Incontro con Pepe Mujica per parlare di felicità
Ieri, domenica 6 novembre, presso l’aula magna dell’Università Statale di Milano si è tenuta una conferenza con il Presidente dell’Uruguay, Pepe Mujica e altri ospiti illustri: Luis Sepulveda e Carlo Petrini. In occasione dell’uscita in Italia del libro “Una pecora nera al potere. Pepe Mujica, la politica della gente” di Andrés Danza e Ernesto Tulbovitz.
Un bellissimo incontro sul tema della FELICITA’.
L’Associazione per i Diritti umani riporta, per voi, alcuni stralci dell’intervento di Pepe Mujica.
La mia generazione è un agenerazione un po’ ingenua perchè ha pensato che la Cultura potesse migliorare il mondo; invece la Cultura spesso serve il Sistema che l’ha generata. Quando parlo di Cultura mi riferisco alla cultura immanente, cioè a quelle azioni subliminali che condizionano la nostra vita: compriamo oggetti senza averne bisogno oppure se una persona ha un lavoro part-time è costretta a trovarne un altro per guadagnare di più e continuare ad acquistare oggetti inutili. Il Sistema, così, crea una religione subliminale che prescrive l’accumulo continuo di soldi per continuare a comprare. Noi dobbiamo cambiare la testa se vogliamo cambiare questo Sistema.
Se non accettiamo che lo sviluppo economico porti felicità, allora questo sviluppo è falso. Ci deve essere uno sviluppo più equo. I giovani, oggi, sono davanti a un bivio: seguire la propria volontà, le proprie inclinazioni oppure farsi trascinare passivamente dal Sistema. La prima scelta porta verso la felicità perchè la felicità consiste nell’essere coerenti con se stessi, senza vivere secondo regole imposte dal Mercato (e, quindi, da altri). La felicità è equilibrio, allegria, lotta per la vita e per un mondo migliore.
La vita militante, sociale o politica, deve essere una vita impegnata e deve essere un patto di solidarietà fatto con la nostra stessa nascita perchè l’essere umano deve migliorarsi e devono migliorare anche le società. Nessuna felicità è più grande del guardarsi allo specchio e sapere di non aver tradito i propri sogni, nonostante le difficoltà.
Viviamo in un’epoca paradossale perchè abbiamo tanto capitale, tanta conoscenza, tante risorse, ma tutto questo viene sprecato, in Occidente, ma soprattutto in America latina (che io chiamo “un continente ingiusto”) perchè la concentrazione della ricchezza è nelle mani di pochissimi e tale concentrazione porta alla creazione di lobbies e al favorimento delle multinazionali a scapito dei più poveri.
Non c’è società senza contraddizioni, ma il nostro dovere è quello di pensarci come “specie”; dobbiamo sì progredire, ma dobbiamo anche proteggere la nostra terra. Penso che sia possibile creare un mondo migliore, criticando gli errori dei nostri antenati e tenendo buona la loro eredità positiva.
L’essere umano ha bisogno della società e la società è composta da individui diversi tra loro e, spesso, questa diversità porta ai conflitti. Il ruolo della politica è quello di risolvere tali conflitti, ma la nostra è un’epoca in transizione: tutto il Sistema è tacitamente corrotto dal capitalismo e dalla cultura immanente, per cui tutti vogliono arricchirsi sulle spalle degli altri. Le Repubbliche, invece erano state inventate per dire che gli uomini sono tutti uguali e, quaindi, anche i politici dovevano vivere come gli altri. La politica è passione, onore e dignità e non una professione. Non tutti, infatti, possono fare politica: la può fare solo CHI HA UN CUORE DEGNO.
Ed è sbagliata anche la sfiducia nella politica perchè l’individualismo è l’inizio dell’infelicità collettiva.
L’Occidente ha imposto le proprie idee agli altri Paesi; invece dobbiamo guardarci dentro, alla nostra coscienza per migliorare la situazione. In particolare i giovani devono vivere, impegnarsi perchè la libertà è una scelta e un diritto. Libertà e diritto di avere tempo per stare con le persone care, per coltivare le passioni, per essere felici.