Venezuela. La VOCE della diaspora
di Tini Codazzi
Nel 2015 il grande poeta venezuelano Rafael Cadenas, Premio García Lorca di poesia in Spagna scriveva:
Se mi chiedessero dove si trova il Venezuela? Dovrei dire che si trova in Messico, a Miami e in altre zone dell’entroterra degli Stati Uniti. Si trova in Colombia, in Ecuador, in Spagna, in Panama, in Cile e persino negli Emirati Arabi (…) Venezuela oggi è una nazione dispersa nel mondo. Dov’è radicato il talento, l’intelligenza e il lavoro dei venezuelani, lì si trova il Venezuela (…)
E io aggiungo: adesso, questo Venezuela mondiale ha un volto e una voce perché lo scorso 17 novembre è scappato dal Venezuela Antonio Ledezma, sindaco metropolitano della città di Caracas, simbolo dei prigionieri politici insieme a Leopoldo López; Ledezma era agli arresti domiciliari dal 2015 per presunta cospirazione contro il governo di Nicolás Maduro. È fuggito verso la frontiera colombiana. E’uscito di casa, superando innumerevoli punti di controllo della polizia e dei militari, quindi è arrivato in Colombia e dopo alcune ora è partito in aereo, destinazione Spagna. Tra le prime dichiarazioni ha detto che per fuggire ha ricevuto aiuto da parte delle forze armate e che il governo aveva “altri progetti” per lui. Senz’altro, penso che questa avventura da film non sarebbe stata possibile senza aiuto. Questo però è un segno molto interessante di quello che sta succedendo all’interno del governo, ampie spaccature nelle forze armate e nella cupola di Nicolás Maduro. Evidentemente il governo è sempre più fragile, le crepe sono sempre più profonde. Ma la vendetta doveva arrivare. Mentre scrivo queste righe è in atto una caccia alle streghe con la detenzione di 18 persone: 3 dipendenti del comune metropolitano, 12 funzionari del Sebin (la polizia della dittatura), 2 guardie private e l’amministratore del condominio dove ha l’abitazione il sindaco Ledezma.
In questo momento, Ledezma rappresenta la più importante figura della diaspora venezuelana. Diaspora che è aumentata in modo esponenziale negli ultimi anni a causa della crisi. Gente di tutte le età, classi sociali e livelli di istruzione costretta a lasciare il paese alla ricerca di una vita migliore, una vita decente. Un gran numero di persone che in altre circostanze non avrebbero mai lasciato il paese. Il Venezuela è un paese che ospita, un paese con forti radici, nella storia non è mai stato un popolo emigrante, piuttosto uno che nei secoli ha aperto le braccia a europei, nord africani, arabi, agli stessi latinoamericani, ecc., e li ha fatti suoi, li ha accolti sempre come fratelli. L’emigrazione sistematica dal Venezuela è iniziata 18 anni fa con l’avvento al potere di Hugo Chávez e nel governo di Nicolás Maduro si è intensificata. L’Osservatorio della Diaspora Venezuelana ha pubblicato uno studio coordinato dal sociologo Tomás Páez e in quelle pagine si parla di più di 2 milioni di venezuelani nel mondo. Questo esodo massiccio è impressionante ed è la dimostrazione che la crisi umanitaria è insopportabile. Le cifre “non ufficiali” parlano chiaro: 440.000 persone negli Stati Uniti, 230.000 in Spagna, 150.000 in Italia, 100.000 in Portogallo, 30.000 in Francia, più di 220.000 in tutta America Latina, persino 2.500 negli Emirati Arabi… In tutti e cinque i continenti ci sono venezuelani. Di tutta la popolazione all’estero più del 88% è rappresentata dai cervelli in fuga, professionisti con alti livelli accademici. Queste cifre sono state pubblicate da diverse ricerche universitarie e appunto, dall’Osservatorio della Diaspora, ma non sono mai state ufficializzate né dal governo, né da nessun ministero. Come sempre il governo tace o nasconde l’informazione. Più passa il tempo, più le cifre aumentano e meno parla il governo.
Caricatura di Ricardo Weil.
Le diverse comunità venezuelane nel mondo rappresentano le nuove ambasciate della parola, le voci del paese nel mondo. Voci che dagli USA all’Australia, passando per l’Italia e la Spagna denunciano all’unisono, danno informazione, diffondono, parlano delle loro esperienze, aiutano come possono in nome di tutti i connazionali che in Venezuela non hanno voce o non possono parlare, in nome dei prigionieri politici e delle loro famiglie, dei bambini malati e denutriti, degli adolescenti e giovani che non hanno un futuro, dei malati negli ospedali che non hanno nemmeno un’aspirina in mano, della gente di tutte le età che muore di fame, delle famiglie spaccate, degli anziani che sono rimasti soli senza i figli e i nipoti perché, appunto, questi parenti fanno parte della gigantesca diaspora.
Per cui, Antonio Ledezma sicuramente sarà la nostra voce più autorevole, senz’altro sarà più utile fuori dal paese mentre alza la sua voce, che dentro in prigione e con il bavaglio in bocca. Il bavaglio è rimasto per terra nella sua casa di Caracas e in compenso come valigia ha portato con sè soltanto una bandiera.
¡BASTA YA!