“Stay human. Africa”: Campioni annegati
Questa volta non ha vinto; Ali Mbengu, campione gambiano di lotta senegalese, questa volta non ce l’ha fatta. Ha affrontato la battaglia più dura di tutta la sua vita e non ha vinto.
Nel Mar Mediterraneo lascia una serie di vittorie cumulate negli anni nella sua disciplina, la lotta senegalese.
Questo sport è anche una tradizione e uno spettacolo per tutta l’Africa nord-occidentale. Gli incontri, infatti, sono preceduti da una cerimonia folcloristica e i lottatori sono accompagnati da griot che suonano i tamburi insieme ad un marabout che li benedice. È un combattimento pesante, corpo a corpo, che si svolge sulla sabbia e comporta grandi sforzi fisici per i quali sono necessari possenti muscoli. Così Ali, che di muscoli ne aveva ed era il campione indiscusso di questa disciplina.
Muore il 4 novembre nel Mediterraneo mentre cercava di raggiungere le coste di Lampedusa.
Pateh Nying, allenatore del campione, riferisce che la federazione nazionale di lotta continua ad invitare i giovani a non tentare la pericolosa strada dell’emigrazione.
Ali viveva in Libia dove si era recato nel 2014 e dove stava programmando il suo viaggio verso l’Europa; qui lavorava da tempo, tanto quanto basta per racimolare la cifra necessaria per partire per questa nuova avventura, rivelatasi per lui fatale.
Il Gambia, paese di provenienza del campione, è un piccolo paese totalmente circondato dal Senegal ed è governato da Yahya Jammeh; il pugno di ferro del Presidente (recentemente ricandidatosi per un ulteriore mandato) è uno dei motivi che induce i giovani gambiani a scappare dal loro Paese.
Come Ali, qualche tempo fa, anche Fatim Jawara, stella del calcio gambiano. È annegato nel Mediterraneo a fine ottobre seguendo lo stesso percorso di Ali.
Di loro si sa poco, sui giornali non c’è traccia dei nomi dei due campioni che hanno perso la loro vita in mare. È necessario avere la consapevolezza che tra le morti in mare troveremo ancora dei calciatori, lottatori o professionisti e non ricordarli uno ad uno sarebbe drammatico.
Le morti in mare non possono essere ricondotte a dei numeri, ogni corpo ritrovato ha un nome e una storia da ricordare.