Diario di un paradosso venezuelano
di Tini Codazzi
25 giugno 2017: Funzionari della Polizia di Chacao (quartiere a est di Caracas) ingiustamente detenuti nel carcere del SEBIN-Servizio Bolivariano di Intelligence Nazionale, iniziano uno sciopero della fame per esigere la loro immediata liberazione poiché sono in possesso del documento di scarcerazione da quasi un anno, ma paradossalmente ancora sono in prigione.
5 luglio 2017: Festa dell’indipendenza di Venezuela. Al Parlamento c’è un atto ufficiale per commemorare i 206 anni dalla Firma della Dichiarazione dell’indipendenza. Quest’anno è particolarmente significativo perché di “indipendenza” si parla da molti anni. Indipendenza dal regime, dal terrore, dalla fame, dalle ingiustizie quotidiane, dalla censura, dalla tortura, dalle morti inflitte in questi 17 anni. E quale idea hanno i simpatizzanti del governo per festeggiare? Irrompere con inaudita violenza in un’istituzione ufficiale sparando, lanciando bombe, picchiando e sequestrando i deputati. Per fortuna ci sono stati soltanto dei feriti. Dopo si è verificato dalle telecamere di sorveglianza che la stessa Guardia Nazionale aveva aperto i cancelli e facilitato l’entrata al branco di bestie piene di odio. Una giornata importante anche per il governo perché nel frattempo, il presidente Maduro e tutta la cupola militare faceva la tradizionale sfilata militare, ma questa volta in vero stile “coreano”, del nord ovviamente. Sembrava di essere a Pyongyang ma con il tocco caraibico. Che paradosso, no? Violentare un’istituzione ufficiale in quel modo il giorno dell’indipendenza del paese.
8 luglio 2017: Nella notte, il prigioniero politico più emblematico di questo regime, Leopoldo Lopez, viene trasferito dalla prigione militare di Ramo Verde a casa sua, arresti domiciliari dopo aver passato 3 anni dietro le sbarre e quasi sempre in isolamento. Il governo dichiara che il suo trasferimento è per ragioni “umanitarie” e per problemi di salute. È un paradosso sentire la parola “umanitario” uscire dalla bocca di queste persone. Prima di andare via però, l’intelligence di Maduro gli ha lasciato come regalo un braccialetto elettronico nella caviglia. Non è libero, ha soltanto cambiato carcere, più comoda e accanto alla famiglia.
10 luglio 2017: Grazie alle reti sociali si diffonde una foto terrificante del deputato per la regione Barinas Wilmer Azuaje, seduto per terra con le mani incatenate e legate con un lucchetto a una tubatura sul muro, in condizioni inumane. Un’umiliazione così non si fa nemmeno ad un animale. Azuaje è in prigione dal 2 maggio, in sciopero della fame dal 25 giugno. Sua madre denuncia che il figlio viene torturato sistematicamente. La Procura della Repubblica (TSJ-Tribunal Supremo de Justicia) ha ordinato per il deputato Azuaje gli arresti domiciliari. Invece di andare a casa si diffonde questa foto, che paradosso.
13 luglio 2017: Un ragazzo di nome Gianni Scovino, di 33 anni, malato di Sindrome di Asperger, è brutalmente aggredito da un gruppo di più di 10 agenti della Guardia Nazionale e della Polizia Bolivariana. Uno contro il branco. Una aggressione gratuita, selvaggia, brutale e crudele. Non contenti, dopo le percosse, il ragazzo viene portato via e detenuto in carcere. Adesso è in libertà ma è in terapia intensiva in un ospedale. Si è salvato. Tarek William Saab, il difensore del popolo, uno dei fedelissimi di Maduro dichiara che sono iniziate le indagini e che i responsabili saranno presi. Dopo due giorni si è recato in ospedale a far visita al ragazzo. Dopo molta pressione sono stati individuati questi ufficiali. Solo il nome “difensore del popolo”, in una dittatura, è un paradosso grande come una cattedrale.
15 luglio 2017: Nicolas Maduro, in una delle sue innumerevoli apparizioni televisive, compare vestito con un nuovo uniforme militare e ridendo, si paragona con Saddam Hussein. Dice molto orgoglioso: “Mi assomiglio a Saddam Hussein. Saddam Hussein dal vivo”. Senza parole.
16 luglio 2017. Una bambina di 8 anni muore per denutrizione nella città di Maracaibo. Per chi non lo sa, Maracaibo è la città del petrolio per antonomasia, anche questo triste fatto sembra un grandissimo paradosso. La regione che ha un sottosuolo ricchissimo ha anche una delle popolazioni più povere del paese. Questa bimba si aggiunge alla lista di 7 bambini già deceduti per la stessa causa nell’ultimo mese e mezzo.
16 luglio 2017: Un atto di disobbedienza civile meraviglioso, pieno di speranza e determinazione è stata la consulta popolare indetta dalla MUD (Mesa de la Unidad Democrática) la coalizione dell’opposizione. 15 giorni per organizzarla, senza l’appoggio delle istituzioni del governo, censurata da tutti i mezzi di comunicazione, con soltanto 14.000 seggi. Più di 7 milioni di venezuelani, dentro e fuori, hanno risposto a tre domande e il 98% dei votanti ha votato che non vuole la Assemblea Costituente di Maduro e lo vuole fuori subito. Una chiara e contundente risposta che è stata macchiata di sangue dal solito branco di paramilitari che sono passati davanti a un seggio ad ovest di Caracas sparando all’impazzata, ferendo 3 persone e ammazzando una donna di 61 anni. Dopodiché i paramilitari sono entrati nella chiesa del quartiere e hanno sequestrato le persone che lì si erano rifugiate, compreso il Cardinale Urosa Savino, Arcivescovo di Caracas. Questo è successo nel quartiere di Catia, molto popolare e nettamente chavista in passato e che nella consulta popolare ha votato contro Maduro. Il Generale Benavides Torres, comandante della Guardia Nazionale ha dichiarato che la MUD è colpevole dei fatti successi in Catia, la stessa MUD che ha organizzato tutto. Dichiarazione sorprendente.
17 luglio 2017: 5 dei 14 funzionari della Polizia di Chacao, che il 25 giugno hanno iniziato lo sciopero della fame, decidono di cucirsi le labbra per intensificare lo sciopero e fare più pressione.
18 luglio 2017: Un gruppo di più di 150 senatori tra colombiani e cileni hanno firmato e presentato una denuncia contro il governo venezuelano davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aia. Il Parlamento Italiano, nella seduta giornaliera, ha toccato in modo esaustivo il problema del Venezuela e si è schierato a favore del popolo. Tre GRAZIE! E questo non è un paradosso.
Il popolo venezuelano, fuori e dentro, continua a lottare con tutti i mezzi possibili. Il governo sembra impassibile, ma non lo è. La loro grande disgrazia è che la gente non ha più paura, c’è sempre qualcuno che guarda e denuncia. La Corte Penale Internazionale dell’Aia prima o poi dovrà ascoltarci.
BASTA YA! NO MÁS DICTADURA!
Informazioni sulla campagna internazionale “Venezuela somos todos” per fare pressione all’Aia: @vstmundo, #QueHAYAJusticia.