Cuori intatti – Le nuove frontiere della medicina narrativa
Oggi, in questa giornata così importante ma svilita ad auguri banali e regalini superficiali , vogliamo parlarvi di un progetto serio e utile: «Cuori intatti – Le nuove frontiere della medicina narrativa», edito da Sikè edizioni, a cura di Francesca Catalano, Pina Travagliante e Giusy Scandurra, testi di Katia Scapellato, foto di Fabrizio Villa.
Associazione per i Diritti umani ha rivolto alcune domande a Katia Scapellato e la ringrazia moltissimo per la disponibilità.
Come nasce il progetto “Cuori intatti” ?
Il progetto è nato lo scorso anno con la mostra fotografica di Fabrizio Villa, organizzata a Catania dall’Andos, l’Associazione delle donne operate al seno, per sensibilizzare sull’importanza della diagnosi precoce nella lotta ai tumori. Visto il grande successo, la presidente e la vice presidente dell’associazione, Francesca Catalano e Pina Travagliante (rispettivamente direttore dell’Unità Operativa Complessa Multidisciplinare di Senologia dell’Ospedale Cannizzaro di Catania e docente di Storia del pensiero economico all’Università di Catania)hanno deciso di far parlare i “Cuori intatti” e di raccogliere le loro storie in un libro.
In che modo ha raccolto le storie delle persone che hanno partecipato alla mostra?
Lo scorso anno avevo visitato la mostra fotografica “Cuori intatti”. Immagini stupende, quasi dei dipinti, che ritraevano donne e uomini con le loro cicatrici in primo piano. A me le stesse donne e gli stessi uomini hanno raccontato come avevano scoperto, affrontato e sconfitto il tumore al seno.
Interminabili chiacchierate in una delle sale dell’Andos. Ciascuno di loro mi ha fatto entrare nella propria vita, raccontandosi, a volte confidandosi.
I protagonisti della mostra “Cuori intatti” si sono soffermati su quel pezzo della loro vita scandito da visite di controllo, cure farmacologiche, Tac, risonanze magnetiche e la necessità di conciliare tutto questo con la famiglia, i figli, il lavoro. Senza dimenticare di riuscire a sopportare il peso psicologico di questa situazione.
Donne e uomini che hanno impiegato un tempo più o meno lungo per ricreare un’immagine del loro corpo. Un corpo che a un certo punto li ha traditi. Un corpo da ricominciare a guardare davanti allo specchio. E tutti loro ci sono riusciti a ricominciare a guardarsi, a guardare ed accettare quelle cicatrici e per farlo hanno dimostrato una forza straordinaria. Una forza che sicuramente ha contribuito a mettere in fuga la malattia.
Il tumore al seno colpisce principalmente le donne, ma nel progetto sono coinvolti anche gli uomini. Ci sono approcci differenti, tra donne e uomini, nell’affrontare la malattia?
Vedere anche due uomini tra i protagonisti della mostra mi aveva fatto un certo effetto. E la scelta di inserire tra i “Cuori intatti” anche loro non è stata ovviamente casuale. Si, perché il cancro al seno colpisce anche gli uomini e averli tra i protagonisti della mostra era, anche questo, un messaggio di prevenzione, rivolto a chi non sospetterebbe mai di dover fare questo tipo di controllo.
Sicuramente l’approccio maschile a questo tumore è diverso. I due uomini che ho intervistato mi hanno raccontato di aver, in un primo momento, sottovalutato alcuni segnali. La loro reazione alle parole dei medici è stata praticamente identica:
“Un tumore alla mammella, a me che sono uomo? Come può essere possibile, sta scherzando!” E invece era tutto vero…Così come le donne, anche gli uomini di “Cuori intatti” hanno vissuto la difficoltà nel tornare a guardarsi allo specchio, per tutti un momento particolarmente difficile, doloroso.