Quarta edizione del forum sociale del Maghreb
di Mayra Landaverde
Dal 16 al 18 Dicembre 2016 si è tenuta a Tangeri, in Marocco, la 4 ° edizione del Forum Sociale Maghreb sulla migrazione. Questa sessione è una continuazione del lavoro svolto durante il primo forum tenutosi a Bruxelles nel 2010, a Oujda nel 2012 e a Monastir nel 2014. La scelta di Tangeri per ospitare il lavoro di quest’anno, il ponte tra l’Africa e l’Europa, crocevia di movimenti di migranti e rifugiati in un momento critico per il Mediterraneo, non è una coincidenza.
Per questa edizione due temi centrali sono stati scelti perché sono nel cuore delle sfide di questa regione in particolare, ma anche in tutto il Mediterraneo: i cambiamenti e gli impatti sulla migrazione e i movimenti ambientalisti e l’attuale situazione dei rifugiati.
La sfida principale di questo secolo sarà certamente legata alle problematiche ambientali correlata con il loro impatto sulle popolazioni e il loro spostamento forzato. L’organizzazione mondiale delle migrazioni ha fatto delle previsioni basate sugli studi di un gruppo di esperti intergovernativi in materia di immigrazione ed evoluzioni climatiche. Prevedono che entro il 2050 saranno intorno ai 200 milioni di persone migranti a causa di problemi ambientali.
L’Africa e l’Asia saranno i continenti più colpiti da questo fenomeno, in particolare la regione del Maghreb che è un luogo di transito e fortemente coinvolto nei cambi climatici con una scarsa capacità di adattamento e dove ultimamente vive una disparità evidente fra classi sociali. Il Maghreb sta affrontando inoltre la minaccia del terrorismo e dei gravi episodi di razzismo, come le ultime espulsioni illegali di cittadini subsahariani dal territorio algerino.
La seconda sfida è legata alla situazione dei rifugiati intorno al Mediterraneo. Migliaia di persone stanno lasciando il proprio Paese alla ricerca di un posto dove si spera di vivere con dignità e sicurezza. Ma di fronte a questa speranza si trovano muri e frontiere talmente chiuse da finire dentro centri di accoglienza che sembrano dei veri e propri campi di concentramento.
Queste popolazioni sono vittime di guerre in paesi come l’Iraq, la Siria…
oppure scappano da situazioni catastrofiche dei propri paesi come la Libia dopo la caduta del vecchio regime.
Per la guerra o la povertà estrema la responsabilità dei Paesi del nord del Mediterraneo è schiacciante.
L’Europa non ha fatto altro che chiudersi e attuare solo politiche in materia di sicurezza in modo di alimentare la stigmatizzazione dei migranti.
Ricordiamo che nel Mediterraneo ci sono più di 30 mila persone disperse. Quest’anno sono morte più di 5 mila persone nel loro intento di attraversare il mare.
Inoltre, gli stati del Maghreb sono ben lontani da accettare anche essi le proprie responsabilità sui drammi vissuti da migranti e rifugiati. Il Maghreb e l’Europa puntano tutto sulla “sicurezza” e l’esclusione . Si concludono accordi bilaterali con l’Unione europea per rafforzare il suo arsenale militare ed erigere muri in particolare tra il Marocco e l’Algeria, in nome della lotta contro il terrorismo. Questa politica di sicurezza volta le spalle all’ideale di unire i popoli proclamato nel “Appello di Tangeri” firmato nel 1958.
Lo spazio del Forum Sociale Maghreb è sempre stato sensibile alle problematiche sull’immigrazione e in particolare la situazione dei migranti africani.
La regione è diventata nel corso degli anni un luogo di transito e anche d’immigrazione non regolare, vedi Melilla e il campo chiamato “ La giungla” dove centinaia di persone si fermano e aspettano la volta buona di passare la frontiera e arrivare in Spagna.
In molte attività e incontri dell’FSMA questo tema era presente, a Bouznika nel 2006, nel 2008 in Al Jadida e in tanti altri eventi legati ai diritti dell’uomo e della donna.
Il Forum Sociale Maghreb, come detto, ha già tenuto tre edizioni: il Forum di Bruxelles nel 2010. A Oujda nel 2012 e a Monastir nel 2014.
In ciascuna di queste edizioni, le questioni di fondo erano state legate alle migrazioni, e soprattutto sui migranti , i loro bisogni e i loro diritti.
Per la prima edizione, nel 2010, la scelta di una città europea sembrava scontata per la presenza rilevante della popolazione di origine nord africana residente in Europa. Questo per esprimere un desiderio di convergenza fra le due lotte, per la cittadinanza qui in Europa e là, per la libera circolazione,contro il razzismo, contro le politiche di sicurezza che violano la dignità e i diritti umani.
La data del forum tenutosi il 18 dicembre 2010, ha avuto un significato in quanto si commemora l’adozione della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e le loro famiglie. Tanto più che l’anno 2010 ha coinciso con il ventesimo anniversario della Convenzione stessa che l’unione europea non aveva ancora firmato.
Il Forum di Oujda, esteso a Orano nel 2012 è stato principalmente un momento di grande confronto in un luogo dove immigranti sub-sahariani che vivono in Nord Africa e soprattutto in Marocco sono stati per la prima volta ascoltati attraverso la loro stessa partecipazione attiva nell’ evento. I migranti sub sahariani costituirono più della metà dei partecipanti testimoniando alcuni la propria tragedia vissuta nel proprio percorso di migrazione all’interno dell’ Africa.
Queste testimonianze hanno avuto una forte eco anche al di fuori dello spazio del forum.
Troppo spesso si ha parlato a nome dei migranti con loro stessi relegati a semplici osservatori. Le cose cambiano lentamente ma fermamente e l’emergere di organizzazioni di migranti sono ora protagoniste. Nel nord del continente africano, a causa della storica immigrazione, si trovano organizzazioni più affermate che svolgono un ruolo importante nella difesa dei diritti dei migranti. Basandosi su questo risultato il FSM si sforza continuamente di lavorare per rafforzare i legami di solidarietà, di convergenza e di sostegno alla popolazione che lotta per proteggere e promuovere i diritti dei migranti.
Il Forum Sociale Maghreb-Mashrek di Monastir nel 2014 decise allora di iniziare le attività con un corteo guidato da genitori di ragazzi scomparsi (Harragas). Per la maggior parte, questi erano giovani che avevano appena lasciato la Tunisia dopo la rivoluzione e di cui non si hanno più notizie fino ad oggi. Tutti questi genitori, soprattutto le madri, ci impongono di far luce su queste mancanze.
Il Forum ha appena affrontato la questione dei desaparecidos, le politiche migratorie europee e quelle degli Stati del Mediterraneo meridionale e del loro impatto sulla vita dei migranti, sugli accordi di mobilità e di riammissione che l’Unione europea cerca in tutti i modi di imporre in Marocco e Tunisia, sulla libera circolazione in Nord Africa e la lotta contro il razzismo e la discriminazione, con particolare attenzione sul razzismo subito dai migranti sub-sahariani.