Venezuela. “Una favola…”
di Tini Codazzi
Mentre noi stavamo tranquillamente festeggiando il Natale e il capodanno, in Venezuela succedeva l’ennesima presa in giro da parte del regime di Nicolas Maduro. A novembre, Maduro aveva promesso al popolo che avrebbe consegnato ad ogni famiglia una scatola piena di giocattoli e prodotti alimentari tipici del Natale. Il Comitato Locale di Approvvigionamento e Produzione (denominato Clap) doveva gestire la consegna di 12 milioni di scatole a novembre ed altrettante a dicembre. Il giorno in cui Maduro annunciò questa “meravigliosa” e “incredibile” notizia, il suo discorso finì con queste belle parole: “Il nostro popolo avrà un Natale felice e in pace”.
Il 18 dicembre, sui social network, iniziarono ad apparire i primi messaggi di persone che reclamavano la loro scatola e si moltiplicarono immediatamente creando l’effetto valanga. Il 25 dicembre iniziarono le manifestazioni in alcune zone povere del paese per protestare contro il presidente e la sua promessa di un “felice natale”. In tutta la nazione il popolo si lamentava, le scatole non erano mai arrivate a destinazione e le famiglie piangevano. La gente fece un Natale senza mangiare, il che, ormai, non era una novità, e i bambini passarono un Natale senza regali e senza giocattoli. Per giustificare l’accaduto, Maduro attribuì la mancanza della carne di maiale (che doveva essere l’ingrediente principale della scatola natalizia) ad un sabotaggio da parte del governo del Portogallo, dicendo che lui stesso aveva emesso i pagamenti necessari agli allevatori portoghesi, ma che il governo di Lisbona aveva sabotato le navi dove viaggiavano i maiali… Una scusa che aveva dell’incredibile, nessuno credette a questa storia. Dal canto suo, il governo portoghese dichiarò che loro erano estranei a tutta la vicenda, dai pagamenti fino al presunto sabotaggio delle navi.
Nel frattempo, un altro “finto” regalino di Natale si stava preparando: tra il 23 e il 25 di dicembre, il governo “liberò” 44 prigionieri politici in tutto il paese. Una bella notizia per loro e per i familiari, anche se alcuni dovevano rimanere agli arresti domiciliari e/o con delle restrizioni giudiziarie particolari, e anche se dietro le sbarre ci sono ancora 214 prigionieri… ma ovviamente dietro a questo gesto così generoso si nascondeva un’altra verità. Fu una mossa molto furba da parte del presidente in un periodo come il Natale. Ma con il passare dei giorni e l’arrivo di gennaio, la Ong Foro Penal de Venezuela capì che si trattava del fenomeno della porta girevole, da un lato uscivano di prigione alcune persone, dall’altra entravano altre. Uscirono persone che erano sotto i riflettori a livello nazionale come deputati, studenti, attivisti, sindaci, ecc., e quasi allo stesso tempo iniziarono ad emergere sottogamba notizie e denunce di altri detenuti e desaparecidos. E’ fin qui la nostra favola natalizia.
In questo inizio del 2018, la percezione in Venezuela è cambiata, la situazione è molto più complessa di quello che si potrebbe immaginare e di quello che dice la stampa. A parte la repressione, la mancanza di libertà di espressione, i prigionieri, le torture, i desaparecidos, l’abuso di potere, l’inflazione nell’economia, (tutte caratteristiche delle dittature) ci sono due aspetti che hanno trasformato ancora di più la situazione: la fame, le malattie e la mancanza di istruzione. Se un governo sistematicamente e con sangue freddo sottopone il suo popolo alla fame, alle malattie e all’ignoranza, questo popolo diventa sempre più debole fisicamente e mentalmente. Il cervello non funziona più come dovrebbe, il corpo non reagisce più come dovrebbe e chi comanda, avendo la forza e il potere, può manipolare psicologicamente molto facilmente una persona, per cui, dopo anni e anni di debolezza e sofferenza, la persona crolla e quella sottile linea tra il bene e il male, tra l’onesta e la disonestà, tra il buono e il cattivo, tra il chiaro e lo scuro non esiste più o si confonde, e chi era onesto e buono prima, adesso, grazie alla disperazione, potrebbe non esserlo più, perché ad esempio: ha fame da molti mesi, forse ha visto morire di fame qualche parente o ha visto morire di malaria, tubercolosi o diabete qualche amico, forse suo figlio di 10 anni non sa leggere o sua nipote si prostituisce per aiutare la famiglia a sopravvivere, forse un suo vicino è stato ammazzato mentre andava al lavoro o ha visto tutti i suoi parenti emigrare alla ricerca di un futuro migliore, forse un giorno ha portato in ospedale sua moglie per una semplice influenza e giorni dopo e uscito senza di lei o forse perché un conoscente è stato torturato o perché lui stesso ha dovuto rovistare nella spazzatura alla ricerca di qualche briciola da mangiare. Quest’uomo non ce la fa più… e allora cosa fa? Ruba, si droga e/o si ubriaca per mitigare la fame, saccheggia negozi, ammazza un gatto o un cane per mangiarlo, si trova coinvolto in una rissa quando un gruppo di persone vogliono catturare ed ammazzare una povera mucca che pascola nel prato per poi portare i pezzi a casa e mangiarla.
Si vive nel far west, ormai il caos è così grande che prevale la legge del più forte e del più furbo, ecco perché bambini, anziani e malati sono i primi a pagare, i primi a soffrire e le principali vittime. Il governo giustifica tutti gli atti di protesta e disobbedienza verso il regime come “atti terroristici contra la democrazia e la pace”, non importa da dove provengano: da civili che manifestano pacificamente, da parlamentari, da sindaci, da studenti in difesa dei loro diritti, da anziani, da militari, ecc.
L’ultima in ordine cronologico è stata l’imboscata e la esecuzione a sangue freddo, da parte della polizia speciale di Maduro, dell’ex comandante della polizia Oscar Pérez e dei suoi compagni. Quel personaggio che lo scorso giugno rubò un elicottero e sorvolò la Corte Suprema di Giustizia a Caracas in protesta contro il regime. Questo signore, come tanti altri, era il prodotto di un paese disperato, affondato nella miseria, corrotto e sfasciato, dove i valori e l’etica non sono importanti, dove il più delle volte l’onestà non paga e dove si cerca di sopravvivere in qualunque modo. La situazione è molto complessa e non si può ridurre qualunque fatto anti regime ad un atto terroristico ed è una mancanza di serietà da parte dell’opinione pubblica internazionale ripetere quasi con un “copia e incolla” le notizie manipolate dal governo del Venezuela. Ci vorrebbe un po’ più di serietà e di sensibilità davanti ad una tragedia così grande.
Dobbiamo ringraziare Hugo Chávez e Nicolas Maduro di tutto questo. Il Venezuela è un paese distrutto moralmente e mentalmente, tutto è sottosopra, perfino i sentimenti, i comportamenti, gli atteggiamenti e i principi delle persone che lì vivono. Altro che rispetto dei diritti umani.