Fuga per la vita. Di Emilio Drudi
E’ finalmente acquistabile on line, sui principali siti specializzati, l’e-book di Emilio Drudi dal titolo “Fuga per la vita”. Una pubblicazione attuale, densa di dati, informazioni, notizie sul sistema delle migrazioni, sulle ragioni politiche, economiche e ambientali che portano milioni di persone ad abbandonare il proprio paese per cercare riparo e sopravvivenza altrove, sul nostro sistema di accoglienza, sui recenti protocolli e accordi, sui relativi retroscena e sulle contraddizioni della nostra politica estera e di quella europea.
Un libro patrocinato anche dal Comitato Nuovi Desaparecidos, con una prefazione del suo presidente Arturo Salerni.
Drudi con quest’opera ha voluto ricostruire, con puntualità rigorosissima, le condizioni socio-politiche che caratterizzano i principali paesi d’origine dei flussi migratori e in particolare dei profughi mettendo in evidenza anche i percorsi, le difficoltà, le contraddizioni gravi della politica estera italiana ed europea, con uno guardo sempre analitico e nel contempo chiaramente esposto.
Già l’introduzione è quanto mai chiara. Afferma infatti Drudi: “In Eritrea? Lì le nostre madri ci partoriscono per essere poi servi del regime, in Eritrea. Siamo scappati per potere avere dei figli e questi figli essere nostri e non da usurare nelle mani del regime…”. Sono le parole di una rifugiata giovanissima, ascoltata da un operatore sociale nel campo profughi di Gorizia. In questo breve flash c’è tutto: l’urlo di dolore e la storia personale di quella ragazzina; lo stato-prigione eritreo che ti sequestra nell’esercito per un tempo indefinito, ti ruba i figli e ogni speranza di futuro; la sofferenza di un intero popolo in catene da anni. E ancora, più in generale, c’è la tragedia dei profughi di tutto il mondo: dei milioni di donne e uomini costretti a una “fuga per la vita” da situazioni di crisi estreme.
Ecco il punto: come denuncia Giuseppe Cederna in Home, un efficacissimo monologo che dà voce ai migranti, dalla propria casa non si scappa: “Lasci la casa solo quando la casa non ti lascia più stare”. “Non ti lascia più stare”, ti scaccia con le guerre, le persecuzioni, le dittature, il terrorismo, la fame e la carestia, la mancanza anche della più pallida prospettiva. Troppo spesso, però, il Nord del mondo, l’Europa a cui questi disperati rivolgono il loro grido d’aiuto, sembra non saperlo. Anzi, sembra non volerlo sapere: si gira dall’altra parte, si chiude, respinge. Fa diventare una notizia di routine, da dimenticare subito, anche la morte, la strage di migliaia di persone. Qualche lacrima, qualche parola di circostanza e via, fino al naufragio o alla mattanza nel deserto successivi. E, per giustificare le chiusure e l’indifferenza, si inventano paure assurde. Non a caso una delle parole più ricorrenti è “invasione”, come se alle porte ci fosse un esercito ostile in armi e non un’umanità bisognosa di tutto.
Già, “invasione”. Una delle prove chiamate a sostegno di questo termine foriero di paure è stato il milione circa di richiedenti asilo arrivati in Europa nel 2015. Un milione: è stato ripetuto chissà quante volte, ossessivamente. E detto così, in assoluto, è una cifra che in effetti colpisce. Ma se si riflette un po’, un milione e 50 mila, questa è il numero esatto, equivale ad appena lo 0,2 per cento della popolazione europea: della popolazione, cioè, del continente più ricco e avanzato del mondo. Niente a fronte dell’1,2 milioni di profughi che ospita il piccolo Libano, con appena 5 milioni di abitanti. Serve, allora, una “battaglia di verità”, condotta costantemente, giorno per giorno, perché la gente possa sapere. Sono in tanti a combatterla, ma la strada è lunga e difficile.
Prova a percorrerla anche questo lavoro. Un lavoro nato nel tempo: si basa essenzialmente su esperienze, osservazioni e dati messi insieme per una serie di servizi giornalistici o collaborando con il Comitato Nuovi Desaparecidos e l’agenzia Habeshia di don Mussie Zerai, il sacerdote eritreo “angelo dei profughi”, candidato nel 2015 al Nobel per la pace. Non ha alcuna pretesa scientifica. Vuole essere, piuttosto, una sorta di cronaca ragionata, costruita giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. E, insieme, un promemoria.
L’obiettivo è quello di fornire informazioni per aiutare a rendersi conto di quanto sta accadendo e perché: chi sono i protagonisti e le vittime, da dove vengono, che cosa chiedono. Dati, storie, situazioni, personaggi, problemi, analisi, proposte, per cercare di contrastare quell’indifferenza che induce, appunto, a voltarsi dall’altra parte anziché a guardare negli occhi quella ragazzina eritrea di Gorizia e mille, milioni di altri come lei. Ecco, la fatica sarà stata ben spesa se quanto è contenuto in questo libro riuscirà almeno un po’ a diradare l’attuale, fitta nube di indifferenza. Nella convinzione che, in situazioni come questa che stiamo vivendo, densa di morte e di sofferenze inumane, anche soltanto restare indifferenti è una colpa grave. O, peggio ancora, un crimine contro l’umanità. (Da tempimoderni.it)
Questo il link al sito di Tempi Moderni per avere maggiori informazioni:
http://www.tempi-moderni.net/
Qui invece il link ad uno dei siti dal quale acquistare il volume:
Ne consigliamo l’acquisto (solo 4.99 euro) ma soprattutto la lettura, approfondimento e l’organizzazione di iniziative volte a presentarlo pubblicamente ed analisi dei contenuti. Un libro utile e interessante da leggere.