinti e Caminanti del Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale, ha notificato la chiusura e il conseguente sgombero dello stabile entro il 31 ottobre 2016 ai residenti del Centro di Accoglienza per soli rom di Via Amarilli.
Nei giorni scorsi Associazione 21 luglio ed ERRC (Eropean Roma Right Centre) hanno inviato una lettera congiunta a Laura Baldassare, Assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale, per esprimere preoccupazione sulle modalità con cui l’avviso di chiusura è stato notificato alle famiglie rom residenti all’interno del Centro. In seguito al costante monitoraggio delle due organizzazioni è stato infatti accertato che non è stata rilasciata alcuna documentazione scritta che assicurasse l’accettazione del trasferimento presso altre strutture da parte dei residenti e che non tutti i nuclei hanno accettato le alternative proposte restando ancora in attesa di sapere dove verranno riallocati.
Le due organizzazioni sottolineano quindi come «l’operazione di chiusura in atto assume a tutti gli effetti i connotati di uno sgombero forzato», ricordando che tali operazioni costituiscono una violazione dei diritti umani oltre che degli obblighi internazionali cui l’Italia è vincolata.
Secondo le informazioni raccolte da Associazione 21 luglio ed ERRC, le soluzioni abitative proposte in alternativa dal Dipartimento Politiche Sociali sono gli insediamenti di Camping River e Salone, e il Centro di Accoglienza per soli rom di Via Toraldo. È evidente che anziché procedere al graduale svuotamento delle baraccopoli istituzionali, le politiche del Comune perseverano di fatto nel mantenimento e nella legittimazione di questi luoghi della vergogna.
Tali proposte alloggiative reiterano di fatto la segregazione abitativa e sociale su base etnica e si muovono in direzione contraria rispetto agli impegni contenuti dalla Stategia Nazionale d’Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti, affollando ulteriormente questi luoghi di emarginazione sociale già al di sotto degli standard nazionali e internazionali sul diritto all’alloggio. Questi trasferimenti costituiscono di fatto un impedimento al processo di superamento delle baraccopoli perpetrando politiche abitative insostenibili anche dal punto di vista economico, oltre che sociale.
Alla luce di queste considerazioni, le organizzazioni hanno chiesto alle autorità locali di riavviare urgentemente le consultazioni con le famiglie che sono ancora in attesa di essere riallocate tenendo conto delle loro specifiche esigenze.
Secondo Associazione 21 luglio, «invece di assistere alla fuoriuscita delle famiglie rom dalle baraccopoli istituzionali, come promesso in campagna elettorale e come scritto nel Programma del Governo locale, le stesse continuano ad essere utilizzate per concentrare famiglie rom in condizione di fragilità economica e sociale. Entro ottobre era stato promesso il Piano per il superamento dei “campi” a Roma; sino ad ora c’è stata perfetta continuità con il passato ed abbiamo solo visto bandi milionari, sgomberi forzati e azioni volte alla segregazione abitativa».