“LibriLiberi”: Il ragazzo che ha dipinto la guerra
Adam è un ragazzino con la sindrome di Asperger, nato e cresciuto in Siria. E’ lui la voce narrante di un racconto potente, straniante, terribile, il racconto della guerra.
Il romanzo si intitola Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra, opera prima di Sumia Sukkar, scrittrice britannica, di padre siriano e madre algerina. Edito da Il Sirente, nella collana Altri arabi.
Adam comunica con i suoi familiari e con il mondo esterno attraverso i suoi dipinti; i capitoli del libro, infatti, portano nomi di colori, ognuno dei quali rappresenta uno stato d’animo.
In un climax ascendente il protagonista accompagna il lettore all’interno di un Paese che sta per essere devastato, anche dall’indifferenza dell’Occidente, e presenta la sua famiglia composta da padre, fratello e sorella, ciascuno esponente di una scelta di vita, religiosa, combattente, rassegnata.
Adam non può esprimere bene i propri pensieri, le proprie paure, i propri sentimenti: ed è, quindi, ancora più traumatico per lui sopravvivere in una condizione di orrore quotidiano, vedere i propri cari soffrire nel corpo e nell’anima, assistere alla sparizione dell’ambiente in cui è nato e cresciuto. E poi l’orrore è indicibile per chiunque.
Persone che iniziano a cibarsi di cartone perchè la Siria è completamnte isolata; persone che vengono uccise o violentate in un crescendo di cattiveria gratuita perchè, in guerra, vige la regola dell’homo homini lupus; persone che, con la casa distrutta, senza nemmeno la salute si mettono in viaggio, a piedi, stanchi e laceri, per tentare di raggiungere un luogo un po’ più sicuro, attraversando l’inferno.
Strutturato come un film – con stacchi tra una scena e l’altra – e come una pièce teatrale – per le voci dei personaggi – il testo prende in considerazione le sofferenze del popolo, ma analizza anche il ruolo della comunità internazionale, dei mass media interni e stranieri, del gioco geopolitico che ha fatto della Siria un capro espiatorio per agevolare leadership e finanze di altri.
“La donna alla tv ha l’espressione del dolore in viso e mi fa venire volgia di dipingerla. Sta parlando della Siria, di giovani rapiti e bruciati. Li hanno torturati e gli hanno strappato le unghie. Yasmine mi dice di lsciare il salotto per non sentire queste cose, ma io non voglio…”: Yasmine è la sorella di Adam, sorella/madre/moglie, all’interno del nucleo familiare, da quando la mamma dei ragazzi è deceduta qualche tempo addietro; donna sognata, ricordata, immaginata dal ragazzino, la Donna che facilmente si può avvicinare al simbolo della Pace perduta e al desiderio di riconquistarla.
La stanza di Adam, nella grande casa, è tappezzata dai suo quadri: prima di colori accesi poi sempre più bui e infine anche dipinti col sangue; l’ufficio della Polizia è tappezzata dalle fotografie del Presidente…la politica, il regime, le istituzioni, mai a proteggere, mai presenti, mai efficaci.
Molti i riferimenti artistici e letterari: Volto di guerra di Dalì oppure George Orwell, ad esempio, perchè purtroppo i conflitti nel mondo sono ancora tanti, troppi e le riflessioni non bastano a smuovere le coscienze.
Pochi, rari momenti di sollievo quando, anche se affranti, rimane uno scampolo di Vita (“Il suono delle risate nelle mie orecchie assomiglia al miele che si scioglie”); una continua lotta tra la Morte e la Vita e, nonostante tutto, quest’ultima riesce ad avere la meglio, contro ogni nichilismo, ogni violenza, ogni sopruso. Arancione, Lavanda, Magenta, Marrone, Indaco…I colori, la potenza dell’Arte, della Bellezza, fungono da catarsi, da rifugio, da speranza. Il Futuro è negli occhi dei bambini, dei giovani che riescono ancora a colorare la realtà, a renderla meno orribile di quella che noi abbiamo voluto o lasciato che fosse.
“Guerra, significa perdere ciò che ami. Pace, è ciò che resta quando finisce la guerra”.