Il grande Iran: il nuovo saggio di Giuseppe Acconcia
Associazione per i Diritti umani pubblica per voi la recensione del nuovo saggio di Giuseppe Acconcia “Il grande Iran”, edito da Exòrma
di Monica Macchi
Libro composito in equilibrio tra un diario di viaggio e un’analisi geo-politica con un solido apparato storico, ha il pregio di smontare le visioni ideologiche monolitiche e aprioristiche scegliendo di mostrare e valorizzare percorsi diversi e articolati, ad esempio includendo i movimenti di sinistra rilevanti almeno fino agli anni Ottanta, la repressione contro gli intellettuali, la situazione femminile e l’apertura economica, preludio dell’accordo sul nucleare.
Viene così decostruita l’immagine dell’Iran diffusa dai media mainstream come “nuovo nemico” per impostare invece il tema della complessità: contraddizioni e sfumature di fenomeni trasversali, dal velo elemento di repressione e nello stesso tempo veicolo di partecipazione (sulla scia della definizione di “velo-passaporto” che permette di entrare nello spazio pubblico coniata da Renzo Guolo) al dibattito interno ai movimenti ai mille stratagemmi per aggirare le imposizioni (software che bypassano la censura di Internet, televisioni via satellite, scaffali di “libri proibiti” nascosti dietro la libreria ufficiale…).
Il titolo ricolloca inoltre l’Iran all’interno del quadro geopolitico visto che riecheggia la “Politica del Grande Medio Oriente”, espressione coniata da George W Bush all’indomani del 2001 con l’ambizione di creare un’oasi di democrazia… e che si ritrova a fare i conti con un “Grande Iran”, un Iran che è diventato fondamentale nelle sorti di Afghanistan, Siria, Iraq, unica rivoluzione che abbia mai avuto successo (tra l’altro con gli stessi attori delle rivoluzioni fallite del 2011- donne, giovani, operai, periferie…) e unico Islam politico che abbia mai governato con successo…ed impietosa è la differenza tra gli Ayatollah che hanno saputo creare e mantenere un sistema assistenziale e una gerarchia nello scismo con l’innovazione teologica e teleologica della dottrina del “Velayat faqi” a fronte del fallimento completo dei Fratelli Musulmani che hanno puntato sulla finanza islamica e sull’islamizzazione dall’alto della società.