“Non mi faccio visitare da un medico negro”. Intervista al Dott. Andi Nganso
Qualche giorno fa: «Non mi faccio visitare da un negro». Questa l’affermazione grave di una paziente che si era presentata nell’ambulatorio della guardia medica di Cantù, nel Comasco, rivoltasi al Dott. Andi Nganso, 30 anni, nato in Camerun e da 12 anni in Italia. Andi Nganso però l’ha presa con ironia: «Io ti ringrazio. Ho 15 minuti per bere un caffè».
Associazione per i Diritti umani ha rivolto alcune domande a Andi Nganso e lo ringrazia.
Lei ha dato, alla persona in questione, una risposta molto ironica: “La ringrazio. Ho un quarto d’ora per bere un caffè”. Ma in che modo si può continuare a contrastare il razzismo, più o meno strisciante?
All’odio bisogna rispondere con un sorriso, non bisogna mai abbassarsi. Io non ho voltato le spalle alla signora facendo l’indifferente, ho preferito trasformare un episodio spiacevole in un momento piacevole per me.
In quel “vado a prendere un caffè” non c’è un arresa, c’è un nuovo modo di reagire. Serve ironia e pacatezza.
Però è chiaro che non possiamo stare fermi a guardare questo vento grigio di razzismo salire.
Qualcuno dice che il razzismo è figlio del disagio sociale. Io ricordo a tutti che queste facili equazioni e considerazioni sono le stesse usate 80 anni fa per giustificare le leggi razziali. Dobbiamo fermarci a riflettere, tutti. Abbiamo davanti un grande lavoro di sensibilizzazione e di educazione alla tolleranza e alla cultura della Diversità.
Quali leggi dovrebbero essere approvate e fatte applicare dalla categoria politica per costruire una società già multiculturale, ma ancora troppo chiusa ?
La costruzione di una società multiculturale passa dall’ approvazione di leggi di civiltà come lo Ius soli temperato ovvero Ius Culturae. Un paese multietnico di fatto non può negare la cittadinanza ai bambini nati, cresciuti e inseriti nel proprio tessuto sociale e culturale.
Alcuni partiti inneggiano a muri e frontiere, alimentando con slogan privi di fondamento, la paura nei confronti degli stranieri. Quanto sono, invece, importanti il mondo dell’istruzione e quello dell’informazione per demolire gli stereotipi?
Serve una volontà dei governanti e poi collettiva di reinventare una nuova narrazione. I dati ufficiali sono in contrasto con la percezione che ha il popolo. Questo accade per un uso spropositato delle Parole. La responsabilità è di tutti. Faccio una piccola provocazione: vogliamo aprire un attimo i libri dei nostri bambini oppure vogliamo guardare i cartoni animati o alcuni programmi televisivi? Finché il racconto continuerà ad essere quello di una società in cui i ruoli prestigiosi (Re, principe, medico, dirigente,ecc) non sono occupati da neri e in cui l’Africa viene descritta come terra di povertà, guerre e delinquenza sarà impossibile abbattere gli stereotipi.
Da chi ha ricevuto maggiore solidarietà?
La solidarietà è stata veramente plurale. Vorrei ringraziare le tantissime persone che mi hanno riempito il cuore di emozioni con i vari messaggi di solidarietà.
Un abbraccio caloroso a tutti i miei amici e alla mia famiglia.