Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione
Un quadro aggiornatissimo sui flussi migratori e sul loro contributo reale allo sviluppo economico, culturale e sociale del paese. Senza eludere nessuno dei temi scottanti degli ultimi mesi: l’aumento eponenziale dei richiedenti asilo, l’impatto della crisi sulle migrazioni, il contributo degli stranieri all’economia italiana, i problemi di criminalità, l’integrazione fra le diverse culture e religioni.
Questi gli argomenti del saggio intitolato Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione, editori Laterza, scritto da Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna.
Associazione per i Diritti umani ha rivolto alcune domande a Stefano Allievi e lo ringrazia molto.
Quali sono le cause che portano qualcuno a parlare di “emergenza” migranti?
Innanzitutto i dati che indicano che in Italia c’è un calo demografico per cui aumentano in maniera esponenziale i pensionati e diminuiscono i lavoratori (e questo rende necessaria la presenza degli stranieri) e, inoltre, ci sono le spinte oggettive (guerre, fame) che spingono molte persone ad uscire dai Paesi d’origine. Un conto è ragionare sui flussi migratori e sulle politiche di accoglienza, un altro è lavorare anche sui Paesi di provenienza, aprendo prospettive di sviluppo in modo che le persone non siano costrette ad espatriare. Detto questo, se non ci fosse l’immigrazione, in un Paese come l’Italia, sarebbe una tragedia perchè la prospettiva è quella di avere una società di vecchi.
Il filosofo David Miller sostiene che uno Stato abbia il diritto di porre limiti all’ingresso di stranieri: come commentare questa affermazione?
E’ quasi insensato porre la questione in termini perchè è un DOVERE degli Stati accogliere gli stranieri e a tal proposito sarebbe bene che ci fosse una politica comune.
Per roversciare alcuni luoghi comuni: qual è il contributo degli immigrati all’economia italiana?
I migranti sono, per lo più, giovani o di mezza età e, quindi, in età lavorativa; producono più di IVA e consumano, in proporzione, meno stato sociale, a differenza del “peso” economico delle pensioni. Poi c’è un altro aspetto importante che viene sottovalutato: la presenza di culture diverse, di lingue, di tradizioni, etc. può essere un valore in sé economico perchè ha un effetto di moltiplicatore. Nel ciclo demografico, inoltre, se non ci fossero gli stranieri che fanno figli, ci sarebbero anche meno posti di lavoro; e, infine, le nuove generazioni sono quelle che studieranno in futuro, non ci sarebbero anche i matrimoni misti e così via…
E’ vero che le carceri italiane sono sovraffollate a causa degli stranieri?
Dobbiamo “ringraziare” la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi: i colpevoli di certi reati, in altri Paesi europei, non stanno in carcere, ma altrove. Quindi sì, c’è una forte presenza di immigrati nelle carceri, molto superiore alla percentuale degli immigrati che lavorano (circa tre volte tanto) e questo è un problema. Ma bisogna andare ad analizzare le motivazioni: ad esempio, sono sovrarappresentati i reati contro il patrimonio, mentre sono sottorappresentati i reati più gravi.
Si è poi scoperto che molti immigrati sono dentro in quanto irregolari e che, invece, quando vengono regolarizzati, commettono molto meno reati. In Italia, oltretutto, nei tribunali e nelle carceri ci sono problemi legati alla lingua oppure vengono coinvolti avvocati d’ufficio con poca esperienza.
Tornando alla legge Bossi-Fini, se la condizione di irregolarità non fosse tale (quando una persona irregaolare viene fermata dalla polizia, scappa, commette reato di resistenza a pubblico ufficiale o di resistenza aggravata) ci sarebbero meno presenze di immigrati negli istituti di pena perchè i reati legati al fatto di non avere i documenti verrebbero a cadere.