Il silenzio pieno di significato di Padre Paolo Dall’Oglio
Padre Paolo Dall’Oglio, il costruttore di ponti contro l’odio, le disuguaglianze, per la pace e il dialogo, anche religioso. La notte tra il 28 e il 29 luglio di quattro anni, fa , nel 2013, Padre Paolo è stato rapito. Non hanno mai rivendicato il suo sequestro.
“Quest’anno l’Adha, la festa del sacrificio alla fine del pellegrinaggio abramitico, cade pochi giorni prima di Natale. Da secoli i vicini di casa cristiani e musulmani si rendono vicendevolmente visita per le feste cogliendo l’occasione per riconciliarsi quando necessario. Perché non farlo anche in Italia? Magari con una telefonata prima: “Pronto? Parlo con il signor Mohammad? Volevo augurarle buona festa. Ha parenti al pellegrinaggio? Dio glieli riporti tutti a casa in buona salute…”. Parole scritte da Padre Paolo Dall’Oglio verso la fine dell’anno 2007 per dare il buon esempio, l’esempio di buone e semplici pratiche di rispetto e di convivenza.
Evitava le dottrine, si serviva della parola e del cuore per portare avanti il suo messaggio (e non solo, anche il suo progetto concreto) di armonia tra le confessioni, tra cittadini, fedeli e non in quella Siria martoriata, devastata dall’indifferenza (o forse no, dalla volontà) della comunità internazionale, ma anche fuori da quel Paese che oggi, forse, non potrebbe più riconoscere perchè non c’è più.
Dopo essersi espresso a favore del piano di pace dell’inviato dell’Onu Kofi Annan, il religioso è stato espulso proprio dalla Siria nel 2012, ma ha deciso di rientravi per il popolo siriano, per i popoli sottomessi ad una tirrania feroce e ad una violenza cieca e barbara. E da allora, da quattro lunghi anni, non si hanno notizie di un Uomo, di un intellettuale, oltre che di un servitore di Dio, il cui spessore fa sentire ancora di più il vuoto della sua mancanza, ma un vuoto che sarà sempre pieno di quei valori positivi che devono tornare a governare il mondo.