Venezuela. Tra il Premio Sakharov e la Siria
di Tini Codazzi
Mercoledì scorso l’opposizione venezuelana ha ricevuto il Premio Sakharov 2017 consegnato dal Parlamento Europeo. E’un segnale importante perché vuol dire che l’Unione Europea è consapevole della crisi umanitaria che vive il Venezuela e del sequestro di cui la sua gente è vittima. Le parole di Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, nel annunciare il Premio sono state: “Questo premio non rappresenta solo un riconoscimento alla coraggiosa resistenza dell’Opposizione Democratica. Oggi, questo Parlamento vuole manifestare la sua vicinanza e rendere omaggio a tutto il popolo venezuelano: a coloro che sono stati imprigionati ingiustamente per aver espresso la propria opinione; a chi, quotidianamente, lotta per sopravvivere a un regime brutale; alle famiglie in lutto per la perdita dei propri cari durante mesi di ininterrotta pacifica protesta per la libertà.”
L’avvocato venezuelano Alfredo Romero, direttore della ong Foro Penal Venezolano, ha ricevuto il Premio Robert F. Kennedy per la difesa dei diritti umani consegnato dall’omonima Fondazione. In Italia, mozioni e risoluzioni a livello comunale, regionale e nazionale sono state approvate a favore della democrazia in Venezuela (Commissione Esteri del Senato della Repubblica, regioni come l’Emilia Romagna, Veneto, Toscana, comuni come Roma, Triggiano e Corato (BA), Vicenza, Rossano Veneto e Bassano del Grappa (VI), altrettanto è successo a livello intrenazionale in paesi come: Peru, Uruguay, Spagna. Nel mondo, Stati Uniti in testa, sono state applicate delle sanzioni economiche contro il governo del Venezuela e contro alcune alte cariche dello stato. L’Organizzazione degli Stati Americani, L’Organizzazione delle Nazioni Unite, L’Unione Europea, Amnesty International, Human Rights Watch, ecc. hanno denunciato e manifestato il loro ripudio per quello che succede nel paese. Ma tutto ciò non è sufficiente. Il Venezuela è un paese sotto sequestro. Un gruppo di uomini hanno in pugno un intero paese che piano piano agonizza sotto gli occhi di tutti. La mancanza di cibo e medicinali e la crisi nel mondo dell’istruzione sono dei chiari metodi di controllo della popolazione. Se un popolo è malnutrito, debole, povero e ignorante può essere sottomesso e manipolato molto più facilmente. E’ questo che ormai sta succedendo in Venezuela.
La diaspora fa quello che può per raccogliere medicinali e beni di prima necessità e spedirli attraverso canali non ufficiali, perché il governo ha chiaramente negato la apertura di un canale umanitario dichiarando che la nazione non è in crisi, allo stesso modo, la diaspora gira il mondo diffondendo notizie, denunciando le continue e sistematiche violazioni dei diritti umani, chiedendo giustizia e più sanzioni economiche. Ma tutto ciò non è sufficiente.
Il numero di bambini malnutriti aumenta di ora in ora, così come il numero di persone disperate che lasciano il paese. I malati di patologie come il diabete, tumori vari, AIDS, epilessia, malattie cardiache, ecc. da mesi non hanno accesso ai medicinali specializzati o ai trattamenti e stanno morendo in silenzio. Alcune vittime della repressione sfrenata di quest’anno aspettano contributi economici e donazioni da parte dei cittadini per poter iniziare trattamenti, procedere a interventi, ecc. Nessuno ha delle possibilità economiche per affrontare spese mediche e il diritto alla salute pubblica ormai è sepolto. Senza parlare della gravissima situazione dei prigionieri politici, la cifra ufficiale in data 29 novembre è di 299 prigionieri di coscienza.
Nei mesi scorsi le autorità colombiane discutevano se preparare e allestire campi profughi per i venezuelani che ogni giorno attraversano il confine con la Colombia. Le autorità delle città di confine erano molto preoccupate per l’emergenza iniziata nei primi mesi di quest’anno. 470.000 venezuelani sono in Colombia, poco meno della metà sono regolari, 67.000 hanno un permesso di soggiorno speciale, altri sono clandestini. Città di confine colombiane come Barranquilla, Maicao e Cúcuta sono in difficoltà per questa crisi. A Cúcuta, al meno 3.000 venezuelani dormono nelle piazze e sui marciapiedi. Di giorno puliscono i vetri delle auto, sono venditori ambulanti, chiedono l’elemosina, e quando cala il sole si posizionano su spazi pubblici e passano la notte. Nell’ottobre scorso, il governo di Panama ha innalzato una diga di contenimento all’intenso flusso migratorio venezuelano, il presidente ha ordinato che i cittadini venezuelani devono richiedere un visto per entrare nel paese, altrettanto, a causa di questa presenza massiccia, i social network e poi i giornali hanno diffuso i racconti di denunce per razzismo, ripudio, violenza psicologica, mobbing, ecc. da parte di panamensi verso questi immigranti. Non di meno i venezuelani in Ecuador: le cifre indicano che l’83% ha un livello scolastico superiore e/o universitario, sono professionisti ma lavorano come colf, camerieri, venditori ambulanti, babysitter, ecc. E così’ potrei continuare e parlare di casi di questo genere in quasi tutti i paesi dove i venezuelani disperati sono andati.
Alcuni giornali venezuelani hanno pubblicato la notizia allarmante del fenomeno della prostituzione venezuelana in paesi come Colombia, Ecuador, Peru, Repubblica Dominicana. Donne di tutte le classi sociali, alcune perfino professioniste che in Venezuela erano impiegate, maestre, medici, ecc. e che grazie alla crisi hanno cambiato “lavoro” e paese per poter sfamare le loro famiglie. Tutte rispondono che lo fanno per avere in cambio cibo o bensì soldi per comprare alimenti e medicine e mandarli ai parenti rimasti in Venezuela.
Come mi ricordano tutti questi fatti la situazione che da anni viviamo in Europa a causa dell’emigrazione clandestina.
Nel frattempo, il presidente Nicolas Maduro e il suo entourage continua a negare che in Venezuela ci sia una crisi, grazie ai social network girano filmati e commenti di persone e ong o associazioni che denunciano come il governo ignora questa situazione e umilia il proprio popolo facendo baccanali con champagne e aragoste, parlando in TV mentre mangiano, mostrando le loro ville, i loro vestiti di marca, rinfacciando regali costosi, spendendo i soldi in viaggi, mentre il popolo più povero rovista nella spazzatura, fugge attraverso la frontiera, muore di fame, di malaria, di tubercolosi, di sofferenza e mentre i prigionieri politici marciscono in prigione e gli viene negato ogni diritto.
Basta ya! Liberiamo il Venezuela sotto sequestro!
La sofferenza a questa notizie lascia il posto alla impotenza, appare impossibile che nulla si muova nel mondo per porre fine a questo stato di cose, per cominciare a vedere uno spiraglio di cambiamento, che cosa deve ancora avvenire. Ai grandi del mondo chiediamo di attivarsi concretamente a rendere possibile la sopravvivenza della speranza nella popolazione venezuelana che vive in quel Paese e all’estero, attivatevi per porre fine allo scempio che si perpetra.
Facciamo il nostro possibile…Grazie mille per queste sue parole.