Donne palestinesi raccontano
di Monica Macchi
Segnaliamo oggi un progetto indipendente tutto al femminile di Sahera Dirbas, regista di “La Sposa di Gerusalemme” ed ora anche produttrice, che raccoglie storie orali di 5 donne che raccontano in prima persona la vita in Palestina dal periodo precedente al progetto sionista d’insediamento coloniale (l’episodio “La collana di gelsomino”di Qamar Shabaroo (34 min.) passando per la distruzione della Nakba fino allo stillicidio dell’occupazione israeliana non “solo” militar-territoriale ma anche culturale e idrica. Così nell’episodio “Un secchio d’acqua” di Rebeeha Allan (28 min) ascoltiamo Khadeja e la sua vita segnata dall’acqua: in fuga dal suo villaggio fino al campo UNRWA con le latrine pubbliche…e quando finalmente arrivano i rubinetti nelle case e gli alloggi non reggono i serbatoi! Acqua e terra: ne “Il segreto della donna pastora” di Basma Swaity (19 min) vediamo le restrizioni fisiche al pascolo provocate dal tracciato del Muro, quello che gli arabi chiamano “fasl 3unsurya” cioè apartheid e che per gli israeliani è “Barriera di sicurezza”. Per migliorare le condizioni di vita la scuola e l’educazione gioca un ruolo fondamentale, ed ecco nell’episodio “L’impronta di Suzan” di Shams Gareeb e Zakeih Jabda (17 min) incontriamo Suzan ed il suo infaticabile impegno nel raccogliere fondi per costruire scuole ed orfanotrofi.
Ma l’episodio che forse spiega meglio di tutti i traumi insostenibili, e a volte invisibili, dell’occupazione è “Se Asmaa avesse parlato” di Yafa Atef (24 min), una ragazzina di 16 anni imprigionata a Jenin per attivismo nel FPLP, pesantemente interrogata, forse torturata, forse violentata, forse ha confessato qualcosa ma sicuramente espulsa da scuola per ragioni di sicurezza ed emarginata: morta suicida avvelenata un venerdì…o come temono i parenti lasciata morire in ospedale, tutti sollevati che si sia portata il suo segreto nella tomba.