“LibriLiberi”: Scrittore e assassino, tutte le declinazioni del Potere
(Questa recensione è dedicata a #GabrieleDelGrande e alla sua famiglia)
Ambientato in un piccolo paese sulla costa mediterranea della Turchia, Scrittore e assassino è un romanzo corposo, edito da E/O, che appassiona il lettore con intrecci di sesso e politica. Sesso e politica sono legati da un filo conduttore che tormenta tutti i personaggi, uomini e donne, giovani e meno giovani: quello della brama di Potere.
Uno scrittore – forse, in parte, l’alter ego dello stesso autore – arriva nella cittadina in cerca di tranquillità e di ispirazione per la sua prossima opera, affascinato dal clima, dai colori e dalla Natura del luogo, ma ben presto si rende conto che, sotto la coltre di bellezza, si cela un’umanità inaridita e violenta. Una collina sovrasta il territorio e lì, all’interno di una chiesa, corre voce che si nasconda un tesoro. Come in una favola noir, gli abitanti del posto sognano di conquistarlo, lottano per averlo. Creano alleanze politiche pericolose, trame criminali e commissionano omicidi senza pietà. Ma il tesoro, ovviamente, non esiste, vano desiderio di possesso. Lo scrittore protagonista viene coinvolto in giochi sensuali, attratto prima da una prostituta – lucida nel capire quando sia il caso di parlare e quando no – poi da una bella giovane donna – contraddittoria e misteriosa – e poi da un’altra più agée – già moglie di un uomo ricco e potente.
Come in ogni buona storia, tutte le figure ritratte riflettono tipi e caratteri, vizi e virtù: avidità, passione, curiosità. Questi, in particolare, sono i sentimenti che muovono la trama e che porteranno le persone a una deriva etica e morale, causata dall’ybris, dalla tracotanza che tanto viene punita nei miti greci.
Lo scrittore, che spesso racconta in forma diretta, si paragona addirittura a Dio perchè entrambi, sostiene, scrivono storie e delineano il destino di tutti: “Gli scrittori passano la vita a lottare per non palesare agli altri il desiderio omicida che li governa. Come Dio, anche loro distruggono sena pietà i personaggi che creano, li sballottano da un dolore all’altro, elargiscono spietate punizioni, mossi dall’indifferenza tipica del serial killer” e con i dialoghi che inframezzano (come il coro nella tragedia classica) il racconto, pone questioni importanti e universali sull’esistenza o meno di un Creatore e sulla sua onestà intellettuale. Tema fondamentale, questo, che accomuna autori di libri e giornalisti nella ricerca della Verità, anche se esporla, come sappiamo purtroppo, può risultare pericoloso: “ Nessuno vuole vedere la Verità, perciò perchè dovrei farlo io? Ma adesso sono faccia a faccia con una verità di proporzioni tali che è impossibile da negare. Dio mi sta mostrando delle verità ineluttabili. Ho visto la verità. Sconvolto e pieno di paura, ho visto la verità”.
Sullo sfondo, come in uno dei migliori testi di Pamuk, anche in questo viene tratteggiato un popolo impaurito, tenuto sotto scacco dal giogo del ricatto e della minaccia da parte dei più forti oppure indifferente, cieco e seduto sulle piccole abitudini che segnano un’esistenza vigliacca: “Di sera chattavo con Zuhal e di pomeriggio con la gente del paese in un mondo sconfinato, una realtà completamente diversa da ciò che vedevamo o sentivamo. La vita vera, quella che vivevo tutto solo in città, era calma e noiosa a confronto…Ma la cosa più scioccante era il modo in cui le verità non viste, non proferite, indistinguibili del mondo reale emergevano nel mondo cosiddetto ‘virtuale’,,,”. Ecco un altro argomento che ci riguarda tutti, in Occidente e in Medioriente, in tutto il mondo: il rapporto che abbiamo con la realtà fittizia. Verità e menzogna si mescolano in specchi che deformano, identità multiple, anime marce che si svelano solo dietro al paravento di uno schermo, con la mancanza di coraggio ad esporsi nel quotidiano, quando nel quotidiano la manipolazione, l’ingiustizia e la corruzione sono evidenti.
Il nuovo sindaco del Paese, Mustafa, giovane arrivista, ma anche lui perdutamente innamorato, emana leggi e proclama a suo piacimento, in un climax sempre più ascendente di arroganza e presunzione; due capi clan di una mafia locale, ordinano omicidi e cercano complici anche in chi sa scrivere (il riferimento ai media è chiaro…), mentre il popolo sussurra. Gli uomini iniziano la guerra e le donne ,che dovrebbero custodire la Pace, sono invece la miccia che farà infuriare la violenza.
