“America latina: diritti negati”: Non una di meno
di Mayra Landaverde
Ogni volta che mi preparo per scrivere questa rubrica leggo e cerco fra le tante notizie che mi arrivano dall’America latina e da anni sembra arrivino le stesse cose. Narcotraffico, repressione e femminicidi. Mi sforzo per trovare qualcos’altro da proporre per non annoiare chi legge, per non annoiare me stessa che scrivo ma sembra un compito molto difficile. Mi piacerebbe scrivere che di là va tutto bene, che le donne sono libere e che non hanno più paura di uscire da sole, ma così non è.
La parola femminicidio è nuova da queste parti, figuriamoci di là, dall’altra parte dell’oceano (non perché in Italia o in Europa non ci sia violenza contro le donne. In Europa ci sono almeno 62 millioni di donne vittime di violenza fisica e sessuale).
La notte di mercoledì scorso è stato trovato il corpo senza vita di una giovane ragazza. Lesvy Berlìn aveva soltanto 22 anni ed è stata uccisa all’interno dell’ enorme campus universitario della più grande università dell’ america latina, l’UNAM a Città del Messico. Lesvy è stata strangolata col cavo di un telefono pubblico e lì è stata ritrovata, appoggiata alla cabina telefonica al centro della Facoltà di ingegneria.
La polizia non ha ancora trovato il colpevole, ma ha già fatto in tempo a pubblicare vergognosi tweet sul caso, dichiarando che la ragazza era alcolizzata, che aveva problemi con le droghe e che erano anni che non studiava più. Insomma se sei una ragazza di questo tipo e vai in giro alle 4 di notte è ovvio che qualcuno ti ammazzi. Se lo cercano sempre loro, le donne che subiscono violenza, è sempre colpa nostra, anche quando ci uccidono. I tweet della Procuraduria general de la justicia de la ciudad de mexico sono stati cancellati in poche ore. In merito alle assurde frasi della PGJ si è lanciata una campagna sui social #SiMeMatan (Se mi ammazzano). “Se mi ammazzano cosa diranno di me…” per ribadire ancora una volta che siamo libere di agire come meglio crediamo, di vestirci come ci piace e di uscire a qualsiasi orario e di frequentare chi vogliamo senza che tutto questo ci metta in pericolo.
Un grande gruppo di donne si è organizzato per manifestare venerdì scorso per esigere giustizia per Lesvy. E’ stata organizzata una marcia all’interno della Ciudad universitaria, fra le dichiarazioni delle partecipanti c’è una giovane mamma che dice : “Io sono qui perché ho un figlio e una figlia e voglio che loro vivano in un Messico libero dalla violenza. Voglio che i miei figli vadano a scuola senza che nessuno li ammazzi…voglio un Messico libero dal machismo”.
Il video termina con una ragazza che dice: “Ogni volta che esco con le mie amiche ci salutiamo dicendoci, chiamami quando arrivi a casa”. Non tutte sono femministe, ma in quanto donne sanno quant’è orribile essere donna in questo paese.
Di seguito il link al video sulla manifestazione: