Se si è svolta domenica 15 gennaio a Parigi, la Conferenza Internazionale per la pace in Palestina voluta dal Presidente Francois Hollande e terminata con la stesura di un documento per una soluzione a due Stati, con la partecipazione di più di 40 Ministri degli Esteri e le delegazioni di 75 Paesi ma con l’assenza proprio dei rappresentanti di Israele e Palestina, un giorno prima, il 14 gennaio, si è tenuto in Vaticano l’incontro tra Abu Mazen e Papa Francesco: un ulteriore passo in avanti per la collaborazione tra il Vaticano e lo Stato palestinese, per favorire il dialogo interreligioso e il processo di pace in Medio Oriente. Il Presidente palestinese si è recato infatti a Roma per inaugurare la nuova Ambasciata a Borgo Pio. Ambasciata che non sarà più una “delegazione” dal momento che il Vaticano ha conferito il proprio riconoscimento diplomatico allo Stato palestinese.
Khalil Altoubat, Consigliere politico di Abu Mazen in Italia, membro del Consiglio per le Relazioni con l’Islam italiano presso il Viminale e consigliere diplomatico della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai), presente a fianco ad Abu Mazen alla cerimonia di apertura ufficiale, in Via di Porta Angelica, commenta: “Data la grande importanza della Santa Sede per l’Italia e per tutto il mondo, sul piano sia religioso che politico-internazionale, il pieno riconoscimento diplomatico che il Vaticano ha fatto, il 14 gennaio, dello Stato di Palestina, può rappresentare una spinta molto forte perché anche altri Paesi facciano questa scelta. Del resto, sappiamo bene quanto Papa Francesco sia sensibile ai diritti di tutte le confessioni religiose e di tutti i popoli, e all’esigenza, ormai improrogabile, di rilanciare davvero il processo di pace in Medio Oriente”.
“Quello che è accaduto a Roma è sicuramente un fatto storico, che aiuta molto il processo della pace in Medio Oriente, nonostante le numerose difficoltà che sappiamo”, lo commenta Foad Aodi, Presidente delle Co-mai, del Movimento Internazionale Uniti per Unire e Fondatore della (CILI- Italia), Confederazione Internazionale Laica Interreligiosa.
“La Co-mai – aggiunge – prosegue il suo impegno, con Uniti per Unire e con CILI- Italia, a sostegno anzitutto della svolta mondiale di Papa Francesco: con la sua apertura totale all’Islam e alle altre religioni, purché vissute senza strumentalizzazioni politiche, e per la tutela anche dei giusti diritti di immigrati e rifugiati, nel rispetto della legge e senza scorciatoie demagogiche. Speriamo davvero che il 2017 sia l’anno di una svolta costruttiva per il processo di pace tra israeliani e palestinesi e per la lotta al terrorismo cieco e disumano”.
Circa la Conferenza di Parigi, Aodi ribadisce l’urgenza di una ripresa dei negoziati diretti, senza strumentalizzazioni e con la collaborazione costruttiva e l’impegno di tutti gli altri Paesi. “Nella mia veste, cerco sempre di portare avanti, su vari terreni, un messaggio di pace e di avvicinamento tra i popoli, cercando di far capire che la strada per la libertà e per il benessere collettivo passa dal dialogo, dall’apertura e dalla pace. La guerra – come tragicamente ci insegnano la storia e le vicende alle quali stiamo assistendo in tante parti del mondo – è dannosa per qualsiasi popolo o religione. Speriamo che questo messaggio sia stato percepito anche dai partecipanti alla Conferenza internazionale di Parigi. Rivolgiamo, inoltre, il nostro invito al neo Presidente americano Donald Trump, 4 giorni prima del suo insediamento ufficiale, affinché sostenga il dialogo con tutte le parti e le religioni del Medio Oriente rafforzando il processo di pace e il dialogo interreligioso”.