Un vecchio falegname intagliatore di culle per i nuovi nascituri, amico forse immaginario dello scrittore è la speranza per il futuro e l’ancoraggio salvifico della saggezza: “Il falegname era il mio nesso con il futuro: in qualche modo era il mio trait d’union con l’infinito, mi ricordava il domani e alleviava le sofferenze del presente”. Le nuove generazioni hanno l’opportunità di non ripetere gli errori di chi li ha preceduti, rimanendo nell’ignavia, ma possono trasformare il mondo con azioni nuove, orientate davvero verso la bellezza, la verità e la giustizia.
L’autore del romanzo di cui abbiamo scritto, Ahmet Altan, è stato arrestato nel settembre 2016 per la sua attività di giornalista, scrittore, difensore delle minoranze curde e armene.
Qui l’appello per la sua liberazione:
Pubblichiamo un appello per la liberazione dello scrittore e giornalista turco Ahmet Altan, arrestato in Turchia insieme a molti altri personaggi pubblici in seguito al fallito golpe.
Nel 2017 le Edizioni E/O pubblicheranno il suo romanzo Scrittore e assassino.
Ahmet Altan, scrittore e giornalista turco, è autore di più di cinque romanzi bestseller. La sua prima opera, Four Seasons of Autumn, pubblicata all’età di 27 anni, ha vinto il Gran Premio della Akademi Publishing House. Nel 2009 ha vinto il prestigioso premio per la Libertà e il Futuro dei Media della Fondazione Cassa di Risparmio dei media Lipsia. Nel 2011 ha ricevuto il Hrant Drink Award.
Appello per la Turchia e per Ahmet Altan
Noi sottoscritti facciamo appello ai democratici di tutto il mondo e a tutti coloro che hanno a cuore il futuro della Turchia e della regione sulla quale esercita un ruolo di primo piano, perché protestino contro la vendetta che il governo sta portando avanti contro i suoi più brillanti pensatori e scrittori qualora non condividano il suo punto di vista.
L’antefatto di questa lettera è il tentativo di colpo di stato avvento il 15 luglio 2015, che fortunatamente non è riuscito ed è stato rapidamente represso. Se lo stesso popolo turco non avesse resistito a quest’assalto alle istituzioni, ne sarebbero seguiti anni di miseria.
In seguito a questo colpo di stato, è comprensibile che il governo abbia imposto uno stato temporaneo di emergenza. Tuttavia, il fallito colpo di stato non dovrebbe essere il pretesto per una caccia alle streghe nello stile di McCarthy, né lo stato di emergenza dovrebbe essere applicato con scarso riguardo per i diritti fondamentali, per le norme in materia di prove, o persino per il senso comune.
Noi, come scrittori, universitari e difensori della libertà di espressione siamo particolarmente turbati nel vedere colleghi che conosciamo e rispettiamo essere imprigionati in base alle misure di emergenza. Giornalisti come Şahin Alpay, Nazlı Ilıcak o la scrittrice Aslı Erdogan sono stati aperti difensori della democrazia, oppositori del militarismo e della tirannia in qualunque sua forma.
Siamo particolarmente costernati nell’apprendere che il prominente romanziere Ahmet Altan, e suo fratello Mehmet Altan, scrittore e insigne professore di economia, sono stati arrestati in un raid avvenuto all’alba del 10 settembre 2016. Entrambi sono accusati di avere in qualche modo lanciato messaggi subliminali per chiamare a raccolta i sostenitori del colpo di stato, nel corso di uno show televisivo trasmesso il 14 luglio, la sera prima del tentato colpo stesso.
Ahmet Altan è uno degli scrittori più importanti della Turchia; i suoi romanzi sono stati pubblicati in traduzione e vendono milioni di copie. Per cinque anni è stato, inoltre, caporedattore del quotidiano liberale Taraf. Il giornale ha sempre sostenuto il diritto di sapere dei lettori. Ahmet Altan è stato più volte processato durante la sua carriera – nel 1990 per aver cercato di far sì che i lettori turchi entrassero in empatia con i curdi del paese; più recentemente, per aver tentato di spingere il primo ministro a scusarsi pubblicamente per il massacro di Roboski del 2011 in cui sono stati bombardati 34 villaggi. Il 2 settembre si è presentato in tribunale, imputato di aver rivelato segreti di stato, sulla base di un atto d’accusa che era in gran parte un copia e incolla di casi completamente diversi.
Mehmet Altan è professore presso l’Università di Istanbul, editorialista e autore di numerosi libri in cui ha sostenuto la necessità di ricostruire l’identità della Turchia non sulla razza o sulla religione, ma sul rispetto dei diritti umani. Come suo fratello e altri ora in carcere non è colpevole di aver sostenuto il colpo di stato, ma di aver portato avanti una critica molto efficace al governo attuale, i cui progressi iniziali nell’ampliamento della democrazia si sono ormai inceppati e stanno retrocedendo.
Chiediamo al governo turco di cessare la sua persecuzione di scrittori di primo piano e di accelerare il rilascio di Ahmet e Mehmet Altan, così come dei tanti loro colleghi ingiustamente accusati.