Osce: dalla parte dei difensori dei diritti umani
di Francesco Martone per affarinternazionali.it
Creata come istituzione dedicata alla sicurezza intesa come cornice per la stabilità e la pace nel Vecchio continente, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) aveva fin dal suo atto istitutivo riconosciuto la centralità dei diritti umani e delle libertà fondamentali come componenti della cosiddetta dimensione “umana” della sicurezza, accanto alla dimensione politico-militare ed a quella economico-ambientale. La dimensione umana della sicurezza rappresenta quindi il nocciolo duro di una “comunità di valori” quale quella che l’Osce intende coltivare e sostenere.
Le iniziative dell’Odihr
Anche se le norme e gli standard prodotti dall’Osce non hanno carattere legalmente vincolante, essi restano “vincolanti” dal punto di vista politico. Il sistema dei diritti umani Osce è infatti più centrato sui processi attraverso una sequenza di incontri, conferenze, summit e incontri ministeriali. Ciò permette un aggiornamento continuo e una definizione ed elaborazione di standard spesso più elevati di quelli vigenti a livello internazionale.
Tale sistema prevede un ruolo centrale della società civile e la messa a punto di attività di sostegno e formazione per gli Stati membri, al fine di contribuire ad assicurare il pieno rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali, e a rafforzare e proteggere le istituzioni democratiche e la tolleranza.
È questo l’obiettivo dell’Odihr, l’Office for Democratic Institutions and Human Rights dell’Osce, con le sue missioni di osservazione elettorale, le iniziative di sostegno “tecnico” su governance democratica e società civile, e le missioni di campo. Proprio grazie a questa caratteristica “dinamica” della cornice Osce sui diritti umani e la democrazia, è stato possibile negli anni elaborare strumenti innovativi capaci di cogliere le sfide che di volta in volta si presentano nell’area Osce ed a livello globale, come nel caso dei difensori dei diritti umani.
Ecco perché, in previsione della presidenza italiana dell’Organizzazione, la società civile del nostro Paese ha chiesto alla Farnesina di sfruttare il suo protagonismo per puntare i riflettori sui difensori dei diritti umani.
Lo “shrinking space” per la società civile
Nel 1990, il Summit Osce di Copenhagen riconobbe il diritto di ogni persona a ricevere sostegno o assistere altre persone nella difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Nel 2006, in occasione di uno degli incontri sulla dimensione umana dedicato ai difensori dei diritti umani ed agli aspetti legislativi, statuali e non statuali, venne affrontato per la prima volta il tema dello ‘shrinking space’, ossia della restrizione degli spazi di agibilità civica per le organizzazioni della società civile.
Sono spazi compressi da politiche di governo, da leggi restrittive, da campagne mediatiche di delegittimazione e criminalizzazione, da partiti o leader politici populisti e xenofobi, dagli attacchi fisici, dalle restrizioni alla liberà di associazione, di riunione, o di movimento. A farne le spese in particolare gli attivisti e le attiviste che lavorano su questioni di genere, diritti delle donne e Lgbqti, o organizzazioni impegnate su minoranze etniche o contro la corruzione. Più di recente, sono entrate nel mirino organizzazioni che praticano solidarietà con i migranti, prima in Ungheria e Polonia, ora anche nel nostro Paese.
Alla ministeriale di Dublino nel 2012, le organizzazioni della società civile chiesero che la questione dei difensori dei diritti umani venisse messa al centro dell’attenzione e che di conseguenza venissero elaborate linee guida per la loro protezione. Anche la presidenza svizzera del 2014 si espresse con forza sull’urgenza di proteggere i difensori dei diritti umani e per assicurare l’applicazione delle linee guida Osce al riguardo adottate poco prima dall’Odihr. Punti ribaditi anche dalle presidenze successive. Queste linee guida – da applicare sia all’interno dei Paesi Osce sia nella dimensione “esterna” (per i Paesi dell’Unione europea in sinergia con le equivalenti linee guida Ue) – stabiliscono che le questioni relative ai difensori dei diritti umani travalicano i confini nazionali e sono parte degli impegni internazionali degli Stati.
Più di recente, l’Odihr ha pubblicato il primo rapporto sull’attuazione delle linee guida sui difensori dei diritti umani per il periodo 2014-2016, in cui si denuncia la grave situazione dei difensori dei diritti umani in almeno 29 Paesi sui 57 dell’area Osce. I difensori sono sottoposti a minacce, attacchi, abusi di ogni genere, dalla criminalizzazione alla stigmatizzazione, ed a inaccettabili restrizioni della liberà di associazione, espressione e movimento. Una situazione che deve “preoccupare seriamente tutti i Paesi membri dell’Osce”.
Alla ricerca di un relatore speciale
Questo grido d’allarme è stato ripreso nei recenti documenti prodotti dalla Civil Society Platform, in occasione dell’ultima ministeriale Osce di Vienna, nel dicembre scorso, in cui si denunciano un peggioramento della situazione in Azerbaijan e negli stati dell’Asia Centrale, in Russia e Turchia ed anche in Polonia, Ungheria, Ucraina, Italia e Stati Uniti.
Per questo la piattaforma propone, riprendendo la proposta dell’Odihr, la creazione di un relatore speciale per la società civile e per i difensori dei diritti umani e la creazione di strumenti di attivazione a tutela delle organizzazioni della società civile. Richieste sostenute anche dalla rete italiana “In Difesa Di – per i diritti umani e chi li difende”, che ad aprile aveva scritto al ministro degli Esteri Angelino Alfano per chiedere che la questione dei difensori dei diritti umani venisse messa al centro dell’agenda della presidenza italiana Osce 2018, sulla scorta di un’importante risoluzione adottata nel febbraio scorso alla Camera dei deputati.
Il risultato è stato l’impegno della Farnesina a svolgere un seminario internazionale sulle buone pratiche per la protezione dei difensori dei diritti umani. Un passo importante al quale dovrà seguire un impegno chiaro per mettere la difesa dei difensori dei diritti umani e la protezione degli spazi di agibilità civica al centro dell’agenda, in continuità con le presidenze precedenti, ed a maggior ragione nell’anno nel quale si celebra il ventesimo anniversario della dichiarazione Onu sui difensori dei diritti umani.