“VenerdIslam”: Riding on a cloud, l’amnesia del Libano
di Monica Macchi
I ricordi sono immagini immobili
che vanno fatte muovere
Yasser Mrouè
La paura di sapere ci condanna all’ignoranza;
la paura di fare, ci riduce all’impotenza.
Ora, la democrazia ha paura di ricordare,
ci ammala di amnesia:
ma non c’è bisogno di nessun Sigmund Freud
per sapere che
nessun tappeto può nascondere i rifiuti della memoria.
Eduardo Galeano
24 febbraio 1987: esattamente un anno dopo l’assassinio di Suheil Tawileh, viene ucciso anche Hussein Mroue, giornalista e leader del partito Comunista Libanese. Il nipote Yasser, appena diciassettenne, sente la notizia alla radio, e mentre corre verso casa viene colpito in testa da un proiettile vagante: sopravvive al coma ma resta semiparalizzato e afasico. Inizia una lunga e dolorosa riabilitazione che passa anche per la difficoltà di riconoscere la realtà dalla rappresentazione. Il fisioterapista gli ha così consigliato di iniziare a girare dei video che costituiscono il codice linguistico della sua tragedia personale inserita nella tragedia della guerra civile senza farla diventare una “pornografia della guerra” ma inserendo le conseguenze fisiche ed estetiche di un corpo martoriato in una rappresentazione.
Il fratello Rabih (regista, attore, drammaturgo e visual artist,collaboratore di “The Drama reviews” e “Kalamon”, co-fondatore del Beirut Art Center e direttore del Münchner Kammerspiele ) costruisce infatti uno spettacolo in cui il corpo di Yasser è in scena ma non si muove, presente nella sua assenza rappresentando il concetto di latenza elaborato dai cineasti libanesi come metafora del dopo-guerra: la mancata riconciliazione del corpo civile causata dalla deresponsabilizzazione politica che lascia senza mandanti i crimini di guerra, gli scomparsi, gli sfollati e i profughi, la gentrification del centro storico e la legge di amnistia sulla base del principio “dimenticare per ricominciare”.
E tutti i lavori di Rabih Mroue sono una denuncia delle contraddizioni del discorso politico e dell’iconografia ufficiale, della censura e della rimozione ed un omaggio al ruolo della memoria individuale e collettiva e al coraggio della società civile sotto un regime non democratico da “Come in Sir, we’re waiting for you outside” per commemorare i cinquanta anni della Nakba fino al recentissimo“The Pixelated revolution” sulla Siria.