“Scritture al sociale”. Se questo è un uomo…Libero
di Patrizia Angelozzi
Il percorso professionale di Vittorio Feltri, lo vede ricoprire ruoli importanti nella direzione di testate giornalistiche. Leggendolo, bisogna ammettere che ‘se questo è un uomo’, Primo Levi, dall’alto della sua posizione, sta scomodando le ire del cielo.
L’esperienza insegna, almeno, dovrebbe. Come può un direttore editoriale, esprimersi in modo triviale, volgare, dissacrante, invadente, irriverente, molesto e diciamolo, osceno? Va detto ad onor del vero, che grazie al web, gli articoli giornalistici, soprattutto quelli, dai titoli ‘trionfali’ (ovviamente sono ironica), sono letti da tutti. Persone di ogni età, in possesso di uno smartphone, quindi anche dalla categoria di ragazzini dai 13, 14 anni in su. Possibile che l’Odg, l’ordine dei giornalisti consenta tutto questo?
Leggere i suoi pensieri su Twitter può lasciare basiti, ed i TITOLI di questi ultimi tempi, sono l’apoteosi della volgarità, della trivialità. Tanta cultura per non sapere di cosa è fatto UN UOMO…
Sarà il caso che l’Odg, riveda regolamenti, normative, applicando regole, vecchie e nuove, salvando l’idea di deontologia che purtroppo non trova più riscontro?
Noi, comuni mortali, leggendo raccapriccianti particolari, confermati OGGI e smentiti DOMANI, proviamo a barcamenarci, spiegando ai nostri figli, agli allievi, a chi vicino a noi, che ci sono Persone NON PERSONE, che vivono per alzare il livello delle vendite, mettendo in vendita LA VITA DEGLI ALTRI.
E CHE LIBERO CI LIBERI DI TANTA POVERTA’
Di seguito un ridotto riepilogo delle controversie professionali e giudiziarie per sapere, Chi è Vittorio Feltri
Inizia professionalmente con ruoli amministrativi in posti (brefotrofi e manicomi) che avrebbero dovuto ampliare la sua sfera ‘umana’, invece no..
Riprende presto la sua carriera di giornalista e anche di inviato speciale.
Sostiene pubblicamente Enzo Tortora, allora ingiustamente accusato di associazione camorristica e spaccio di droga. Ecco, qualche spiraglio di umanità, l’ha avuto..
In seguito un falso ‘scoop’, giustificato con la ritrattazione di testimoni che non vollero parlare più..
In seguito le 35 querele accumulate da parte del magistrato Antonio Di Pietro. Per questo l’amministrazione del quotidiano decise un accordo. Feltri scrisse allora in prima pagina una diplomatica lettera al magistrato e nello stesso numero, in ben 2 pagine, la ricostruzione delle accuse a Di Pietro smontate, Feltri lasciò il Giornale.
In seguito (nel 2000) viene radiato dall’albo dei giornalisti della Lombardia per la pubblicazione di sette fotografie raccapriccianti di bambini, prese da un sito pornografico, disponibile ai pedofili russi, che turbavano il comune sentimento della morale e l’ordine familiare.
Qualche tempo dopo , l’Ordine dei giornalisti di Roma, annulla il provvedimento di radiazione e lo converte in censura.
Nel 2003 il quotidiano Libero riceve dallo Stato 5.371.000 euro come finanziamento agli organi di partito, poiché registrato come Movimento Monarchico Italiano, trasformato successivamente in cooperativa per attingere ai contributi per l’editoria destinati alle cooperative di giornalisti. Successivamente diventa Fondazione Onlus…
Si esprime contro l’operato della magistratura e a favore di politici, interviene sulla cronaca nera, difendendo gli imputati di: Cogne, Garlasco, omicidio Marta Russo, Yara Gambirasio, facendo discutere per le sue offese verso le vittime.
Le vicende giudiziarie di Vittorio Feltri, un uomo LIBERO
Nel 1996, come direttore del «Giornale fu condannato dal Tribunale di Monza per diffamazione a mezzo stampa ai danni del giudice antimafia Antonino Caponnetto. Il procedimento riguardava un articolo del 20 marzo 1994 nel quale si mettevano in discussione, fra gli altri elementi, i rapporti tra Giovanni Falcone e lo stesso Caponnetto.
Nel 1997 è stato condannato in primo grado dal tribunale di Monza con Gianluigi Nuzzi, per diffamazione a mezzo stampa nei confronti di Antonio Di Pietro
Nel 2003 è stato condannato dal tribunale di Roma, insieme a Paolo Giordano, su richiesta di Francesco De Gregori, per avere travisato il pensiero del cantautore su Togliatti e sul Pci.
Nel 2006 è condannato dal giudice monocratico di Bologna, Letizio Magliaro, ad un anno e sei mesi di carcere per diffamazione nei confronti del senatore Ds Gerardo Chiaromonte.
Nel 2007 è assolto dalla quinta sezione penale della Corte di Cassazione dall’accusa di diffamazione nei confronti dell’ex PM Gherardo Colombo per un editoriale pubblicato su Il Giorno nel 1999.
Nel 2007 è condannato assieme a Francobaldo Chiocci e alla società Europea di Edizioni spa dalla Corte di Cassazione a versare un risarcimento di 45 000 euro in favore di Rosario Bentivegna, uno degli autori dell’Attentato di via Rasella, per il reato di diffamazione
Nel 2011 il Tribunale di Milano condanna Feltri a risarcire l’ex senatore dei Verdi, tra i fondatori dell’Arcigay, Gianpaolo Silvestri (oggi dirigente di SEL) 50mila euro, per un insulto a sfondo omofobo pronunciato dal giornalista.
Per saperne di più
https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Feltri