Siria del Nord: la Turchia riaccende il conflitto attaccando il Cantone di Afrin. Un appello
Il presidente turco Erdogan mette in conto una nuova catastrofe umanitaria destabilizzando l’intero Medioriente.
L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) è profondamente preoccupata per l’aggressione militare della Turchia contro la pacifica regione kurda di Afrin nella Siria del Nord. L’APM si appella urgentemente ai paesi europei affinché si impegnino seriamente a porre fine ai bombardamenti turchi contro i villaggi della vicina regione kurda di Afrin provocando in tal modo non solo una nuova catastrofe umanitaria ma rischiando anche di destabilizzare l’intero Medio Oriente. Proprio la regione amministrata dai Kurdi nel nord della Siria, nella quale hanno trovato rifugio centinaia di migliaia di profughi provenienti da altre parti della Siria sconvolta dalla guerra civile, ha contribuito a creare un’esile equilibrio nella regione che ora rischia di essere distrutto.
Da giorni l’esercito turco e le milizie islamiche siriane, sostenute dalla Turchia, stanno attaccando con artiglieria pesante, carri armati e lanciamissili i villaggi e le città del Cantone di Afrin. Nella regione vivono Kurdi musulmani, Yezidi, Cristiani e decine di migliaia di profughi arabi provenienti da Aleppo e da altre regioni siriane. Per tutti loro Afrin era finora un luogo abbastanza sicuro, ma ora rischiano di dover nuovamente fuggire. Secondo il referente per il Medio Oriente dell’APM, siamo di fronte a una tragedia umanitaria che deve essere assolutamente fermata!
Prima della guerra civile siriana, nella città di Afrin abitavano circa tra i 44.000 e gli 80.000 abitanti, ora nella regione omonima vivono all’incirca un milione di persone, di cui quasi la metà sono profughi, principalmente provenienti da Aleppo. La maggioranza della popolazione della regione sono Kurdi sunniti, ma vi è anche un villaggio kurdo-alevita e diverse decine di migliaia di Yezidi, i cui villaggi si trovano nelle zone limitrofe alla regione di Afrin e continuano a subire gli attacchi dei gruppi islamici radicali e dell’esercito turco. Gli aiuti umanitari di cui i civili di Afrin hanno urgente bisogno non riescono ad arrivare a destinazione ma vengono bloccati dalla Turchia che mantiene chiuse le frontiere.
Bolzano, 23 gennaio 2018
Alla Giunta provinciale dell’Alto Adige
c.a. Presidente della Provincia dott. Arno Kompatscher
al Consiglio Provinciale dell’Alto Adige
c.a. Presidente del Consiglio Roberto Bizzo
Alla frazione parlamentare “Autonome Gruppe – Gruppo Autonomie”
c.a. Senatore Karl Zeller – Roma
Lo scorso 20 gennaio la Turchia ha iniziato un attacco per terra con l’appoggio dell’aviazione del cantone di Afrin che è parte della regione autonoma del Rojava-Siria del Nord. Sono stati colpiti il centro della città di Afrin, alcuni villaggi e il campo profughi Rubar causando numerose vittime anche tra la popolazione civile. Diverse unità corazzate sono entrate ad Afrin e sono state respinte dalle unità di auto-difesa kurde. L’Esercito Libero Siriano appoggia l’offensiva turca da sud. La Turchia ha minacciato di voler estendere il terrore di stato ad Afrin.
Questa offensiva rappresenta di fatto una guerra d’attacco contro un paese vicino. Il membro della Nato Turchia viola così il diritto dei popoli e il diritto internazionale umanitario. Afrin è una delle regioni più stabili e sicure della Siria sconvolta dalla guerra civile. Ha accolto quasi tanti profughi quanti sono i suoi abitanti, non costituisce una minaccia per la Turchia e non ha intrapreso alcuna operazione su suolo turco. La leadership politica della regione Siria del Nord-Rojava ha sempre affermato di voler difendere solamente la federazione democratica della Siria del Nord. Il paese membro del Consiglio Europeo Turchia si è quindi macchiato di crimini e terrore contro la popolazione kurda, contro altri gruppi etnici e contro i profughi accolti nel paese vicino.
Le forze di auto-difesa del Rojava, YPG e SDF, non solo hanno mantenuto la stabilità e la sicurezza della regione autonoma ma anche contribuito in modo determinante a combattere e respingere le milizie dell’IS. Avendo fornito le truppe di terra nella guerra, esse hanno sopportato il peso maggiore della guerra contro l’IS durante la quale hanno lamentato diverse migliaia di cadute e caduti. Ora sono sotto attacco da parte di uno stato che ha invece sostenuto in diverso modo l’ascesa e la diffusione dell’IS in Siria. Gli Usa, la Russia, l’Iran, l’UE e le Nazioni Unite devono impegnarsi affinché la popolazione kurda e gli altri gruppi etnici della Siria del Nord non restino senza protezione in balia del terrore turco.
Il Sudtirolo si è mostrato solidale con l’auto-organizzazione democratica dei Kurdi e degli altri gruppi etnici. La mozione 663/16 “Solidarietà e sostegno alla popolazione e alle esperienze democratiche nel territorio di Rojava”, approvata il 15 settembre 2016 dal Consiglio Provinciale, sottolinea il diritto alla libertà, la sicurezza e l’autonomia dei Kurdi e degli altri gruppi di popolazione della regione Rojava. La mozione esorta la Giunta Provinciale “a operarsi per sviluppare iniziative di sostegno volte alla promozione e salvaguardia delle esperienze democratiche e autonomiste nel territorio di Rojava dentro la prospettiva di un paese libero, democratico, pluriculturale e pluriconfessionale”. La prima condizione affinché ciò sia possibile è la salvaguardia della sicurezza fisica e della vita delle persone e la pace. La nostra Provincia ha infine mostrato interesse e solidarietà per l’esperienza democratico-federale del Rojava-Siria del Nord con il congresso scientifico tenuto il 21 aprile 2017 presso L’EURAC Bolzano. Ora il cantone di Afrin e l’intera regione della Rojava necessitano del sostegno e della solidarietà concreta di tutto il mondo. Per questo motivo chiediamo con urgenza al Consiglio provinciale, alla Giunta Provinciale e ai parlamentari altoatesini a Roma di rivolgersi al ministro degli esteri e al governo italiano affinché intervengano con ogni mezzo politico disponibile e a ogni livello per la tutele della regione di Afrin.