Il sistema di accoglienza diffusa italiano. Best practice: Cooperativa K-PAX!
di Veronica Tedeschi e Ilaria Rudisi
Il 4 Maggio il Presidente della Cooperativa K-PAX ci ha aperto le porte della casa dove accoglie migranti e profughi. Questa casa, nel Comune di Breno in Valle Camonica, è un luogo speciale che prende il proprio nome dal film visionario K-PAX, che ha per protagonista “…un uomo, un alieno, un saggio”. La loro scommessa? “dare ospitalità a esseri umani, saggi di esperienze, sovente trattati come alieni dalla nostra società“.
Cooperativa K-PAX implementa un modello di accoglienza diffusa che passa sia da una stretta cooperazione tra gli Enti e i servizi del territorio che da un coinvolgimento diretto del territorio ospitante attraverso la sensibilizzazione della comunità locale al tema dell’accoglienza, in particolar modo di soggetti sensibili quali i rifugiati politici.
La attività della Cooperativa si inseriscono nel più ampio sistema nazionale degli SPRAR. Lo SPRAR quale strumento di accoglienza è in grado di produrre la maggior resa solo se alla base vi è una stretta cooperazione tra l’Ente territoriale, ovvero il Comune, e l’Ente nazionale, il Ministero dell’Interno. Infatti, è proprio il Comune, che in periodi coincidenti a quelli stabiliti dal bilancio, rendiconta e trasferisce i fondi nazionali – sulla base dei finanziamenti stanziati dal Ministero dell’Interno – ai soggetti che sul territorio di competenza svolgono attività di accoglienza. Oggi giorno il sistema SPRAR è un sistema di natura volontaria, ciò significa che è lo stesso Comune che chiede di diventare SPRAR. Recentemente, per far fronte alle sempre più crescenti richieste di accoglienza e di protezione internazionale, gli enti locali, mutuando modelli ampiamente diffusi nei paesi del Nord Europa, hanno implementato modelli di cooperazione tra le Istituzioni ed il privato.
Il modello proposto e quotidianamente implementato dalla Cooperativa K-PAX può ad oggi, nel mare magnum delle attività dell’accoglienza, essere considerata una best practices. Infatti, ad oggi i numeri dell’immigrazione crescono sempre più, nel 2016 sono arrivati alle porte d’Europa 503.700 migranti, di cui 181 mila in Italia.
In questo contesto, perennemente emergenziale è poco preventivo, la risposta ad oggi più efficace al collasso del sistema di accoglienza nazionale è proprio l’accoglienza diffusa. L’accoglienza diffusa è uno strumento a doppia utilità. Infatti non solo permette di inserire in un contesto socialmente protetto il migrante, ma permette all’Ente locale, generalmente piccolo, di riqualificare dal punto di vista urbanistico e sociale il proprio centro. Ed è proprio questa l’esperienza del Comune di Malegno ove dalla gestione congiunta con Cooperativa K-PAX del fenomeno migratorio il Comune di Malegno ha visto la rinascita del proprio borgo, l’impegno solidale dei propri abitanti sia nell’accoglienza che nell’insegnamento di nuove professioni ai ragazzi al fine di garantirgli un inserimento effettivo nel contesto sociale.
L’accoglienza diffusa genera reddito e innalza le condizioni di vita, la c.d. integrazione abitativa rappresenta ad oggi nei piccoli centri, una fonte integrativa di reddito. Con questo, teniamo a precisare, non si intende speculare sulle migrazione (come già ampiamente avviene in Italia), ma si intende valorizzare la migrazione come fenomeno necessario con cui interfacciarsi, come fenomeno a lungo termine che deve necessariamente essere integrato nella società che accoglie ed essere valorizzato come tale cessando quindi di essere considerato unicamente come fenomeno da contenere con un approccio di tipo securitario.
La visita è il completamento del percorso di formazione iniziato nell’ambito del workshop “oltre i muri d’Europa” organizzato da Zeppelin una rivista di politica internazionale, in collaborazione con Cooperativa K-PAX e Comunità Sant’Egidio.