“Scritture al sociale”: L’Abruzzo ha bisogno di “cure”
di Patrizia Angelozzi
Tremano ancora le anime insieme alla terra, qui in Abruzzo.
Regione per definizione ‘forte e gentile’, costretta per condizioni diverse e costretta a vivere, a sopravvivere, a versare lacrime,ancora.
Senza tregua, in questa Italia centrale che ha visto un crescendo di ‘scosse di magnitudo’ che sembra siano destinate a proseguire.
Il territorio aquilano, si muove su una faglia tristemente nota dai tempi del terremoto del 2009, diventato famoso con 309 vittime e devastazioni di città e paesi.
I geologi oggi non hanno risposte per garantire, continuano ad invitare alla prudenza nella possibilità concreta che ‘ci si debba abituare alle scosse’.
LE PAROLE NELLA PAURA
“E’ stata una scossa fortissima. Siamo tutti sotto un gazebo e cerchiamo di farci coraggio uno con l’altro…Non avevamo ancora dimenticato.
Le persone dormono in strada, manca l’energia elettrica e l’acqua..le nostre vite sono da reinventare..”
LE EMERGENZE: NEVE E TERREMOTO
Il maltempo, che si è manifestato vestito di ’emergenza’ e le nuove forti scosse di terremoto hanno tenuto in ginocchio il Centro Italia, con paesi sommersi dalla neve e valanghe causate con tutta probabilità dagli eventi sismici.
La provincia di Teramo è stata (e parzialmente resta) in grave emergenza,tantissimi i paesi senza energia elettrica e acqua per oltre 8 giorni..e migliaia di persone isolate.
A causa di tutto ciò disalimentate 98 mila utenze elettriche in Abruzzo e 14 mila nelle Marche.
Morti e dispersi, vite perse per sempre.
Tra tante, la tragica vicenda a Farindola dell’hotel Rigopiano travolto da una slavina, noto alle cronache nei dettagli, per problematiche, emergenze e la corsa contro il tempo per salvare vite. Con il drammatico epilogo di 29 persone che non ce l’hanno fatta.
Sempre in questo periodo, un elicottero del 118 con a bordo sei persone è precipitato, con soccorritori ed un paziente a bordo..nessun sopravvissuto.
Mentre le persone, scavavano a mani nude nella neve per scappare a causa delle scosse.
Terrificante, l’essere ‘incastrati’ dentro una abitazione che barcolla. Anziani che non possono camminare bene, personecon handicap, bambini.
Oltre a tutto ciò, tantissime le scuole nel teramano che ancora non hanno assenso per riaprire. Manca la sicurezza.
Tra ciò che è stato e quel che sarà, restano vittime, feriti, case inagibili, la paura infinita del terremoto che continua a farsi sentire in una emergenza che è lievitatanei giorni, diventata una matrioska di eventi drammatici, sempre più gravi, più importanti.
L’Abruzzo, tornerà a splendere, nelle sue coste e all’interno. In modo caparbio e pieno di dignità; chi ha ‘perso’ tenta di ricostriure,se stesso, case, edifici, una vita…con grande coraggio.
Per far si che ciò possa accadere, la parola d’ordine diventa ‘sicurezza’. Quella che passa attraverso il monitorare il territorio, la prevenzione, i controlli.
In questa Italia abbracciata, da una partecipazione collettiva, sui luoghi feriti il sostegno importante ed eroico della Protezione civile, dell’esercito, delle forze dell’ordine, di uomini del servizio speleologico alpino, di volontari, italiani e non, il senso di gratitudine, per le vite risorte, per l’impegno, la cura, la dedizione, la volontà oltre le proprie forze (che ha contato vittime), la consapevolezza che in Italia la solidarietà esiste. Forte e concreta. Il dolore cinto come braccia, quelle della condivisione.
Abbiamo bisogno, oggi più di ieri,di quanto contenuto dentro una parola, è “la cura”.
Ne abbiamo tutti un grande bisogno, e che sia alimento presente come il pane quotidiano senza dover rincorrere aiuti da codice rosso nella paura di non farcela.