ASGI esprime sconcerto e forte preoccupazione per la circolare diffusa dal Ministero dell’Interno il 30.12.2016 relativa alle attività di rimpatrio degli stranieri irregolari e al programma di riapertura dei CIE, oltre che la volontà del Governo di stipulare nuovi accordi bilaterali di riammissione e di riformare in senso restrittivo le norme sul diritto di asilo.
La volontà espressa dal Governo di utilizzare gli strumenti di controllo ed allontanamento degli stranieri irregolari per favorire “l’azione di prevenzione e contrasto nell’attuale contesto di crisi a fronte di una crescente pressione migratoria e di uno scenario internazionale connotato da instabilità e minacce” di per sé sembra dare applicazione alle norme legislative già in vigore, ma in realtà sottintende il perdurare di un indirizzo politico-amministrativo miope.
ASGI esprime piena contrarietà all’apertura di nuovi Centri di identificazione ed espulsione o all’ampliamento delle strutture già esistenti, così come ogni tipo di azione o provvedimento che determini l’incremento di provvedimenti amministrativi di espulsione caratterizzati da automatismo e dall’assenza di un’adeguata valutazione delle situazioni individuali.
E’ stata proprio la presa d’atto di un gigantesco fallimento (per gli elevati costi, per le condizioni degradanti, per il numero limitato di stranieri effettivamente rimpatriati), evidenziato anche da tutti gli studi indipendenti, oltre che dalla Corte dei conti e dalle relazioni delle Commissioni parlamentari d’inchiesta che si sono alternate negli ultimi anni, che ha indotto i Governi precedenti a diminuire drasticamente il numero dei CIE.
Proporre la semplice riapertura dei CIE senza attuare una profonda riforma della parte del TU immigrazione emanato con d.lgs. 286/98 (come modificato dalla L. 189/02 – la cd Bossi-Fini, che è inefficace, iniqua, in più aspetti contrastante con la Costituzione e con le norme internazionali e dell’UE), rappresenta una scelta totalmente irragionevole .
Per regolare in modo efficace e legittimo il fenomeno migratorio, invece di limitarsi ad un’azione di identificazione di massa di eventuali stranieri in situazione di soggiorno irregolare e di implementare ancor più l’applicazione amministrativa di quelle vigenti norme legislative che sono inefficaci e di dubbia legittimità, occorre che si modifichino le norme legislative in vigore che sono incostituzionali o che producono irregolarità negli ingressi e nei soggiorni.
Anzitutto le tipologie espulsive vanno drasticamente ridotte e razionalizzate limitandole alle violazioni più gravi con identificazione delle persone socialmente pericolose durante la detenzione, mentre vanno resi efficaci e concreti i programmi di rimpatrio volontario assistito senza divieto di reingresso degli stranieri e rimpatriati, prevedendo che eventuali respingimenti o espulsioni o accompagnamenti alla frontiera o trattenimenti – in quanto provvedimenti restrittivi della libertà personale – siano sempre previamente decisi dalla sola autorità giudiziaria in conformità con la riserva di giurisdizione prevista dall’art. 13 Cost., che è invece violata dalle vigenti norme legislative.
Parimenti ASGI ritiene che le azioni di controllo e di contrasto ai fenomeni di sfruttamento debbano essere svolte in un’ottica di tutela dei soggetti sfruttati, attraverso la corretta applicazione delle disposizioni normative vigenti ed in particolare degli strumenti previsti dagli artt. 18 e 22 D. Lgs. 286/98, al fine di evitare l’allontanamento dal territorio nazionale di persone soggette, in caso di ritorno in patria, a ritorsioni o persecuzioni di vario tipo.
ASGI esprime altresì preoccupazione rispetto alla proposta di attribuire funzioni di pianificazione delle attività di controllo ai Comitati provinciali per l’Ordine e la sicurezza pubblica presieduti dai Prefetti e composto anche da Questori e Sindaci dei capoluoghi provinciali. In ogni caso ciò non può certo fare attribuire maggiori poteri ai Sindaci in materia di ordine pubblico, il che peraltro ha portato, già in passato, a condotte fortemente repressive, caratterizzate da una restrizione delle libertà soprattutto dei cittadini stranieri.
E’ da contrastare anche ogni forma possibile di attribuzione ai Corpi di Polizia municipale di competenze in materia espulsiva, che accentuerebbe le funzioni di repressione a discapito del ruolo di prossimità che dovrebbe caratterizzare la polizia locale, i cui appartenenti mancano di specifica preparazione in materia di immigrazione e asilo.
Nel contesto di crisi richiamato dal Governo è necessario evidenziare la strumentalità delle risposte che il Governo sta approntando, finalizzate esclusivamente a rassicurare superficialmente l’opinione pubblica anziché individuare soluzioni alla questione migratoria improntate ad un effettivo inserimento dei nuovi cittadini.
Nell’attuale sistema è necessario modificare profondamente la normativa sui titoli di soggiorno, evitando i sempre più numerosi ostacoli al mantenimento della regolarità della presenza sul territorio nazionale, promuovendo percorsi di integrazione e di sostegno utili a prevenire il ritorno a condizioni di irregolarità, promuovendo una regolarizzazione permanente a fronte della dimostrazione di chiari indici di integrazione (lavoro, rete familiare, anzianità di presenza in Italia, percorsi di studio, ecc.), promuovendo politiche di integrazione tra i cittadini stranieri e gli italiani, attraverso una condivisione del territorio e delle politiche locali.
Solo così si possono evitare le tensioni sociali, troppo spesso strumentalizzate dagli attori politici ed istituzionali, e cominciare davvero a gestire la realtà migratoria.
Non ha invece futuro né la strategia degli accordi bilaterali di riammissione (come quello che il Ministro vorrebbe rinegoziare con la Tunisia) che sono stipulati in forma semplificata e segreta senza preventiva legge parlamentare di autorizzazione alla ratifica in violazione dell’art. 80 della Costituzione, né l’ipotesi di un provvedimento legislativo che riformi in senso restrittivo le norme sull’asilo, eliminando il doppio grado di giurisdizione (il che discriminerebbe gli stranieri rispetto ai cittadini che nell’ordinamento italiano ne fruiscono) o istituendo sezioni specializzate dei tribunali che, in realtà, per la loro composizione affidata soprattutto a magistrati onorari e inesperti sarebbero nuovi giudici speciali, la cui costituzione è vietata dalla Legge costituzionale (senza eliminare la vera causa dei ritardi che sta nelle decisioni tardive e spesso malfatte delle Commissioni territoriali che dovrebbero essere aumentate e composte di persone più indipendenti e competenti).
ASGI chiede, pertanto, al Governo di ripensare profondamente alla propria strategia in materia di immigrazione e asilo e di approntare un Piano nazionale per la gestione della realtà migratoria, con il coinvolgimento delle associazioni dei cittadini stranieri e delle associazioni che promuovono la tutela dei diritti degli stranieri.