“Stay human. Africa”. Africa e America, un amore malato
di Veronica Tedeschi
La storia di molti paesi africani è segnata dal costante rapporto amore – odio con il continente americano. Un rapporto amoroso vero e proprio, con alti e bassi e periodi di collaborazione e altri di odio.
Le recentissime dichiarazione del Presidente americano Donald Trump contro i profughi africani (e non solo) sono solo le ultime di una serie di uscite pubbliche del neopresidente contro gli africani come “La maggior parte di questi Paesi africani dovrebbero essere ricolonizzati per altri 100 anni” o, ancora, “Gli africani sono pigri, il meglio che sanno fare è girare senza fare nulla”. Tutto ciò ha sconvolto il mondo intero, anzi, non proprio tutto; alcuni paesi africani non si sono ribellati alle parole d’odio del leader americano e anzi, hanno proclamato una sorta di rispetto nei confronti di Trump. Un esempio su tutti è rappresentato da Museveni, leader ugandese, rieletto nel 2011 per la quarta volta, che ha pubblicamente espresso il suo amore per Trump perché “franco” con gli africani.
“Amo Trump perché dice francamente agli africani che devono risolvere i loro problemi, devono essere forti, nel mondo non puoi sopravvivere se sei debole ed è colpa degli africani se sono deboli. Non di Trump.”
Questa citazione può servire per meglio comprendere la visione del leader africano di uno Stato, l’Uganda, che, per quanto sia lentamente cresciuta in campo di rispetto dei diritti umani, deve ancora molto lavorare su educazione, sanità e altri diritti fondamentali.
Ultima solo in ordine cronologico la reazione della Namibia alle parole di Trump. La risposta del paese si trova in un video che mette in evidenza le cose che rendono uniche la Namibia, una meta turistica ambita, grazie alle straordinarie dune del deserto del Namib e la variegata fauna selvatica . Un video serio e allo stesso tempo umoristico che richiama anche la posizione del Presidente degli Stati Uniti sui cambiamenti climatici.
La conclusione del video? Un invito agli americani a far visita al “cesso di paese” Africa.
Un amore malato, quindi, quello tra Africa e America, che vede forse la sua massima raffigurazione nel monumento della Rinascita africana, sito a Dakar, in Senegal.
Questa imponente statua rappresenta un uomo che tiene per mano una donna ed ha in braccio un bambino che con il dito indica verso il mare… verso l’America.
Il monumento, costruito nel 2010 e inaugurato davanti a 19 capi di Stato, rappresenta un po’ l’emblema della speranza che l’Africa ripone ancora oggi in ciò che si trova oltre il mare, proprio dove indica il bambino. Per la sua tenera età, infatti, quest’ultimo rappresenta il futuro e la speranza “malata” che indica nell’America una possibile salvezza.