“VenerdIslam”: Jenin Jenin e il BDS
di Monica Macchi
I soldati che ci proteggono
restano esposti a ripetute calunnie
e l’attuale situazione legale non ci permette di proteggerli
Yoav Kisch, deputato del Likud
Con queste parole sono stati presentati due disegni di legge destinati a rivoluzionare il quadro legislativo israeliano…ed in subordine a riaprire accuse e cause di diffamazione contro il documentario Jenin, Jenin del 2002.
Il primo, presentato lo scorso novembre, riguarda l’apertura di procedimenti civili contro gli attivisti israeliani che sostengono il BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) prevedendo addirittura l’inversione dell’onere della prova: cioè spetterà agli attivisti dimostrare di non aver provocato danni…il che costituisce un’aberrazione giuridica prima ancora che logica; il secondo (presentato ai primi di gennaio sempre dal Likud) permette le cause civili contro attivisti e organizzazioni che lanciano false accuse contro l’esercito più morale del mondo nell’unica democrazia del Medio Oriente.
Ed il primo effetto è già arrivato: la scorsa settimana il procuratore generale Avichai Mandelblit ha aperto una causa per diffamazione contro il regista Mohammed Bakri per il documentario Jenin, Jenin per conto di Nissim Magnagi, un riservista che chiede 2,6 milioni di shekel (627.000 euro) e il ritiro del film o, in subordine, 100.000 shekel (24.000 euro) ogni volta che viene proiettato, perché “la sua buona reputazione è stata danneggiata, il suo onore infranto e la sua identità di soldato etico e morale drasticamente ridotta”.
Altri riservisti hanno già accusato questo film pluripremiato (…e vietato in Israele!) per essere stati trattati alla stregua di criminali di guerra ma, dopo una lunga battaglia legale, la Corte Suprema ha rigettato queste tesi… certo se passassero queste due proposte di legge i concetti di diffamazione e censura sarebbero ulteriormente asserviti alla narrativa sionista.