“LibriLiberi”. Geo-grafie del silenzio
La casa editrice Mimesis ha deciso di pubblicare una serie di libelli, all’interno di una collana chiamata ”Accademia del silenzio”, curata da Duccio Demetrio e Nicoletta Polla-Mattiol. Ogni libro, di circa cinquanta pagine, contiene riflessioni sul tema del SILENZIO, declinato tramite diverse discipline e sensibilità. E ogni libro è un piacere per la mente e per lo spirito.
Oggi vi parliamo del testo intitolato Geo-Grafie del silenzio di Daniela Finocchi, giornalista, saggista, da sempre interessata ai temi del mondo femminile.
Ideatrice del Concorso nazionale Lingua Madre, destinato alle donne straniere in Italia, in questo percorso letterario commenta proprio alcuni brani scritti dalle partecipanti alle ultime edizioni, fornendo così un quadro dei cambiamenti della nostra società, mettendo in luce le problematiche legate alle migrazioni al femminile, costruendo un ponte tra culture diverse.
Nell’introduzione si legge: “Quella delle donne è una storia condivisa, a lungo caratterizzata dal silenzio, inteso però come rimozione, svilimento e negazione della soggettività femminile. Un silenzio spesso cercato dalle donne stesse, per sottrarsi all’inautenticità di una lingua ‘straniera’, in quanto lingua della cultura patriarcale…”. Ecco allora le parole di una madre per un figlio: “ E ho taciuto. Farò del mio meglio per imparare una nuova lingua per comunicarti tutto il mio amore, tradotto e intraducibile. Per te diventerò l’occidentale nell’aspetto e nell’appetito…Ma sappi che in me una sola cosa non potrà mai mutare: il mio silenzio. Non è un silenzio rancoroso o intriso di sfiducia. Non è il mero opposto al rumore…Il silenzio orientale è privo di giudizio e, di conseguenza, scevro di dolore…Quindi, figlio mio, ricorda sempre che quando vorrai ascoltare davvero la voce di tua madre, dovrai ascoltare i suoi silenzi”, parole di Laila Waida, indiana. Si parla, poi, del corpo della donna, “spesso ridotto al silenzio, sminuito o strumentalizzato dalla cultura patriarcale” e Luciana Petrovich ci ricorda che fu con la civiltà greca che venne elevato il corpo maschile a paradigma di perfezione e di bellezza, come emblema di potenza e di salute.
Besa Mone, albanese, racconta delle difficoltà della figlia Anila per diventare insegnante e, con grande ironia, scrive: “Finchè vuoi istruirti nella scuola italiana sei libera di farlo (per la primaria e la secondaria non serve neanche il permesso di soggiorno), istruire gli altri non te lo permettono”.
Il libro – denso e importante per i suoi riferimenti all’antropologia, alla psicologia, all’etnografia – rimanda anche al legame tra il Femminino e la Terra nei testi di Aminata Aidara, senegalese, Yolanda Parra, dalla Colombia o della russa Evgenia Kniazeva: “ …Il parto fu lungo e doloroso. La sua coscienza oscurata sembrava essersi distaccata dal corpo. In un istante si trovò sulla riva di un fiume. Era un fiume largo, con l’acqua torbida. Piccole case in legno, un grande ponte in lontananza, una delle case era quella di sua nonna”.
Relazioni intergenerazionali, istinto a dare e proteggere la Vita, senso di accoglienza e di protezione, l’importanza della cura di sé e degli altri: questo e molto altro negli scritti delle donne che partecipano al concorso. Sarebbe utile far leggere Geo-Grafie del silenzio agli uomini, portarlo nelle scuole per ripristinare quell’alleanza feconda e costruttiva tra i due poli dell’umanità. Sarebbe utile consigliarlo, regalarlo, diffonderlo perchè è importante per recuperare un buon rapporto con gli “Altri” (stranieri e non solo), con i nostri familiari, con la Natura che ci circonda; per ritrovare un linguaggio comune che si basi sui valori positivi e per ricordare che l’armonia sociale, civile, politica parte dai piccoli gesti e anche da pratiche silenziose, ma incisive.