L’Associazione per i Diritti umani ha chiesto a MARCO LOMBARDI – Direttore di ITSTIME (Italian Team for Security) – un commento a ciò che è accaduto a Nizza. Ecco le sue parole.
Ringraziamo moltissimo Marco Lombardi.
La sera di giovedi’ sara’ ricordata come un’altra Bastiglia: quella della strage di Nizza. Ne avemmo tutti fatto a meno. Il “quando” e il “dove” di questo attacco confermano la grande capacita’ di Daesh di intendere il mondo che vuole combattere: la capitale della Costa Azzurra, a due passi dalla piu’ grande casbha europea, nel giorno del festeggiamento. E’ in questo contesto che irrompe con un camion pesante che tritura famiglie. Tra le tante domande che l ‘attacco pone quella tra le piu’ ricorrenti e’: “Si poteva evitare?”. No. Questa operazione e’ descritta bene in Inspire del 2010,dove sembra di leggere il film
di ieri. Ma tanta informazione su come colpire non aiuta a prevenire: a meno che non si accetti la bagdadizzazione dell’Europa, con blocchi di cemento a impedire gli accessi. Daesh ha importato in Europa la strategia medio orientale dell ‘intifada dei coltelli e delle automobili: insomma tutti addosso agli infedeli con ogni mezzo, di quelli che avete a portata di mano e che possono diventare un’utile arma. Di fronte a questa strategia non si puo’ fare molto: o si accetta l’incertezza del rischio, sempre in agguato, quando chiunque puo’ essere assassino o vittima, o si blinda ogni attivita’ con sistemi di difesa che ci piombano in quella situazione di guerra che la politica, soprattutto, rifiuta di vedere. Si’ perche’ abituiamoci, la guerra ibrida in cui si organizza la terza guerra mondiale a pezzi sara’ parte della prossima quotidianita’. Il terrorismo e’ solo uno degli attori che popolano una guerra diffusa, pervasiva e delocalizzata che si estende in decine di paesi attraverso conflitti coordinati. Il terrorismo di oggi non e’ quello del secolo scorso, a cui ancora troppo spesso fanno riferimento sia le pratiche di contrasto sia le norme di riferimento. Paradossalmente proprio Daesh sta interpretando il mondo globale molto meglio di chi dice di combatterlo. Dunque un cambio di paradigma e’ necessario per cercare di governare la piu’ grande crisi che ha colpito il mondo che per generazioni abbiamo messo in piedi. E non si tratta neppure de colpi di coda di Daesh sconfitto sul campo, come qualcumo racconta. Sciocchezze: Daesh conta su 46 gruppi affiliati in quasi 30 paesi, e’ liquido e flessibile. Se anche perde terreno in Siraq il suo terrorismo continuera’ a vivere per il mondo. A lungo. Questa idea e’ frutto dell’ennesima cecita’ voluta dalla politica. Dunque? Dunque il rischio aumenta e il 2016 continuera’ peggio di come e ‘ cominciato. Ma queste non sono ragioni di sconforto piuttosto motivi per sviluppare degli interventi adeguati che a breve devono garantire sicurezza a cittadini e istituzioni e a lungo devono estirpare la motivazioni che sorreggono l’adesione al terrorismo. In questa prospettiva giudico importante la collaborazione dell’Islam, che non invoco in quanto moderato ma piu’ semplicemente per chiedergli chiaramente da che parte sta. Perche’ il punto e’ questo: abbiamo bisogno di una dichiarazione formale che riguarda l’Islam, ma non solo, che prenda le distanze da Daesh. Non piu’ parole dette a meta’ ma impegni formali di collaborazione in una guerra che ha bisogno di definire regole e contendenti. Chi non ci sta ora e’ tempo che si renda conto che sara’ trattato da collaboratore col nemico.