Iraq: si teme attacco a Kirkuk
L’UE deve mediare tra la regione del Kurdistan iracheno e il governo centrale in Iraq.
L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) come anche molti Kurdi nel nord dell’Iraq temono un attacco su larga scala da parte dell’esercito iracheno e delle milizie sciite irachene alla città petrolifera di Kirkuk e all’intera regione. L’Unione europea deve subito svolgere un ruolo di mediazione tra il governo regionale del Kurdistan iracheno di Erbil e il governo sciita di Baghdad. Sia l’esercito sia le milizie sciite sono controllate da Baghdad ed entrambe le istituzioni collaborano con l’Iran. L’appartenenza della regione di Kirkuk assieme alla città che porta lo stesso nome è controversa. L’area è rivendicata tanto dai Kurdi sunniti quanto dal governo centrale. Negli ultimi tre anni i Kurdi peshmerga hanno portato sotto il proprio controllo zone importanti della provincia di Kirkuk, nella lotta portata avanti contro lo Stato islamico (IS).
Lo staff generale iracheno nega che sia stata lanciata un’operazione militare per la riconquista di Kirkuk. Tuttavia, in base a proprie informazioni provenienti dal Kurdistan iracheno, si stanno concentrando sempre più milizie sciite, soprattutto nei due villaggi di Beshir e Taza Kormatu non lontano da Kirkuk. Queste milizie dovrebbero combattere contro l’IS nella regione. Il governo regionale curdo aveva acconsentito alla presenza di queste truppe, perché le due città sono abitate principalmente da Turcomanni sciiti. Si ha la netta impressione che adesso le milizie sciite, l’Iran e la Turchia, dopo l’indebolimento e la sconfitta dell’IS, si vogliano concentrare sulla lotta contro i Kurdi.
Il governo iracheno avrebbe dovuto risolvere già da tempo il conflitto sull’appartenenza delle cosiddette zone contese come Kirkuk, Sinjar, Khanaquin e Mandali, questione prevista anche dall’articolo 140 della Costituzione irachena. In questo articolo si prevedeva che Baghdad avrebbe preso le misure necessarie per eliminare le conseguenze della politica di oppressione sotto Saddam Hussein in alcune zone del paese, tra cui anche Kirkuk. Sotto Saddam infatti la struttura demografica della popolazione era stata cambiata con la violenza. L’articolo propone misure come il risarcimento, la compensazione, ma anche il rimpatrio. I confini dei distretti settentrionali dell’Iraq che sono stati arbitrariamente modificati sotto il regime di Saddam Hussein devono essere sottoposti a una “revisione”. La soluzione dovrebbe essere raggiunta in tre fasi: in una prima fase la normalizzazione della situazione dovrebbe essere raggiunta con i coloni che dovrebbero rientrare spontaneamente ai loro antichi territori. Nella seconda fase, i profughi Kurdi, Turkmeni e appartenenti ad altre minoranze dovrebbero rientrare nelle loro proprietà. Infine dovrebbero essere ripristinati i vecchi confini della provincia: a questo punto è anche previsto un censimento. Infine si dovrebbe organizzare un referendum per decidere dell’appartenenza della regione.