Brexit: come proteggere i diritti di 4,5 milioni di cittadini
Barbara Spinelli (GUE-NGL) è intervenuta nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo dedicata allo stato di avanzamento dei negoziati con il Regno Unito, alla presenza di Michel Barnier, capo negoziatore incaricato di preparare e condurre i negoziati con il Regno Unito a norma dell’articolo 50 del TUE, di Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea e di Matti Maasikas, viceministro estone per gli Affari europei. Di seguito l’intervento, tenuto in qualità di co-relatore per il gruppo GUE/NGL della Proposta di Risoluzione sullo stato di avanzamento dei negoziati con il Regno Unito e di coordinatore per il gruppo GUE/NGL nel quadro dei negoziati avviati con il Regno Unito a seguito della notifica della sua intenzione di recedere dall’Unione europea.
«Con la risoluzione congiunta che sarà oggi messa al voto, questo Parlamento esprimerà un giudizio chiaro, che approvo: ancora non è possibile parlare di progressi sufficienti sui diritti dei cittadini, e la questione nord-irlandese è lungi dall’essere risolta.
Fin d’ora tuttavia mi chiedo: quale sarà la sorte degli accordi sui cittadini, il giorno in cui li considereremo sufficienti? Come potremo metterli al riparo da improvvise regressioni, dettate dal principio secondo cui “nothing is agreed until everything is agreed”?
Saremo veramente disposti a chiedere ancora – agli Europei nel Regno Unito, agli Inglesi nell’Unione – di mettere in stand-by il loro futuro in attesa dell’accordo finale? Un’altra domanda concerne la libertà di movimento: quel che temo è che si profitti del Brexit per ridurre anche nell’Unione tale libertà, soprattutto per i lavori poco qualificati.
Spero che non vi saranno compromessi su questo. Che proteggeremo lo status di tutti i cittadini europei senza alcuna condizionalità.
Nonostante l’evidente unicità dell’accordo di recesso, è più che mai necessario spezzare il vincolo di dipendenza dell’accordo sui diritti da altri capitoli negoziali. In gioco non è solo una questione di certezza giuridica, ma la garanzia concreta a favore di milioni di cittadini».