Iraq: gravi accuse di violenza sessuale contro donne kurde commesse da militari e milizie
In seguito alle notizie di abusi sessuali mirati di soldati e miliziani iracheni contro donne kurde, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede che le gravi accuse vengano prese sul serio e indagate in modo approfondito. Secondo l’APM, gli USA e tutti i paesi riuniti nella coalizione anti-IS devono approfondire i rapporti sugli abusi sessuali contro donne e ragazze kurde da parte di membri dell’esercito iracheno e se le accuse dovessero essere confermate ogni collaborazione con il governo iracheno deve essere sospesa. La comunità internazionale sostiene l’Iraq militarmente, politicamente e diplomaticamente per tutelare donne e bambini da gruppi radical-islamici. Se le accuse fossero confermate e dovesse risultare che soldati e milizie irachene lungi dal proteggere siano invece anche loro aguzzini che usano lo stupro come arma di guerra, ogni collaborazione deve essere interrotta.
Secondo il Comitato di Prevenzione alla violenza contro le Donne, a Kirkuk, a Tuz Churmatu e in altre località conquistate dall’esercito iracheno e dalle milizie alleate, si sarebbero verificati abusi sessuali contro donne e ragazze kurde. Il Comitato cita in particolare il caso della 16enne Samia Said Saleh violentata da membri delle milizie Al-Hashd al-Shabi (forze di mobilitazione popolare) lo scorso 20 ottobre. In seguito la ragazza e i suoi genitori si sarebbero suicidati provocando un mirato incidente automobilistico. Nella regione d’origine della ragazza, la regione di Garmiyan nel sudest dell’Iraq, la popolazione è ancora traumatizzata dai crimini commessi contro la popolazione civile dal dittatore iracheno Saddam Hussein che alla fine degli anni ’80, nell’ambito dell’operazione genocida Anfal, fece deportare decine di migliaia di civili kurdi della regione nel deserto sud iracheno. Delle persone deportate nessuna è mai tornata.
Gli attacchi dell’esercito iracheno e delle milizie Al-Hashd al-Shabi sostenute dall’Iran nel Kurdistan iracheno continuano senza interruzione fin dal 16 ottobre 2017. Secondo quanto riportato da amici kurdo-iracheni dell’APM, solamente a Tuz Churmau a sud di Kirkuk, i miliziani avrebbero dato fuoco a 21 scuole e a una moschea sunnita. Il numero dei Kurdi profughi provenienti dalla regione ricca di petrolio attorno a Kirkuk sarebbe salito ad almeno 168.000 persone.
Nella piana di Ninive vicino a Mosul, la popolazione cristiana degli Assiro-Caldei-Aramei così come gli Yezidi sono nuovamente in fuga dai combattimenti tra Kurdi ed esercito iracheno. Molte persone della città di Teleskof, che dopo la disfatta dell’IS erano tornati nelle proprie case, è nuovamente costretta a cercare rifugio nella vicina città di Alqosh.