“America latina: diritti negati”: Da sogno americano a incubo
Di Mayra Landaverde
Per la prima volta ho seguito in televisione, per tutta la notte, i risultati delle elezioni negli Stati Uniti. Sono messicana, è una questione che ci riguarda da molto vicino. Ho una parte della famiglia là. E come tutti quanti voi sapete il Messico confina con gli Stati Uniti.
Di recente il nostro presidente, Enrique Pena, ha avuto la grande idea di invitare in Messico Donald Trump. Lui, certo ha accettato senza dubbi l’invito. Da questa breve visita nel mio Paese non è nato niente di concreto anche perché Trump, allora, era solo un candidato alla presidenza. Ma tanti si sono (giustamente) indignati, arrabbiati. Ci presentiamo sempre come lo zerbino dei nostri vicini del nord, è questo non piace più alla gente. Nonostante tutte le proteste in Messico il presidente non ha cancellato l’invito e Trump è venuto nel mio Paese a dirci che quel famoso muro lo avremmo costruito e pagato noi.
I media ne hanno parlato fino alla nausea. Ho visto sentito e letto l’opinione di tutti i politici, giornalisti possibili e immaginabili.
Mi chiedevo tutto il tempo, mentre guardavo la tv, cosa pensano ora i miei zii, i miei cugini…
Oggi Trump ha annunciato che ha intenzione di deportare subito almeno 3 milioni di immigrati.
I latinoamericani negli Stati Uniti sono più di 55 milioni.
I messicani sono ben 35 milioni. Il 63 per cento.
Sulla pagina facebook del giornalista Ahmed Shihab-Eldin trovate un video sulle proteste di centinaia di immigrati che si sono organizzati immediatamente per far sapere la loro opinione per le strade di New York.
Altre proteste si sono verificate in altre città. E sono tuttora in corso.
Ho chiesto a una giovane messico-americana la propria opinione. Parte della sua famiglia non ha ancora un regolare permesso di soggiorno nonostante vivano da decenni negli USA.
La verità è che non so perché ha vinto Trump. Ho qualche idea. Per esempio, che tanti cristiani di mente abbastanza chiusa abbiano votato lui per il semplice fatto che è contro l’aborto. Un altro fattore importante è stato lo slogan usato in campagna elettorale: Make America great again, che ha fatto il lavaggio del cervello a persone svantaggiate e che hanno visto in lui una possibile soluzione per i problemi economici e di disoccupazione del Paese. Per ultimo, ci sono davvero tantissime persone che semplicemente sono razziste e in più non avevano la minima intenzione di far arrivare Hillary Clinton, che è una donna, alla presidenza.
Per anni si è cercato un colpevole di tutti i guai sociali degli Stati Uniti, chi ha votato Trump, ha trovato chi.
Per tutta la campagna ha incolpato gli immigrati con e senza permesso di soggiorno, la comunità musulmana, la comunità LGBTQ. La verità è che c’è una gran parte della popolazione che ha fame di ricchezza, senza preoccuparsi minimamente dei più poveri.
In questo momento gli Stati Uniti sono senza dubbio divisi politicamente, alcuni Stati di più altri meno, ma il risultato di queste elezioni ha lasciato divise anche le persone. Alcuni hanno smesso addirittura di parlare con amici di vecchia data perché hanno votato candidati opposti. Altri criticano gli elettori che hanno scelto i candidati indipendenti.
Credo, tristemente, che il razzismo con cui Trump ha fatto campagna l’abbia aiutato tantissimo. Il razzismo è una vecchia malattia che non è mai andata via dalla popolazione. La poca tolleranza e rispetto verso gli immigrati, i musulmani, le persone senza permesso di soggiorno, le donne… Sono cose che erano già dentro il cuore della gente. Trump semplicemente ne ha parlato apertamente e ha tirato fuori tutto il razzismo che c’era nonostante i grandi passi in avanti fatti in passato.
Su tutte le cose che ha detto in campagna elettorale, credo che subito dopo l’insediamento toglierà il DACA* a tutti gli studenti che vivono e lavorano qui, visto che è l’unica cosa su cui può agire immediatamente e senza inconvenienti. In quanto al muro e alle deportazioni ci vorranno molto più tempo e risorse. Ci sono persone che ci dicono che non farà tutto quello che ha promesso, ma noi non lo sappiamo, solo col tempo si vedrà.
Francamente sono molto preoccupata per la mia famiglia. Sono angosciata e ho paura. Mi sveglio tutte le mattine con l’incertezza del nostro futuro e su quello che succederà il 20 gennaio quando Trump entrerà alla Casa Bianca.
Riguardo alle proteste che si sono viste in questi giorni, io ammiro molto i manifestanti e spero di unirmi a loro al più presto per far sentire forte la nostra voce.
Adesso noi non possiamo fare molto, almenochè non decidiamo di muoverci, uscire dagli Stati Uniti e non ritornare mai. Siamo in attesa, non ci resta che pregare finchè arriverà il giorno in cui il presidente determinerà il nostro futuro.
Grazie per la bella chiaccherata, Vanessa. E ricordati sempre questo slogan che ho visto in una delle tante proteste contro Trump: Immigrants make great America!
*DACA: Deferred Action for Chilhood Arrivals. E’ un programma di regolarizzazione per bambini e giovani che sono arrivati negli Stati Uniti prima di compiere 16 anni.