“Stay human: Africa”: rivoluzione gambiana?
di Veronica Tedeschi
Quella del Gambia poteva essere la svolta che l’Africa aspetta da tempo e la realizzazione del sogno di molti africani. Durante tutta la campagna elettorale, il presidente gambiano Jammeh lasciò l’opposizione respirare libertà e dopo la sua sconfitta, decretata il 2 dicembre con il 36% dei voti, si congratulò addirittura con il nuovo Presidente Adama Barrow.
Durante i 22 anni di potere, Jammeh si è “conquistato” la reputazione di leader spietato e le organizzazioni a difesa dei diritti umani hanno spesso denunciato intimidazioni da parte del Presidente uscente. Sconcertò tutti con la sua “svolta islamista”, con la quale nella neonata “Repubblica Islamica” venne definita lingua ufficiale l’arabo, parlato da solo una piccola percentuale di popolazione, perlopiù anglofona. La motivazione di questa riforma fu esclusivamente mirata ad attirare capitali dall’Arabia Saudita e dai Paesi del Golfo, non di certo legata agli interessi dei gambiani.
Le carceri sono oggi piene di dissidenti politici, torture diffuse e sparizioni forzate sono le parole d’ordine del suo lungo mandato. Il bilancio del suo regime annovera sei tentativi di golpe soffocati nel sangue, violazioni sistematiche dei diritti umani e una legge tra le più omofobe del pianeta che ha costretto al carcere a vita molti gay e lesbiche.
Ad aggravare la situazione degli ultimi vent’anni gambiani è stata anche l’impunità delle forze di sicurezza e le minacce continue ai media. I civili sono ormai soffocati da questo regime, i gambiani vogliono sperare nel futuro e molti di loro avevano riposto sogni e certezze in Adama Barrow, neo presidente eletto.
Sembrava avercela fatta, la notizia è volata in tutta l’Africa, finalmente Jammeh si era fatto da parte, ma per la piccola enclave del Senegal le cose sono peggiorate negli ultimi giorni infatti, il 13 dicembre le forze di sicurezza hanno occupato la Commissione elettorale come protesta per la vittoria di Barrow. A questo atto si sono accodate delle dichiarazioni dell’ormai ex presidente Jammeh di rifiuto del risultato elettorale. Per il momento nelle strade principali del Gambia non ci sono stati incidenti rilevanti ma le proteste continuano ad aumentare e la situazione potrebbe peggiorare in pochissimo tempo.
Il Presidente del Senegal Sall non vuole trovarsi impreparato nel caso di disagi in Gambia. I cittadini senegalesi sono, infatti, costretti ad attraversare il Gambia per raggiungere le province meridionali della Casamance; in questi confini si lucra tantissimo, legalmente e illegalmente. I dazi doganali sono stati aumentati, paralizzando le forniture alimentari, fino al ripristino delle precedenti tariffe, avvenuto qualche mese dopo.
Qualche giorno fa presi in mano un portachiavi che ritraeva il Senegal: la forma di questo Stato non è di certo l’ideale per un oggetto di questo tipo, infatti sembrava mancasse un pezzo, come se si fosse rotto. Il Gambia si trova proprio lì, è il pezzo mancante di uno Stato civile e pacifico come il Senegal che vede i suoi cittadini, per quanto poveri e, spesso, in condizioni disagiate, contenti del loro Presidente che mai violerebbe i loro diritti fondamentali.